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Abolire l’ergastolo: raccolte 5.700 firme per una proposta di legge di iniziativa popolare

Lanciata da Carmelo Musumeci, scrittore ergastolano, nel suo sito. Fino a ieri raccolte circa 5.700 firme. Ci sono anche quelle di Margherita Hack, Umberto Veronesi, Erri De Luca, Ascanio Celestini.
Margherita Hack, Umberto Veronesi, Giovanni Paolo Ramonda, Maria Agnese Moro, Don Luigi Ciotti, Giuliano Amato. E anche Patrizio Gonnella, Erri De Luca, Barbara Alberti, Franca Rame, Ascanio Celestini, Giovanni Russo Spena. Sono solo alcuni dei nomi celebri che compaiono tra i 90 primi firmatari della proposta di iniziativa popolare per l’abolizione della pena dell’ergastolo lanciata da Carmelo Musumeci – scrittore ergastolano – nel suo sito www.carmelomusumeci.com. Artisti, politici, scrittori, esponenti del volontariato carcerario, giuristi hanno aderito alla proposta, che fino a ieri aveva raccolto circa 5.700 firme.

“L’ergastolo è più atroce che qualsiasi altra pena perché ti ammazza lasciandoti vivo ed è una pena molto più lunga, dolorosa e disumana, della normale pena di morte” si legge nel documento. “A una persona puoi levare la libertà, ma non lo puoi fare per sempre, per questo l’ergastolo, La pena di morte Viva, è più atroce e inumana di tutte le altri morti”.

Quando si parla, poi, di ergastolo ostativo – che esclude l’accesso alle misure alternative – la pena diventa un effettivo “fine pena mai”: “Ci vuole tanta disumanità e cattiveria per far marcire una persona in cella per sempre, perché quando non si ha nessuna speranza è come non avere più vita” si legge ancora nella proposta di abolizione. “Ogni persona dovrebbe avere diritto ad una speranza e per tutti ce n’è una, ma non per gli uomini ombra”.

I firmatari sottoscrivono che un uomo non può essere “considerato cattivo e colpevole per sempre” e che una pena per essere giusta “deve avere un inizio e una fine”. In Italia, invece, ci sono giovani ergastolani arrestati da adolescenti e che “ora invecchieranno e moriranno in carcere, senza nessun’altra possibilità di rimediare al male che hanno fatto”. La convinzione dei firmatari è che “il perdono faccia più male della vendetta, perché il perdono costringe un uomo a non trovare dentro di sé nessuna giustificazione per quello che ha fatto”.
fonte: Redattore Sociale

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