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15 ottobre 2011 – Roma

Manifestazioni di protesta in tutto il mondo . per protestare contro le politiche di austerity imposte dall’Unione Europea e dalla Bce.

La giornata di mobilitazione è ispirata a quelle dal movimento degli indignados spagnoli.

A Roma più di 200 mila persone hanno partecipato al corteo.

In Piazza San Giovanni la polizia dopo vers pezzato in due il corteo ha caricato selvaggiamente. Migliaia di manifestanti hanno opposto reistenza.

Alla fine si contano più di 100 manifestanti feriti 40 persone arrestate e denunciate.

Cogliendo l’occasione della manifestazione del 15 ottobre, il ministro dell’Interno Roberto Maroni annuncia un piano di emergenza che prevede il ‘fermo di polizia preventivo’ fino a 4 giorni su base indiziaria, arresti ‘con flagranza differita’, l’obbligo di procedere con rito direttissimo verso i manifestanti accusati di comportamenti illeciti, l’utilizzo di coloranti negli idranti per marchiarli, il versamento di cauzioni da parte degli organizzatori di cortei come anticipo sul risarcimento di danni: piano che trova consenso nel PdL, nel Pd e nell’IdV –Antonio di Pietro ha anzi preceduto il ministro nel chiedere il rafforzamento del fermo di polizia- tranne che per la fidejussione.

Dopo i manganelli e i caroselli della celere nelle strade, scattarono i primi arresti seguiti da ampie indagini e infine i processi. Inizia la risposta repressiva degli apparati giudiziari

Decine di denunce e diversi arresti nei confronti di chi rimase in piazza San Giovanni. Poi, un filone di indagine specifico per il blindato dei Carabinieri andato in fiamme. Per finire, un ulteriore filone di inchiesta volto a sostenere l’architettura premeditata dell’esplosione di rabbia di quella giornata.

Quindi, processi e condanne anche in direttissima per i primi arrestati, con l’accusa di resistenza pluriaggravata, poi una punizione esemplare attraverso il ricorso al reato di devastazione e
saccheggio per i militanti di Azione Antifascista Teramo imputati dell’assalto al blindato; di nuovo il ricorso al reato di devastazione e saccheggio per le 18 persone rinviate a giudizio nell’ultimo filone di inchiesta.
Nei tribunali un accanimento feroce da parte dei Pubblici Ministeri, il ricorso al reato di devastazione e saccheggio come monito e punizione esemplare: il solito leitmotiv del colpirne alcuni per intimorire tutti e tutte.

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