Su richiesta del preside, 200 tra poliziotti e carabinieri irrompono nella notte all’Itis Molinari, occupato dagli studenti per gli obiettivi del movimento e contro la repressione.
Per questa giornata, gli studenti avevano organizzato un’assemblea aperta a tutti gli studenti medi della città.
Gli studenti distribuiscono subito un volantino: “Se la repressione poliziesca è messa in atto, è perché la lotta che oggi portiamo avanti tende ad eliminare la divisione tra le componenti sociali in rivolta e così facendo, mina alla base il potere dei padroni, mettendo in pericolo la esistenza stessa della classe al potere. Questa repressione si affianca come significato politico a quella di Pisa, alle sospensioni degli operai alla Fiat, alle cariche contro gli operai e impiegati chimico- farmaceutici, contro i metalmeccanici e per finire contro i 14.000 studenti medi scesi in lotta a Napoli e attaccati contemporaneamente da polizia e fascisti. Dovunque, il disegno dei padroni e dello stato borghese è quello di colpire i punti più avanzati della lotta di classe nelle fabbriche come nelle scuole e nei quartieri, per evitare che la lotta porti ad una unione fra tutti gli sfruttati e gli oppressi, e per fare in modo che la lotta arretri su obiettivi antifascisti o antirepressivi“.
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