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Aggiornamenti sullo Sciopero della Fame dei prigionieri palestinesi in “detenzione amministrativa”

Al trentaquattresimo giorno dall’inizio dello sciopero della fame dei prigionieri amministrativi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, continuano le iniziative in loro sostegno.

In varie città palestinesi, tra cui Gaza, Ramallah e Betlemme, sono stati istituiti presìdi permanenti costituiti da grandi tende in cui giornalmente vengono tenuti incontri, comizi e iniziative d’appoggio allo sciopero.

Il Comitato per gli Affari dei Prigionieri ha reso noto ieri, 21 settembre 2015, che le autorità sioniste hanno offerto l’esilio ai prigionieri in sciopero, offerta che i prigionieri hanno prontamente rifiutato, sottolineando la loro volontà nel proseguire lo sciopero.

Un avvocato dell’Associazione Addameer è riuscito a far visita a Nidal Abu Aker, prigioniero in sciopero dal 20 settembre: ha riportarto che il compagno Nidal è stato vittima di aggressioni fisiche, e che le autorità carcerarie lo hanno trasferito in isolamento in una cella di 150×180 cm, come misura punitiva. Nidal avrebbe inoltre dichiarato che nessun tentativo di trattativa era stato intrapreso da parte dell’Amministrazione Carceraria.

Secondo quanto riportato ieri dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Nidal avrebbe rifiutato di presentarsi dinnanzi al tribunale del carcere di Ofar che avrebbe dovuto ospitare l’udienza il 17 settembre per la riesaminazione del caso del suo arresto, rinnovato di ulteriori tre mesi qualche settimana fa.

Nidal chiede la fine della detenzione sua e di tutti gli altri prigionieri amministrativi, e rifiuta la risoluzione del suo singolo caso, avendo lo sciopero come obiettivo la cessazione di questa pratica.

Il compagno Nidal, sin dal rinnovo di tre mesi della sua detenzione, rifiuta qualsiasi visita medica e ha smesso di fare uso degli integratori e dei farmaci. Dall’inizio dello sciopero ad ora è sceso da 83 a 70kg, perdendo quindi complessivamente 13kg.

Come misura punitiva le autorità carcerarie sioniste hanno trasferito Nidal e gli altri prigionieri in sciopero dalle carceri “politiche” a comuni carceri israeliane, negando così a tutti gli effetti la natura politica della loro prigionia. Nidal minaccia di smettere di bere se le autorità carcerarie non provvederanno a ritrasferire i prigionieri in sciopero nelle carceri “politiche”.

Nidal è sotto regime di detenzione amministrativa senza accusa dal 28 giugno 2014, e la sua detenzione viene rinnovata di tre mesi in tre mesi e di sei mesi in sei mesi da quasi un anno e mezzo; ad ora ha scontato nelle carceri sioniste oltre 12 anni della sua vita, di cui 9 sotto regime di arresto amministrativo.

E’ inoltre di domenica la notizia dell’entrata in sciopero di altri sette prigionieri, si tratta di:

– Hassan El-Zghari (campo profughi Dheisheh – Betlemme)

– Ashraf El-Zghari (campo profughi Dheisheh – Betlemme)

– Motasem Raqban (campo profughi Dheisheh – Betlemme)

– Moath Abu Nassar (campo profughi Dheisheh – Betlemme)

– Mohammad Al-Hawarin (campo profughi Dheisheh – Betlemme)

– Ahmad Adawi (campo profughi Arroub – Hebron)

– Odai Bayyumi (Gerusalemme)

Seguiranno nuovi aggiornamenti a breve.

 

da comitatomartireghassankanafani

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