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Il vostro ordine e il nostro disordine. L’emergenza è la repressione

Dopo l’emergenza immigrati arriva l’emergenza anarchici. Ovviamente, da sfondo restano le emergenze pandemia e guerra giusto per seminare il panico e mettere le mani nelle tasche di ogni singolo abitante. Ciclo e riciclo, da 150 anni, la pista anarchica torna come perfetto capro espiatorio per aumentare la repressione e diminuire il dibattito sulle questioni reali del Paese. La strategia della tensione governativa approfitta del caso Cospito per alzare ulteriormente l’asticella della repressione.

di Tiziana Barillà

«Questa calunnia, che i dizionari hanno sanzionata, è che anarchia significhi disordine. Ma, di grazia, ordine è forse questo che non reggerebbe neppure un giorno se non fosse sostenuto dalla violenza, questo che i governi difendono con tanta brutalità di mezzi polizieschi e militareschi? È ordine forse la società in cui viviamo, nella quale il benessere, anzi l’orgia dell’esistenza è permessa soltanto a pochi privilegiati che non lavorano e che quindi nulla producono, mentre la moltitudine dei lavoratori, condannati alla fatica ed agli stenti, poco o nulla possono godere di tante ricchezze soltanto da essi create? Se ordine fosse, perché la forza delle armi, delle manette, della prepotenza governativa in una parola per mantenerlo?». Lo chiedeva Pietro Gori nel 1896, durante una conferenza nella “Bersaglieri Hall” di San Francisco.

Ciclo e riciclo, da 150 anni, la pista anarchica torna come perfetto capro espiatorio per aumentare la repressione e diminuire il dibattito sulle questioni reali del Paese. La strategia della tensione governativa approfitta del caso Cospito per alzare ulteriormente l’asticella della repressione.

Dopo l’emergenza immigrati – evidentemente buona all’opposizione ma non al governo – arriva l’emergenza anarchici. Ovviamente, da sfondo restano le emergenze pandemia e guerra giusto per seminare il panico e mettere le mani nelle tasche di ogni singolo abitante.

Il 41 bis ad Alfredo Cospito (che abbiamo affrontato nella scorsa puntata di Seven) è un errore drammatico senza fondamento alcuno. Cospito – si sostiene – viene tenuto in isolamento per non comunicare con l’esterno e non esercitare il suo ruolo di “leader”. Peccato che nessun leader esista nei gruppi anarchici che non hanno leader per definizione.

Rischio attentati a Sanremo, dispiegamento di forze militari davanti ai palazzi ministeriali. Lo Stato si difende dall’imminente attacco degli anarco-insurrezionalisti, con il pugno duro e la linea della “fermezza”: non si tratta con gli anarchici, dicono, Cospito resta dov’è, ci vogliono le maniere forti: più controlli, più polizia. Sostenere che le manifestazioni di solidarietà siano “terrorismo anarchico”, dichiarare che pure dal 41-bis Cospito avrebbe dimostrato di essere in comunicazione con i militanti all’esterno, come ha fatto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, non fa che fomentare la tensione preparando il terreno alla ulteriore repressione. Ma i disordini di questi giorni non sono la causa ma l’effetto prodotto da un tandem governo-media che, questo sì, semina il caos.

La strategia della tensione governativa non ha trovato nell’informazione nessun cane da guardia, ma un alleato fedele alla narrazione isterica.

Vediamo qualche esempio. Si confondono le due sigle Fai, Federazione Anarchica Informale e Federazione Anarchica Italiana, sovrapponendole come se fossero la stessa cosa (come ha fatto il Corriere della Sera, rettificando parzialmente). Ma la prima è nata nel 2003 come organizzazione informale anarco-insurrezionalista legata al Fronte Rivoluzionario Internazionale. Mentre la seconda è l’organizzazione storica anarchica, nata nel 1945 nel Congresso di Carrara, e fa riferimento al gradualismo rivoluzionario di Errico Malatesta che rifiuta l’idea di una insurrezione armata.

I principali media, in questi giorni, si limitano a divulgare le veline delle questure o dei servizi di sicurezza senza nessuna verifica né approfondimento. In una grafica mostrata da Sky Tg24 sono stati definiti “circoli anarchici” una serie di centri sociali di diverse aree politiche. Un calderone che, ignorando pratiche e idee politiche, racconta un pericolo che non c’è. Anche il Fatto Quotidiano e il Domani hanno fatto la loro parte, arrivando a sottintendere un qualche legame tra Cospito e i boss mafiosi.

Questo clima di ignoranza e associazioni indebite sta contribuendo alla costruzione di un nemico contro il quale opporre azioni di repressione preventiva. Una per tutte: il 4 febbraio decine di poliziotti e carabinieri hanno fatto irruzione nella sede USB di via Giolitti a Roma per identificare gli studenti medi e universitari di Cambiare Rotta e OSA. La loro colpa? Preparare striscioni e materiale divulgativo, chiedere l’abolizione del regime del 41 bis.

se vuoi ascoltare (invece di leggere) trovi il podcast su Gemini network

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