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“Vi racconto l’inferno delle carceri italiane”

“Nei carceri italiani non esistono mense o cortili in cui tutti i detenuti camminano o fanno sport tutti assieme, scordatevi tutti quei ricordi di quei film americani.
I detenuti italiani negli ultimi anni stanno vivendo in condizioni disastrose, basta pensare a quello che dice Pannella quando si vede per tv: le carceri italiane sono illegali e dovete credergli, si vive ammassati come le sardine a causa del sovraffollamento, non ci sono spazi adeguati.
Basta pensare che le celle sono costruite per ubicarci un detenuto, invece in  quelle celle sono obbligati a starci tre detenuti per venti ore al giorno, se uno è in piedi gli altri due devono stare nella branda sdraiati.
È un vero tormento poi quando si deve andare in bagno perché non esiste nessuna intimità”.

I carcerati si sommano nell’attesa del giudizio, a volte lunga decenni, di durata confacente agli errori commessi dall’autorità giudiziaria, perché molte volte stanno dentro solo per legittima suspicione e bisogna accertare se uno è o non è colpevole.

E tante volte gli accertamenti si fanno sul filo del risico e la gente non sa se va dentro o va fuori.

L’affollamento delle carceri è proporzionale all’affollamento dei “domiciliari”, la gente che sta in carcere a casa.

Pulito il problema di un procedimento anomalo sia per i tempi che per le modalità di svolgimento, pulito della possibilità – per chi se lo può permettere – di ritornare sulle decisioni già prese e sulle parole già dette.

Di solito vi è chi, insieme con gli amici, gode di un trattamento privilegiato e può liberarsi. Sono casi che si leggono, per la verità, sulla cronaca quotidiana.

La massa è dentro e non se ne parla: vi sono gli immigrati clandestini bianchi e neri e di altro colore, giovani drogati e, spesso, esiliati dalla famiglia, piccoli contrabbandieri da strapazzo e poi le donne, le commercianti di droga, le commercianti del proprio corpo, le ladre, le commercianti di piccoli bambini.

Una varietà che marca, con chiarezza e precisione, la corruzione di quelli che dalle carceri sono fuori e campano liberi.

Il sovraffollamento è dovuto ad una miscellanea per cui può andare in galera un ladro assassino, ma anche chi avrebbe bisogno di cure, spostati, e sviati, e drogati, e altra gente che affolla e rende torbida la piazza.

Può capitare anche un povero cristiano con moglie incinta e figli ad impaperare l’impiegato comunale mostrando la sua sfacciata miseria con rancore.

Per me e per i paesi civili, se la donna è incinta ha diritto di un sostegno anche se non sa leggere e scrivere e, se la famiglia è numerosa con tutti piccolini, in una nazione civile ha diritto ad un sostegno. Stizziti finiscono in carcere padre e madre.

Ma non fa sorpresa questa barbarie, le famiglie sono tra le istituzioni più maltrattate statisticamente parlando.

La distruzione della dialettica capitale/lavoro e l’esplosione del finanzcapitalismo ha posto, a capo del mondo, il commercio dei soldi, cui corrisponde – in sottogamba – quello degli uomini.

La figura del padrone degli schiavi era spartana ed anche responsabile poiché doveva curare che non si estinguesse la propria ricchezza, cioè gli uomini-schiavi.

Noi ci avviamo verso un possesso indiscriminato.

Per esempio i morti per clima infetto non fanno effetto.
Per esempio le grandi aziende si sono trasferite dove l’assoggettamento della mano d’opera già era operante.

Una situazione difficile a spiegare: il terreno, le case, gli alberi ecc… sono dei cittadini i quali hanno idee, lavoro e controllo? Non è così.

In qualsiasi circostanza voi vi accorgete che il tutto appartiene alla cosiddetta casta padrona, fatta di quelli che stanno al potere e dei loro amici e parenti.

La crisi politica ha ridimensionato l’uomo comune, l’ha corrotto e sfruttato.

E logicamente l’ha mandato in galera. Certe volte al cimitero.

Statisticamente questa è l’era – e inorridisce in maniera straordinaria – con il maggior numero di morti ignoti.

Angelo Meneghetti da napoli.com

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