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Torture, stupri e pestaggi per i giovani iraniani arrestati

Le raggelanti testimonianze dei manifestanti iraniani raccolte da “Human Right Watch”. Carceri al collasso con migliaia di prigionieri tenuti senza cibo e cure mediche

 di Alessandro Fioroni

Stupri, pestaggi, isolamento prolungato, waterboarding ed elettroshock, sono solo alcune delle tecniche di tortura a cui vengono sottoposti i prigionieri e le prigioniere nelle carceri iraniane.

Che vengono applicate dal regime in maniera esponenziale ora che i penitenziari sono riempiti da migliaia di manifestanti che dallo scorso settembre scendono in strada ogni giorno contro il sistema di potere degli Ayatollah.

Le persone che vengono rilasciate ora, cominciano a raccontare le atrocità che hanno dovuto subire. Le testimonianze sono agghiaccianti, ai prigionieri viene ordinato di avere rapporti sessuali a vicenda sotto la minaccia di violenze, le scene vengono riprese e usate contro le vittime per dimostrarne falsamente la loro perversione e costringerli a confessare crimini non veri.

A raccogliere tutto questo e l’Iran Human Rights Monitor, una ong che lavora in Gran Bretagna e che ha messo in evidenza, nei sui rapporti mensili, come la violenza sessuale e una pratica ben conosciuta nelle carceri iraniane. Nessuno viene risparmiato, in special modo i prigionieri politici, donne o uomini non fa differenza. Avveniva sia ai temi della rivoluzione islamica di Khomeini, sia più tardi nel 2019 quando i giovani iraniani scesero in strada in massa contro il governo per le condizioni di vita della popolazione.

A quanto riporta l’organizzazione non governativa, raccogliere testimonianze e molto difficile perché chi ha subito una tortura di carattere sessuale viene additato all’opinione pubblica e ricattato.

Una realtà che già era stata messa in evidenza e denunciata da Amnesty International che aveva segnalato come la tortura fosse una pratica usuale. Oltre alle sevizie praticate su genitali attraverso spray al peperoncino ed elettrodi, naturalmente non mancano le condizioni di totale isolamento dal mondo e il soffocamento attraverso il waterboarding, la tortura basata sul soffocamento attraverso acqua applicando un asciugamano sul volto del prigioniero.

Le persone arrestate a volte scompaiono perché esistono centri di detenzione segreti al pubblico. Il loro indirizzo viene celato ed è proprio qui che vengono condotti e chiusi i dissidenti.

Dopo che il governo iraniano attraverso le sue massime cariche (inclusi i leader della preghiera del venerdì che hanno chiesto di accelerare la punizione dei manifestanti e di ucciderli) ha invocato una giustizia rapida, che equivale a sommaria. Sono aumentate dunque anche le condanne a morte.

Sempre Iran Human Rights Monitor ha riportato come a novembre siano state giustiziate 54 persone. Iran HRM è stato anche in grado di confermare i nomi di almeno 555 manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza. Tra loro anche 65 minori.

Il numero di detenuti durante le proteste a livello nazionale è stimato tra 14 e 30 mila anche se un numero ufficiale non viene fornito dalle autorità. Agenti dell’intelligence e della sicurezza hanno fatto irruzione nei dormitori degli studenti e rapito i residenti dalle loro case senza un mandato di arresto formale. Hanno anche portato via numerosi cittadini dopo averli picchiati nel corso delle manifestazioni.

Le carceri precedentemente sovraffollate sono diventate più congestionate. I reclusi soffrono per la mancanza di spazio adeguato, qualità del cibo, cure mediche decenti, accesso a dispositivi di riscaldamento o raffreddamento, posti letto adeguati e aria condizionata. La magistratura iraniana inoltre ha condannato i manifestanti detenuti per il reato di moharebeh, tradotto: corruzione sulla terra, senza tenere alcun processo equo. Finora ha emesso condanne a morte per 6 detenuti.

da il dubbio

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