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Torino: Cariche della polizia contro i rifugiati davanti alla Prefettura.

Casa, lavoro e residenza“, queste sono le richieste con cui ieri i rifugiati occupanti di corso Peschiera (ex clinica San Paolo occupata nell’ottobre 2008) e via Bologna (occupata da due anni) e il Comitato di solidarietà con rifugiati e migranti hanno dato vita ad un presidio sotto la sede del Comune di Torino durante l’incontro tra gli assessori Borgogno e Borgione ed una delegazione di rifugiati. Al centro dell’incontro, la situazione dei rifugiati che vivono in Corso Peschiera che a breve dovrebbero essere sgomberati dallo stabile. La proposta avanzata dagli Assessori alla delegazione che ha partecipato all’incontro è inaccettabile: una soluzione temporanea, per tre mesi, e solo per 80 delle 250 persone che vivono, senza riscaldamento, né acqua calda ed in condizioni igienico-sanitarie pessime, nell’ex clinica San Paolo.La soluzione prevede il solo ricovero notturno in una struttura della Croce Rossa, mentre la mattina i rifugiati sarebbero stati smistati in diversi circoli ARCI della città per partecipare a dei corsi di formazione.All’uscita dal Comune della delegazione, cresce dunque la rabbia tra i manifestanti, il presidio si trasforma prima in blocco stradale e poi in corteo spontaneo tra le vie della città.Arrivati alla Prefettura, attraverso gli agenti della Digos, i manifestanti chiedono di essere ricevuti per ottenere dal Prefetto l’impegno a non sgomberare lo stabile. Passa circa mezz’ora, il Prefetto non c’è e gli agenti chiedono altri 10 minuti per capire con chi altro si possa parlare.Intanto arrivano altri reparti in assetto anti-sommossa ed il cordone delle forze dell’ordine si infoltisce. Senza nessun motivo, a freddo, parte una prima carica che spinge fuori dai portici della Prefettura i manifestanti che per difendersi lanciano pezzi di neve ghiacciata.“Quello che è successo dopo è stato qualcosa che a Torino non si vedeva da tempo”, sottolinea Dario del Comitato di solidarietà . “La polizia è avanzata, in una P.zza Castello deserta, battendo i manganelli sugli scudi. Si sentivano limpidamente le grida “Negri di merda vieni qua!”, “Zecca!”, “Dove scappate conigli”.Le cariche sono continuate a più riprese con una violenza inaudita, e le forze dell’ordine hanno messo in atto una vera e propria caccia all’uomo fino a disperdere il gruppo con il lancio di lacrimogeni. Il centinaio di manifestanti cerca di difendersi con quello che riesce a trovare sulla strada. “Un ragazzo è stato accerchiato, buttato a terra, preso a calci e picchiato da una decina di agenti”, denuncia il Comitato di solidarietà. Ma quello di Torino non sembra essere un episodio da leggersi come fatto isolato. Quello che sta avvenendo ormai da giorni a Lampedusa, la protesta degli scorsi giorni dei richiedenti asilo presenti a Marina di Massa, le non lontane rivolte dei richiedenti asilo trattenuti a Gradisca d’Isonzo o nel centro di Elmas disegnano un quadro sicuramente più complesso in cui quella di Torino appare come un segnale forte ricercato e voluto dal Ministero dell’Interno per imporre il silenzio su una situazione generale esplosiva. Le attese per domande d’asilo hanno raggiunto tempi ormai insopportabili, mentre per chi raggiunge l’ambito status di rifugiato la strada è comunque ancora tortuosa. Per sabato, a Torino ed in altre parti d’Italia è prevista una nuova mobilitazione, contro le violenze subite e più in generale per contrastare l’imminente approvazione del pacchetto sicurezza.

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