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Suicidi in cella e leggi criminogene

Morire in carcere è facile. Se sei tossicodipendente, tenuto dentro da una legge assurda come la Fini – Giovanardi, se hai bisogni di stordirti. E’ accaduto l’altra notte nel carcere di Sollicciano, a Firenze. Un cittadino marocchino di 35 anni che ha inalato il gas di un fornelletto da cucina. Sarà l’autopsia a chiarire le cause ufficiali del decesso, ma è morto di carcere: «In un carcere sovraffollato – commenta il responsabile regionale Uil-Pa – in cui pochi giorni fa si è ucciso anche un operatore carcerario. Un posto invivibile, d’inverno il freddo ti entra nelle ossa e alle 2 di notte si spengono i riscaldamenti. Così ha imposto la ditta che ha avuto in appalto la gestione dei caloriferi nella struttura. Del resto, il carcere è ormai solo pattumiera sociale, altro che art. 27 della costituzione». Si è puniti nell’invisibilità, spesso in attesa di giudizio, sempre più se stranieri, sempre più per reati minori anche connessi a quello di clandestinità, introdotto dal governo. Una delle tante storie che evidenziano la trasformazione in Stato penale, di quello che una volta era il Paese del diritto. Sono passate meno di 24 ore dal momento in cui il senato ha approvato l’ennesimo decreto legge sulla sicurezza. Un testo, votato da tutti i gruppi parlamentari, il Pd si è astenuto ma ha rinunciato a presentare emendamenti per consentirne l’approvazione. Anche se in forma meno accentuata (sarà necessaria l’autorizzazione dei prefetti) i sindaci acquistano una autorità che li rende veri e propri sceriffi. Le loro ordinanze, che siano sulla “pubblica morale” o molto più spesso, contro persone che turbano il decoro con la loro povertà, frequentano in gruppo i luoghi della socialità, vivono insomma le città rompendo la logica del securitarismo e della paura, saranno applicate con inflessibile rigore. Rigore e fantasia: non c’è limite alla varietà di iniziative prese da sindaci di centro destra e centro sinistra a caccia di consenso che da tempo inventano provvedimenti di controllo del territorio ai limiti dello Stato totalitario. In una gerarchia sociale consolidata sono i migranti i primi a divenirne l’obiettivo. A Milano il vice sindaco De Corato comunica con orgoglio i risultati dei rastrellamenti compiuti su alcune linee autobus dove un nucleo qualificato di polizia municipale da tempo opera nella caccia ai “clandestini”. Dopo l’approvazione del dl 187, in 3 ore, nella mattinata di ieri sono stati fermati ben 10 irregolari. Nei primi 11 mesi con queste operazioni sono stati portati in questura a Milano “489 clandestini”, se ne parla come prede nel carniere. Si prepara però una ulteriore stretta, in risposta alla protesta portata avanti dai migranti truffati dalla sanatoria. A Milano come a Brescia, repressione in risposta alle proteste, per chi è immigrato è divenuto pericoloso girare in città fuori dall’orario di lavoro. A Milano i ragazzi di Via Imbonati, a Brescia quelli della gru sono divenuti un simbolo di chi non abbassa la testa e dopo l’espulsione coatta di 11 persone, prima truffate e poi espulse, le forze dell’ordine hanno ripreso la pratica della caccia sistematica all’irregolare. E non accade solo al nord, le retate a Via Giolitti, nei pressi della stazione, fin sotto una scuola di italiano per stranieri, sono periodiche. Del resto Alemanno, per distrarre dai propri guai clientelari offre una risposta “Le ordinanze? Già fatte”. La protesta però non si placa, a Brescia,  a Firenze, a Catania e a Roma si mobilitano. Si tratta di iniziative auto organizzate, spesso poco protette o considerate dalle forze politiche presenti in parlamento, ancora marginali e minoritarie forse ma con una capacità vertenziale enorme. Anche per questo capita di vedere in ognuna di queste città l’utilizzo sproporzionato di apparati repressivi a caccia di chi non ha i documenti in regola, circola in orari non consoni, non è assoggettato al para schiavismo imperante. Continua a salire il numero di domande di sanatoria rigettate, persone che si ritrovano nella clandestinità dopo aver speso migliaia di euro per uscire dal buio. Ieri ad Asti sono stati denunciati 163 datori di lavoro falsi che avevano prodotto anche false buste paga. Quattromila euro per una regolarizzazione fittizia, qualcuno risultava anche assunto da datori di lavoro defunti da tempo. Intanto, dopo aver respinto lavoratori e lavoratrici presenti si prepara un nuovo decreto flussi che verrà emanato a gennaio. 90 mila i posti disponibili, un terzo riservato a colf e badanti. Ennesima vessazione ipocrita destinata a persone già presenti e già sfruttate. Leggi e truffe che generano anche rabbia, non a caso in piazza il 14 dicembre c’erano anche, fra gli studenti e i precari, anche migranti che reclamavano, come gli altri, un diritto al futuro.

Stefano Galieni

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