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Suicida mentre è agli arresti domiciliari. Un gesto prevedibile che nessuno ha evitato

Apprendiamo la terribile notizia di un “suicidio” a Casalecchio avvenuto il 28 settembre scorso; conosciamo molti particolari del triste evento che ci sono stati riferiti da amiche della persona che ha compiuto quello che la letteratura definisce “insano gesto”; in verità “insano” è il contesto e insani sono i determinanti sociali ; in tutta Italia la politica di prevenzione del suicidio è, possiamo dire, a zero; ogni tanto un convegno, qualche “pubblicazione scientifica” , in generale “chiacchiere” e pure poche.

Abbiamo visto una campagna elettorale in cui la parola carcere non è stata pronunciata quasi mai e , se pronunciata, pronunciata per aumentare il peso del carcere nel nostro paese;la persona di Casalecchio di Reno (evitiamo di dire il nome e diversi altri particolari che abbiamo appena appreso ) era agli arresti domiciliari e personalmente gravata del ruolo di caregiver nei confronti di un parente di primo grado che, da quanto possiamo sapere, oggi rimane ancora più solo; ci viene riferito di una sua ricerca di lavoro; ricerca difficile evidentemente da far coincidere con i carichi familiari ma evidente segno di una condizione di grave bisogno economico .

Il gesto autosoppressivo era prevedibile? Era prevenibile? Dalle poche informazioni che abbiamo ricevuto a noi pare che si potrebbe rispondere positivamente a fronte di segnali evidenti di vulnerabilità. Ma chi poteva o doveva coglierli ? E’’ qui il buco nero della prevenzione del suicidio in Italia (e nel mondo), l’esperienza di come si potrebbe realizzare una rete di prevenzione dalla quale non ci si può aspettare miracoli o l’azzeramento totale delle condotte suicidarie ma ci si può aspettare una concreta riduzione degli eventi.

Una rete che oggi non esiste e nella quale dovrebbero entrare in sinergia : servizi sociosanitari , sistema educativo (per i giovani) , medico di base, volontariato, vicinato; infine i famosi Consigli dI Aiuto Sociale previsti dalla legge di riforma penitenziaria del 1975 e ai costituiti in Italia con la eccezione del tribunale di Palermo.

Si tratta di una struttura che deve occuparsi del reinserimento socio-lavorativo delle persone che transitano dalle carceri verso la libertà. Esiste questo consiglio a Bologna? A noi risulta di no, ma non vogliamo “usare” l’occasione per accusare altri ; siamo tutti responsabili del cosiddetto “insano gesto” visto che, ancora una volta, non nessuno è riuscito ad “arrivare il giorno prima”.

Cresce dunque l’orribile sequenza di morti correlati al “funzionamento” del sistema giudiziario/carcerario ( i freddi “dati” sui suicidi in crescita dal 2021 al 2022 sono noti a tutti anche grazie a Radio carcere, martedì-giovedì alle ore 21, su Radio radicale.

Fino a quando ? Speriamo che il sentimento di lutto non induca solo sconforto e disperazione ma possa trasformarsi in lotta per il cambiamento e per una società più giusta.
Che il comune di Casalecchio proclami una giornata di lutto cittadino e in quella giornata fermiamoci a pensare.
Per ora abbiamo fallito tutti .

Vito Totire, psichiatra della Rete Europea per l’Ecologia Sociale

da Diogene

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