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Stefano Cucchi e la verità che ci manca

E’ quindi solo un caso di colpa medica, di cure inadeguate. Stefano Cucchi sarebbe morto a causa di negligenza, imperizia o imprudenza medica. La sentenza sulla morte di Stefano Cucchi ci lascia basiti, esterefatti.
Leggeremo le motivazioni della sentenza che ha assolto i poliziotti. Vedremo cosa ci sarà scritto. Se per esempio vi sarà riferimento a ignoti responsabili di pestaggi non accertati, a indagini che non si sono concentrate sulle violenze, alla difficoltà di individuare chi commette brutalità nei luoghi istituzionali oppure se si ribadirà la tesi di Carlo Giovanardi secondo cui Cucchi sarebbe morto perché era un tossicodipendente malato e debole.
Il corpo di Stefano Cucchi abbiamo potuto vederlo tutti. Abbiamo potuto vedere, grazie alla forza e al coraggio della famiglia, i segni di quanto gli era accaduto. Erano nostre allucinazioni? Stefano è morto dopo che è stato arrestato perché in possesso di droga, portato in una caserma dei carabinieri, tradotto in carcere, condotto in tribunale, ricoverato in un paio di ospedali. Decine di uomini e donne con responsabilità pubbliche si sono avvicendati nel prenderlo in consegna. Ora con la sentenza del tribunale di Roma pagano in modo misurato alcuni medici. Tutti gli altri sono assolti. Molti non sono neanche entrati nell’inchiesta.
II pubblico ministero che indagava sulle violenze che avvenivano nel carcere di Teramo, dove un graduato della polizia penitenziaria diceva “si pesta di sotto”, ha dovuto archiviare tutto; alzando le braccia ha stigmatizzato l’omertà che regna nelle istituzioni reclusorie. Lo spirito di corpo prevale sulla verità.
Cucchi è morto e la tortura in Italia non è un reato. Quello che segue è un appello: andiamo a firmare in massa le tre leggi di iniziativa popolare sulla giustizia e i diritti che molte associazioni hanno promosso. Una di queste è per la introduzione del delitto di tortura nel codice penale. Dimostriamo che non siamo una minoranza. Il 26 giugno è la giornata indetta dall’Onu per ricordare le vittime della tortura. Ricordiamo Stefano firmando in massa. Ci vogliono 50 mila firme per poi indurre il Parlamento a legiferare.
Ricordo che nei prossimi giorni il tribunale di Firenze dovrà giudicare alcuni poliziotti penitenziari resisi responsabili di violenze avvenute nel carcere di Sollicciano. Antigone è parte civile. Ricordo anche che il 14 giugno la Cassazione sentenzierà su Bolzaneto.
Per quanto ci riguarda insistiamo e insisteremo perché vi sia giustizia ogniqualvolta è violata, calpestata la dignità umana delle persone in custodia dello Stato. Nel caso di Stefano Cucchi non ci resta che sperare nei giudici di appello.
Patrizio Gonnella da micromega

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