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Sta prendendo il via la definitiva espulsione dei Palestinesi dalla Striscia di Gaza

 

 

Dopo l’evacuazione forzata del nord di Gaza, ora i palestinesi potrebbero venir scacciati anche dal sud. Mentre MDF e Save the Children denunciano l’aumento  esponenziale delle vittime civili, forse sta prendendo il via la definitiva espulsione dei Palestinesi dalla Striscia di  Gaza

di Gianni Sartori

Come decifrare le carneficine (molteplici e reciproche, ma comunque sempre sproporzionate a sfavore dei palestinesi) di questi giorni nella Striscia di Gaza, Israele e Cisgiordania?

Un compito fin troppo arduo, da mal di stomaco. Anche rinviando a tempi più propizi le amare considerazioni su come un movimento di liberazione sostanzialmente laico, progressista, socialista, non settario (nell’OLP convivevano bene o male mussulmani, cristiani, atei…) si sia lasciato  irretire, strumentalmente, dai fantasmi del fanatismo religioso…

Inevitabile poi, per chi ha qualche decennio di troppo sulle spalle, riandare con la memoria agli eccidi ricorrenti subiti dalla popolazione palestinese. Dal Settembre Nero del 1970 in Giordania a Tall el Zaatar (1976) e Sabra e Shatila (1982). Fino a“Piombo Fuso” (gennaio 2009), Jenin, le ripetute invasioni del Libano…

E anche al ruolo svolto dai mercenari maroniti del maggiore Haddad (poi forse promosso “colonnello”) e dai miliziani delle destre estreme europee (anche italici, esponenti dei NAR) che davano man forte ai fascisti falangisti nel massacrare (in particolare con azioni di cecchinaggio) arabi in generale e palestinesi in particolare. Mentre magari qui da noi sostenevano, a parole e ambiguamente, la lotta dei palestinesi per l’autodeterminazione. Vedi l’Organizzazione Lotta di Popolo (OLP, ma si può?), ritenuta una emanazione di Avanguardia Nazionale e antesignana di Terza Posizione.

Un rosario pressoché infinito, uno stillicidio sanguinolento con cui mi risulta difficile fare i conti.

Restando agli eventi recenti (l’assalto di Hamas e l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza), bisogna constatare che i cumuli di cadaveri (in maggioranza bambini donne, anziani, malati…) vanno appunto accumulandosi senza sosta. Se oggi si parla di circa 12mila palestinesi bruciati dal fosforo bianco o sepolti sotto i bombardamenti, la cifra rischia di dover essere tragicamente aggiornata nel giro di qualche ora.

Per Save the Children i bambini uccisi sarebbero ormai oltre 4500, un numero che “supera quello dei bambini assassinati annualmente in altre aree di conflitto dal 2019”. A cui si devono aggiungere un centinaio di dipendenti onusiani, altra cifra mai registrata in altri conflitti.

Un record poco invidiabile a cui avrebbero contribuito l’assedio e l’attacco (definiti “disumani” dal personale sanitario) all’ospedale Al Shifa. Un inciso: quella di bombardare gli ospedali non è una novità. Avveniva regolarmente anche durante l’invasione del Libano e l’assedio di Beirut nel 1982.

Medici Senza Frontiere aveva denunciato, oltre alla mancanza di acqua, elettricità e cibo nell’ospedale (dove insieme ai malati e ai feriti si erano rifugiati circa 60mila sfollati) il fatto che l’esercito israeliano aveva sparato anche contro uno dei tre locali di MSF situato nei pressi dell’ospedale. Dove erano ospitati un centinaio di operatori dell’organizzazione umanitaria e i loro familiari, tra cui una sessantina di minori.

Per il direttore dell’ospedale, tra le centinaia di cadaveri qui frettolosamente sepolti in una fossa comune, anche bambini nati prematuri e deceduti in quanto mancava l’elettricità indispensabile per le incubatrici.

Con macabro senso dell’umorismo l’operazione militare nei confronti dell’ospedale era stata definita “precisa, chirurgica”. E in effetti tra i primi a essere stata devastati ci sarebbe proprio il reparto di chirurgia.

Saccheggiato dai soldati di Tsahal (Tzva HaHagana LeYisra’el) anche un magazzino per i medicinali, in cerca di documentazione che confermasse la presenza di esponenti di Hamas, sia tra i feriti che nascosti nei reparti (nonostante il personale medico dichiarasse il contrario).

E ora, dove aver costretto all’evacuazione gli abitanti del nord della Striscia, l’esercito israeliano procede nell’operazione attaccando il sud.

Ugualmente bombardando e diffondendo messaggi espliciti per cui la popolazione superstite dovrebbe spingersi ancora più a sud, fuori dai confini di Gaza. Mentre il cerchio si stringe, un’altra Nakba è già in atto.

 

 

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