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Sciopero della fame dei detenuti del carcere di Teramo

La stretta operata dall’amministrazione circondariale sull’ingresso dei cibi portati dai famigliari agli ospiti del carcere di Castrogno ha originato una decisa protesta dei detenuti: sono un’ottantina circa quelli che da più di cinque giorni stanno effettuando uno sciopero della fame. Non va giù il fatto che le prelibatezze confezionate da madri e fidanzate e spedite attraverso pacchi postali, da quindici giorni, dopo l’ordinanza del direttore della casa circondariale, non possano più essere ricevute. Il pericolo è anche che passi droga o peggio, pizzini, senza che si possano controllare adeguatamente. È però consentito il cibo che negli orari di visita di solito i famigliari consegnano ai detenuti. “Più che altro – ricorda il direttore Stefano Liberatore – la misura è stata attuata per un problema di natura igienica e organizzativa: il nostro magazzino non è così ampio per stoccare tutta merce che si accumula prima di essere controllata ed inoltre si sprigionano olezzi insopportabili dall’immagazzinamento”.

Per di più il controllo certosino sugli alimenti che arrivano dai pacchi postali da casa “potrebbe rovinare il genere e non mi assumo questa responsabilità e al contempo non abbiamo i soldi per rispedire il fagotto”. Le prime proteste sono partite subito e si sono manifestate 15 giorni fa con il rifiuto del vitto. Ora i detenuti saranno costretti ad acquistare la merce dal punto vendita interno: con costi notevolmente lievitati, fanno trapelare i carcerati. Il direttore storce il naso (“non sono certo a corto di soldi”), ma oggi o forse domani avrà un incontro con i manifestanti: “Io sono un direttore che ha sempre concesso tanto” si difende, e aggiunge anche una nota di colore: “Si figuri che io, abitando vicino al carcere, sono stato sei giorni al buio e al freddo, i miei detenuti solo uno”. La normativa prevede che ad entrare nella struttura possa essere solo l’abbigliamento (20 chili al mese) e non il cibo, Liberatore in questo caso aveva concesso una deroga che 15 giorni fa, per motivi igienici e di sicurezza ha ritirato.

Da qui la protesta. Il pericolo potrebbe arrivare anche dai 100 detenuti ad alto rischio (mafiosi, camorristi, ndranghetisti) che si vanno ad aggiungere “all’universo variegato” di detenuti psichiatrici, promiscui e sex offender. Come al solito Castrogno è in sovrannumero, anche se il fenomeno si è “attenuato”: attualmente sono 360 i detenuti, mentre la struttura ne potrebbe contenere 250. Il direttore ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: “Il fatto che si dica che la casa circondariale sia poco riscaldata è un falso, certo tremo quando arriva la bolletta del gasolio ma finora il calore, in attesa della metanizzazione, è gestito come lo farebbe un qualsiasi cittadino, con premura, senza sprechi. Lo spazio poi è di 9 metri quadri ad ospite, i genere in ogni cella ce ne sono due. E a breve inaugureremo la sezione per la genitorialità: mamme e bimbi assieme”. L’ultimo appello è al sindaco Brucchi: “Per favore migliori la viabilità d’accesso”.

Comunicato stampa
Sciopero della fame detenuti a Castrogno: politica intervenga
La decisione del direttore del carcere di Castrogno di vietare la consegna dei cibi inviati ai detenuti della sezione di alta sicurezza  da parte dei familiari ha suscitato una comprensibile azione di contestazione nonviolenta.
Circa 80 detenuti stanno portando avanti da giorni un severo sciopero della fame in una struttura che ha già soffre di gravi carenze strutturali e del cronico problema del sovraffollamento.
Se le esigenze poste a base della contestata decisione sono di natura meramente igienica e organizzativa andrebbe verificata la possibilità di risolvere ogni questione in tempi brevi.
Invitiamo i rappresentanti istituzionali, dalla Regione al parlamento, a occuparsi di questa vicenda come più in generale dei gravi problemi determinati dall’inadeguatezza delle strutture carcerarie e a recarsi quindi presso la Casa Circondariale di Castrogno per incontrare i detenuti impegnati nella lotta non violenta, personale e ovviamente direttore.
Maurizio Acerbo, Rifondazione Comunista
Vincenzo Di Nanna, Amnistia Giustizia Libertà – Abruzz

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