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Salvare troppi migranti è un reato, aggredire chi li assiste NO

A Como, 13 neofascisti del Veneto Fronte Skinheads, che nel novembre 2017 avevano fatto irruzione nella sede dell’associazione “Como senza frontiere”, composta da attivisti che prestano volontariamente assistenza a migranti e richiedenti asilo, nei pressi del confine con la Svizzera, vengono assolti perché “il fatto non sussiste”

di Como senza frontiere

Con una decisione che appare incredibile la seconda sezione penale della Corte d’Appello di Milano ha ribaltato la sentenza di primo grado nel processo contro i tredici di “Veneto fronte skinheads” responsabili dell’irruzione alla riunione della rete Como senza frontiere avvenuta il 28 novembre 2017, perché «il fatto non sussiste».

Come sempre, bisognerà attendere la pubblicazione delle motivazioni per sapere i dettagli della sentenza, che però fin da subito può essere a sua volta giudicata, perché è già emessa, con i suoi esiti, che non esitiamo a definire nefasti.

Dunque il fatto «non sussiste», ovvero non ha le caratteristiche di un reato (quello imputato e per cui i responsabili erano stati condannati in primo grado era «violenza privata aggravata»). Significa in parole povere che interrompere una riunione, leggendo un comunicato delirante sull’invasione dell’Italia da parte dei migranti, in nome e per conto di un gruppo che pratica un’ideologia che secondo la Costituzione della Repubblica Italiana non è legittima (XII disposizione transitoria), semplicemente alla Giustizia non interessa. Il fatto «non sussiste», pare di capire, perché non c’è stata violenza fisica, non c’è stata rissa, né sangue (per fortuna!). Incredibilmente, quindi, la composta reazione dei presenti alla riunione sembra essersi trasformata, nella logica di questa sentenza, nella legittimazione degli assalitori. Se qualcuno “avesse menato le mani” per i giudici, evidentemente, sarebbe stato meglio…

Non importa se, in questo modo, la sentenza rischi di minare la fiducia nei confronti della Giustizia e delle istituzioni, vista l’acquiescenza nei confronti della “potenza” esibita contro la “volontà” della nonviolenza. Non importa, ai giudici, che il Veneto fronte skinheads abbia attentamente programmato l’irruzione (come hanno accertato le indagini), raccogliendo in tutta l’Italia settentrionale partecipanti tra soggetti già implicati in aggressioni e violenza politica (persino tentato omicidio!). Non importano né i metodi né i “contenuti” di quella irruzione, che pure si opponevano a uno dei principi fondamentali della Costituzione (articolo 10).

La morale di questa storia non va tratta oggi, aspettiamo a vedere come si evolverà: se da questa vicenda la città e il territorio sapranno trarre elementi non solo per chiedere l’affermazione universale dei diritti (tra cui quelli delle persone migranti) ma anche per cancellare definitivamente ogni traccia dell’ideologia fascista, questa (piccola, brutta) storia sarà servita a qualcosa.

Sul Monumento alla Resistenza Europea, inaugurato nella Città di Como giusto quarant’anni fa, la frase che rappresenta l’Italia è di Pier Amato Perretta, magistrato perseguitato e ucciso dal fascismo, comasco di adozione: «Questa tremenda esperienza avrà giovato a qualche cosa? S’impone una rieducazione profonda e costante, altrimenti nemmeno questa lezione servirà».

da ComuneInfo

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