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Roma: Rivolta a San Basilio “Qui non vogliamo stranieri”

Dove cresce il rischio di esclusione e povertà assoluta, cresce il rischio di guerra tra poveri. A Roma decine di persone sarebbero scese dalle loro case dei palazzi popolari di San Basilio, nella periferia di Roma, per impedire che una famiglia di cittadini marocchini con tre figli piccoli prendesse possesso della casa popolare che gli era stata assegnata.

Qui non vogliamo negri. Tornate a casa col gommone” avrebbero detto alcuni abitanti. Sul posto è poi arrivata la polizia. Cinque abitanti sono stati denunciati. La famiglia, con tre bimbi al seguito, impaurita ha rinunciato alla casa.

Federico, un giovane del quartiere che partecipa al progetto come attivista dell’Asia(Usb) e tra gli autori del documentario,  spiega come «l’episodio non è che la conseguenza di una grave assenza di servizi e diritti fondamentali, che si vuole far sfociare in guerra tra poveri».

«I grandi mezzi d’informazione hanno dimostrato tutta la loro scorrettezza e poca etica nel trattare questa situazione – è l’opinione di Federico – Negli ultimi anni, abbiamo fatto tantissimi picchetti antisfratto nel quartiere. Qualche mese fa, in centinaia siamo scesi per opporci allo sfratto di una ragazza e successivamente abbiamo realizzato un’assegnazione di tre stabili vuoti in maniera collettiva e autorganizzata. Perché qui non solo c’è degrado e crisi sociale, ma anche una comunità solidale che non abbassa la testa di fronte ai soprusi e alle ingiustizie. Tuttavia, di fronte a tutte queste grandi di manifestazioni di partecipazione e solidarietà nel territorio, non abbiamo mai riscontrato l’interesse delle televisioni. Al contrario, un’azione spontanea, frutto dell’esasperazione di dieci persone, ci ha messi in mezzo a un vortice mediatico che ha raccontato a tutta l’Italia di un’immaginaria rivolta razzista di un intero quartiere».

Insomma, dietro all’episodio di questa settimana c’è una situazione grave e complicata di una nuova povertà che avanza e dell’eterno ritorno del problema della casa… «Sì – conclude Federico – a San Basilio come in tanti altri quartieri la situazione è molto difficile, e in questo conflitto purtroppo le amministrazioni continuano a prendere le parti dei grandi potentati economici. Un esempio di ciò sono i tristemente noti Piani di Zona. Stiamo parlando di decine di migliaia di case costruite con finanziamenti pubblici per essere destinate a risolvere l’emergenza abitative, che invece sono state poi messe sul mercato a prezzi gonfiati. In campagna elettorale, il Movimento 5 Stelle aveva promesso di risolvere questo problema: requisire questi appartamenti e destinarli all’edilizia popolare, rispettando la tanto osannata legalità.

Al contrario, con la nuova amministrazione continuano gli sfratti di queste famiglie, mentre le cooperative private che hanno agito nell’illegalità non vengono quasi toccate. Tutte queste politiche a difesa dei potenti, creano enormi disagi e malessere per le classi popolari. Intanto, dagli schermi televisivi soffiano sul fuoco con un vento di classismo, xenofobia e razzismo, orientando sui migranti una crescente rabbia sociale e additando i lavoratori e i più indeboliti come colpevoli di questo malessere dilagante soprattutto in periferia. Ma noi restiamo al fianco del quartiere, per tornare a organizzare questa rabbia e riprenderci dal basso ciò che ci spetta di diritto. Proprio come in quegli anni che il nostro documentario ha deciso di raccontare con la voce dei suoi protagonisti».

Radio Onda d’Urto  ha intervistato Federico, compagno di ASIA USB, della “Carovana delle periferie” e del Progetto San Basilio Ascoltao o scarica qui

 

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San Basilio. Come viene costruita la guerra tra poveri

Quanto avvenuto a San Basilio, storico e popolare quartiere periferico della Capitale, deve essere ben compreso. L’apparato mediatico e quello della stigmatizzazione d’ufficio sono scattate all’unisono liquidando il fatto come razzismo, xenofobia etc. etc. Nessuno ha cercato di andare in profondità e di rendere disponibili le informazioni necessarie per sapere – e per capire – come funziona esattamente una guerra tra poveri e quanto “dolo” istituzionale ci sia in essa.

A San Basilio da tempo è in corso uno scontro tra abitanti, Ater e Comune sugli alloggi occupati abusivamente. Le occupazioni abusive in pochi casi appartengono al mercato nero delle abitazioni, nella stragrande maggioranza dei casi derivano dallo stato di necessità. In questo caso, la famiglia che occupava abusivamente l’alloggio che l’Ater aveva assegnato alla famiglia di un operaio marocchino, aveva vissuto per tre anni in una roulotte dopo essere stata sfrattata.

Da un lato l’Ater rifiuta di dare soluzione alle occupazioni abusive rivendicando in via di principio la sola legittimità delle assegnazioni. Dall’altro l’offerta abitativa di case popolari a fronte dell’emergenza abitativa è irrisoria. Si crea così un cortocircuito micidiale in cui le graduatorie delle assegnazioni sono poca roba e ferme da anni. Dentro l’immobilismo istituzionale le famiglie senza casa, in modo individuale e spesso non organizzato, passano alle vie di fatto occupando gli alloggi popolari che rimangono inutilizzati.

A San Basilio, proprio alcuni mesi fa, gli attivisti dell’Asia avevano bloccato alcuni sfratti e rimosso le piastre che chiudevano le porte di alcuni alloggi inutilizzati, denunciando il fatto che l’Ater teneva chiuse le abitazioni a fronte di decine di famiglie in mezzo alla strada. Assemblee popolari, occupazioni di assessorati, blocchi stradali hanno provato a segnalare che questa gestione è irresponsabile. E qui forse c’è un errore: questa gestione del patrimonio abitativo pubblico è pienamente responsabile di quanto accade, inclusa la guerra tra poveri che abbiamo visto ancora una volta a San Basilio.

E’ evidente che vedere una famiglia occupante messa nuovamente in mezzo alla strada e sostituita da una nuova famiglia – che ha tutti i diritti per vedersi assegnato l’alloggio – non è affatto un belvedere. Le reazioni erano non solo prevedibili, ma forse sono state anche indotte, cercate, incentivate affinchè venissero fuori e gestite mediaticamente esattamente come accaduto.

Vogliamo e possiamo dirlo con certezza: dentro l’Ater e il Comune di Roma c’è chi sceglie di gestire le cose esattamente come abbiamo visto a San Basilio per produrre e amplificarne l’effetto. I proletari dei quartieri periferici in alcuni casi sono più lungimiranti dei loro veri nemici (istituzioni, padroni del mercato abitativo etc.) in altri casi cadono esattamente nelle trappole che gli vengono allestite davanti. In alcuni casi imboccano con tutte le scarpe all’idea che il problema siano altri poveri come o peggio di loro, magari immigrati. In altri casi trascinano a giudizio popolare dirigenti e funzionari dell’Ater e del Comune. Ma i primi te li portano sotto casa e a tiro, i secondi al massimo mandano avanti i vigili urbani e restano al sicuro nei loro uffici. Sono questi che vanno stanati e messi di fronte alle loro responsabilità.

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San Basilio, Italia. Non permetteremo più a nessuno di dire che negli italiani non ci sono moti razzisti.

Il razzismo offende e affonda l’umanità anche di chi lo sostiene. Il razzismo è un ciarpame di idiozie volgari antiscientifiche come sa chi conosce appena qualche elemento di genetica. Ciò non toglie che in Italia allignano i razzisti con floridità negli ultimi anni, ma bisogna andare al di là di questi aspetti e comprendere la natura di classe e politica dei fenomeni.

Il quartiere San Basilio a Roma è un quartiere disagiato del Nord-Est della periferia, con pochi servizi, poco lavoro e fiumi di droghe: eroina, cocaina, pillole. Storicamente si sviluppa nel dopoguerra e negli anni ’50 con emigranti interni umbro-marchigiani-romagnoli che cercavano lavoro a Roma. Il diritto alla casa in questo quartiere nato nell’abusivismo edilizio è sempre stato molto sentito negli ultimi 50 anni. Un fatto cruciale avvenne molti anni fa: Fabrizio Ceruso morì durante gli scontri con le forze di polizia durante la battaglia per la difesa delle case occupate di via Montecarotto, a San Basilio, l’8 settembre 1974. San Basilio non è un quartiere nero, sono ancora vivaci i Movimenti di Lotta per la Casa, ci sono le Palestre Popolari, c’è il Centro Popolare San Basilio. Eppure sono forti e diffuse le impostazioni fasciste xenofobe che vedono nel negro e nell’arabo il nemico da combattere, da espellere e da… eliminare. L’input di queste impostazioni non viene direttamente da organizzazioni fasciste quanto dai soggetti egemoni nel quartiere, cioè ultrà e crimine organizzato che sovente sono un tutt’uno. Il crimine organizzato a San Basilio è notoriamente la ndrangheta. San Basilio è uno dei posti romani dove di notte, tanto più quando le volanti della mobile arrivano a fari spenti nelle piazze dello spaccio, sui tetti sono presenti numerose vedette al soldo dei pusher. Accade pure che sulla case popolari si affacci il racket quando ci sono le nuove attribuzioni.

Cosa è accaduto ieri a San Basilio? E’ molto semplice: l’adn kronos così scriveva“ 5 denunce per violazione della Legge Mancino, ma non si esclude che dietro le barricate ci sia il racket delle occupazioni Roma, 5 dic. (AdnKronos) – A SAN BASILIO quartiere in rivolta contro l’assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia marocchina. Per impedire l’accesso al palazzo dell’Ater di via Filottramo 15, i residenti hanno alzato vere e proprie barricate, non risparmiando insulti razzisti alla famiglia, con tre figli piccoli. In particolare, i cinque, padre operaio in un’azienda che monta ponteggi, madre disoccupata e tre bambini rispettivamente di 7, 4 e 1 anno, accompagnati da personale dell’Ater, si sono improvvisamente visti accerchiati da un gruppo di abitanti del complesso di palazzine popolari. Gli uomini del Gruppo Sicurezza Pubblica ed Emergenziale della polizia di Roma Capitale, guidati dal vicecomandante del Corpo Antonio Di Maggio, si sono a quel punto frapposti tra la famiglia e i residenti, che intanto li minacciavano e insultavano gridandogli contro ”tornate a casa con i vostri gommoni”, ”non vogliamo i negri” , ”qui ci dovete mettere solo italiani”. Dopo lunghi momenti di tensione, la famiglia marocchina, impaurita e in lacrime, ha deciso di rinunciare all’appartamento e si è allontanata con la propria auto. Nel frattempo sono state chiamate le forze dell’ordine, che hanno denunciato 5 persone per violazione della legge Mancino. Sono in corso anche altre identificazioni. A quanto si apprende, la casa assegnata alla famiglia marocchina era occupata abusivamente da due persone, padre e figlio, che nel frattempo avevano però già iniziato a portare via le proprie cose. Proprio questa circostanza porta però gli investigatori a non escludere che dietro la reazione popolare possa nascondersi il racket delle occupazioni”.

Due elementi non banali ancora non commentati da nessuno. La polizia di Roma Capitale è sembrata frapporsi fra i litiganti, come se avessero tutti una parte di ragione. Ma non aveva qualcuno dei “pizzardoni” presenti qualifica di UPG e se non la aveva nessuno di loro, chi diavolo viene mandato in queste situazioni difficili? Ovvero qualche pizzardone era un UPG e perché hanno chiamato la PS? Inoltre più che la violazione della legge Mancino emerge evidente che si è consumato il reato di violenza privata aggravata, da odio razziale e a danno di minorenni, severo reato perseguibile d’ufficio: non se ne sono accorti gli UPG della polizia di Roma Capitale e della PS?

Non poteva mancare la presa di posizione illuminante al riguardo dei fascisti di Forza Nuova: “Semplificare il tutto parlando di razzismo a noi sembra fuorviante. Siamo, anzi, al cospetto dell’ennesimo tentativo di criminalizzazione, politica e mediatica, di cittadini italiani stanchi ed esasperati dai continui soprusi compiuti da una classe politica negligente e colpevolmente assente. Le denunce ‘per violazione della legge Mancino’, scattate nei confronti dei residenti di via Filottramo, sono un atto vergognoso volto a reprimere legittime istanze sociali, sempre più pressanti ed attuali. Alla luce di quanto accaduto quest’oggi, possiamo sostenere, senza paura di smentita, che il vero razzismo è quello perpetrato contro gli italiani. Forza Nuova sosterrà con forza la rivolta popolare per la difesa di Roma contro chi vuole farci diventare minoranza a casa nostra”. A lanciare il proclama romano di FN è quell’Alessio Costantini già autore del blitz del maggio 2016 al gay center di Roma, del blitz al museo Maxxi dell’ottobre 2016, della serie di provocazioni dei primi di novembre alla Magliana; “incastrato” dai Carabinieri nel gennaio 2016 come partecipante ai Bangla Tour, cioè all’attività di mazzolatura e bastonatura a sangue di decine di bangladesi a Roma Sud, roman version del Ku Klax Klan. Inopinatamente la questura di Roma verso i fascisti non conosce mai diffide ed è quanto mai garantista.

Comunque da situazioni come quella di San Basilio non se ne esce ricordando il passato del territorio e dicendo che si tratta di un quartiere “proletario”, quindi “di classe”. Bisogna costituire posizioni comuni sulla realtà con gli extracomunitari, a partire dal diritto condiviso alla casa, alla legalità costituzionale, al lavoro senza illegalità. E deve essere eretto un muro contro il crimine organizzato e lo spaccio, denunciando il carattere reazionario di chi propone alleanze contro il nemico comune: “’e guardie!”. Una scorciatoia miopemente estremista e voluta proprio dal crimine per continuare a gestire la propria egemonia. Comunque per ironia della storia gli umbro-marchigiani che 70 anni fa arrivarono a Roma da pezzenti post guerra, i negri di allora, a cercare lavoro e casa a San Basilio danno oggi, nei loro discendenti, dei negri ai membri di una famiglia marocchina che cercava una casa: una feroce nemesi.

Claire Lacombe e Maimonide

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*San Basilio: se si cede al razzismo*

Ieri nel quartiere di San Basilio, nella periferia Est di Roma, è successo di nuovo.

Il legittimo diritto di una famiglia di cittadini stranieri (genitori e tre figli) di entrare nell’alloggio popolare regolarmente assegnato è stato cancellato grazie alla protesta violenta di un gruppo di cittadini. Gli occupanti dell’abitazione assegnata alla famiglia, sostenuti da una quarantina di persone, hanno impedito l’accesso all’alloggio lanciando gravi insulti razzisti.

La violenza della protesta, secondo quanto riportato dalla stampa, ha indotto la famiglia a rinunciare all’assegnazione.

Il Comandante della Polizia locale che aveva accompagnato la famiglia per procedere allo sgombero dell’abitazione occupata, la Sindaca di Roma e l’Assessora alle Politiche Sociali hanno espresso una indignazione doverosa annunciando che si procederà all’assegnazione di un nuovo alloggio. Le persone che hanno messo in atto la protesta
sono state identificate per resistenza a pubblico ufficiale. Non è invece ancora chiaro se vi siano anche persone indagate per la violazione della legge Mancino che punisce le discriminazioni “razziali”.

Resta la gravità di quanto accaduto: in un quartiere della capitale la violenza organizzata e razzista ha avuto la meglio sulla garanzia di un diritto fondamentale come quello all’abitazione.

Lunaria esprime innanzitutto solidarietà alla famiglia vittima dell’ennesimo caso di razzismo e chiede alle istituzioni locali e alla società civile di approntare i necessari interventi affinché episodi simili non si verifichino più.

Lunaria

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