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Roma: Ancora fermi e denunce contro le attiviste e gli attivisti di Extinction Rebellion

Ancora fermi e denunce contro le attiviste e gli attivisti di Extinction Rebellion che per il secondo giorno consecutivo hanno tentato di mobilitarsi all’esterno del ministero della transizione ecologica a Roma.

Volevano dare vita ad uno sciopero della fame per indurre il ministro Cingolani a convocare una assemblea pubblica e confrontarsi sul tema della conversione ecologica e della sostenibilità ambientale.

Del folto gruppo giunto nei pressi del MiTe, solamente 7 sono riusciti a sedersi in terra e iniziare la protesta superando i controlli di polizia. In poco tempo però sono stati comunque sgomberati dall’ingresso e trattenuti in caserma per diverse ore.

Stesse scene che già ieri avevano colpito altri 14 militanti della campagna Ultima Generazione di Extinction Rebellion.

Di seguito anche il Comunicato stampa diffuso dalle attiviste e attivisti

Nuovo fermo in questura per tutto gli attivisti di Ultima Generazione: i 5 ragazzi in sciopero della fame che avevano raggiunto il piazzale antistante in MiTE, i pochi che erano riusciti a raggiungerlo a loro sostegno e coloro che neanche vi erano potuti arrivare perché bloccati prima, stamattina, mentre si recavano al sit-in in via Cristoforo Colombo 44.

Sono stati tutti portati al comando dei carabinieri in Viale Asia a Roma, ricorrendo nuovamente a quello che è chiaramente un abuso dello strumento del fermo identificativo, reiterato da giorni.

Queste persone sono sempre le stesse, sono pienamente identificate e identificabili dalle Forze dell’Ordine, hanno fornito più volte i loro documenti, dunque non c’è alcuna giustificazione per questi fermi e per trattenerli per delle ore in caserma: è privazione della libertà.

A livello legale, siamo di fronte all’abuso di uno strumento, il fermo identificativo, da parte delle F.F.O.O.
La libertà personale è sacra, è difesa dalla Costituzione italiana, può essere limitata solo nei modi previsti dalla Legge. Nel caso di queste persone, esse non sono state arrestate in flagranza di reato, perché non hanno commesso alcun reato.

Anche ieri nel primo pomeriggio i Carabinieri hanno rimosso tutte le persone presenti al sit-in e le hanno trattenute per circa 8 ore in caserma per denunciarli per l’art 18 TULPS, manifestazione non comunicata, in aperta violazione di quanto prevede la stessa legge, visto che una manifestazione, anche se non preventivamente comunicata, può essere sciolta solo se esistono elementi di pericolo per l’ordine e la sicurezza.

Ricordando l’analogo episodio che ha riguardato alcuni attivisti di Greenpeace, sequestrati per ore a Sanremo e colpiti da foglio di via per 3 anni, si evidenzia un inaudito e sproporzionato livello di repressione verso chi cerca di portare all’attenzione i gravi ed urgenti temi della crisi eco-climatica e del greenwashing istituzionale.

Dichiara Laura, prima di essere trascinata a forza dai Carabinieri: “Il mio sciopero della fame continuerà ad oltranza, a prescindere dalla sede in cui mi state portando. Continuerò a non mangiare fino a che non otterremo un incontro pubblico con il Ministro.”

Prima di essere portato via, Peter, cittadino al secondo giorno dello sciopero della fame, ha dichiarato:
“Il mio intento nel fare lo sciopero della fame è di chiedere al governo un incontro pubblico. Lo faccio perché in questo momento mi sento impossibilitato nel manifestare in modo differente. La situazione in Italia è di estremo pericolo, si va verso una situazione di desertificazione, di mancanza di cibo. Sono terrorizzato, sento l’esigenza di essere ascoltato e di ottenere un incontro pubblico e la discussione della necessità di indire una Assemblea di Cittadini e Cittadine nazionale deliberativa e vincolante.”

Il racconto a Radio Onda d’Urto di Laura attivista di Ultima Generazione, tra le persone fermate, e l’avvocato Enrico Bianchi, che segue in particolare il caso di un attivista fermato. Ascolta o scarica

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