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Razzismo e discriminazione sono legge

Il governo dell’insicurezza ferroviaria e stradale, quella stessa insicurezza, incapacità di gestire le reti e malfunzionamenti dolosiche è alla base della tragedia di Viareggio, ha varato oggi -naturalmente a colpi di fiducia – definitivamente il cosiddetto”pacchetto sicurezza”, norme odiose e contestate da settori amplissimi della società civile, dai medici ospedalieri ad Amnesty International,dalla Chiesa cattolica come dall’Onu, che non faranno altro che aumentare il numero dei clandestini presenti nel nostro Paese, il lavoro schiavistico e il lavoro nero.- e quando ha dichiarato Paolo Ferrero segretario nazionale del Prc – Contro tali norme, continua Ferrero, ci batteremo in ogni modo e in ogni luogo, a partire dai territori in quanto si tratta di una legge palesemente incostituzionale e che si basa su veri e propri orrori giuridici, dalle “ronde”, che demoliscono lo Stato di diritto per tutti i cittadini, al reato di immigrazione clandestina che rompre il principio di eguaglianza previsto dall’articolo 3 della Costituzione. Reagiremo con forza subito contro questo pacchetto sicurezza, e partire dai territori, organizzando la disobbedienza civile a talinorme, organizzando osservatori e nuclei di difesa legale percittadini extracomunitari e non, denunciando l’iniquità di queste norme alla Corte costituzionale e alle corti penali internazionali,visto che tali norme ledono tutte le convenzioni internazionali firmate dall’Italia.
«Con l’approvazione da parte del Senato in via definitiva del cosiddetto “Pacchetto sicurezza”, si conclude l’iter della legge più razzista e discriminatoria in materia d’immigrazione emanata dal dopo guerra ad oggi». Comincia così un comunicato diffuso oggi dall’associazione Naga di Milano che da anni di occupa di accoglienza di migranti e antirazzismo. “L’introduzione del reato di immigrazione clandestina chiude infine il cerchio della scellerata legislazione italiana in materia – prosegue il comunicato – L’approvazione di tale “indegno” reato nonchè di alcune norme specifiche come l’obbligo di dimostrazione della regolarità del soggiorno ai fini dell’accesso e del perfezionamento degli atti di stato civile (matrimonio, registrazione della nascita, riconoscimento del figlio, registrazione della morte), l’obbligo di dimostrazione della regolarità del soggiorno per la celebrazione del matrimonio in Italia, l’introduzione del permesso a punti e la legalizzazione delle ronde minano nel profondo l’esercizio dei diritti fondamentali da parte dei cittadini stranieri presenti nel nostro Paese; minano, altresì, le basi della società democratica e quelle dello stato di diritto, peggiorando in definitiva la condizione di ognuno di noi, italiano o meno” afferma Pietro Massarotto presidente del Naga “come operatori nell’ambito dell’immigrazione ma, soprattutto, come cittadini esprimiamo il nostro più forte allarme per le conseguenze che deriveranno da tali norme sia per la vita dei cittadini stranieri sia per la loro portata simbolica altamente discriminatoria. Il Naga continuerà a fornire assistenza a tutti cittadini stranieri che si rivolgeranno ai nostri servizi e a monitorare e denunciare ogni violazione dei diritti fondamentali».
“La legge approvata oggi è una legge infame – dice Patrizio Gonnella dell’associazione Antigone -, in quanto individua nello straniero il nemico. E’ una legge che criminalizza coloro i quali vivono in una condizione di mera irregolarità formale. Con il reato di clandestinità ci saranno ora centinaia di migliaia di processi penali che ingolferanno il sistema della giustizia. I Giudici di Pace saranno invasi da centinaia di migliaia di processi contro inermi badanti o lavoratori edili i quali, se non pagheranno la multa e non andranno via dall’Italia, rischieranno il carcere. Questa norma, insieme a quella che legittima le ronde o a quella che estende la permanenza degli immigrati nei Cie fino a 6 mesi, costituisce un primo passo verso un diritto speciale per gli immigrati che tanto assomiglia a quello del 1938”.
L’Arci, dopo l’approvazione definitiva del Ddl sulla sicurezza 733 al Senato, lancia la campagna di disobbedienza civile «Porte Aperte». «A partire da oggi in Italia cittadini che vivono nello stesso Paese non saranno più tutti uguali di fronte alla legge – spiega Filippo Miraglia dell’Arci – né godranno delle stesse garanzie. La maggioranza modifica di fatto la Costituzione negando l’articolo 3 e la pari dignità a cui ogni cittadino senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, avrebbe diritto. Ed è per tutelare i diritti di quanti subiscono le misure razziste e discriminanti di questo Ddl che l’Arci darà ospitalità nei propri circoli ai migranti, aprendo le porte a quelli regolari e agli irregolari, proprio come dopo il 1938 fecero molti “giusti” sottraendo gli ebrei alle leggi razziali. Invitiamo gli esponenti del mondo della politica e della cultura a sostenere, diventandone portavoce, questa campagna, così come chiediamo alle amministrazioni democratiche di non obbedire a questa legge. Disobbedire! Come fece nel 1955 in Alabama Rosa Parks contribuendo in maniera decisiva a combattere la segregazione razziale e dando il via a un percorso di integrazione che ha consentito nel 2009 l’elezione di un Presidente nero a capo degli Stati uniti».
«Il Senato ha approvato oggi l’ultima consistente parte delle riforme legislative del “pacchetto sicurezza”, pianificate dal governo nel maggio 2008, durante il primo consiglio dei Ministri tenutosi dopo l’insediamento. Sin da quel momento, la Sezione Italiana di Amnesty International ha dichiarato la propria preoccupazione per l’impatto di tali proposte e dell’approccio che le ha accompagnate sui diritti umani di migranti e richiedenti asilo. Prevedere la natura penale dell’ingresso e della residenza irregolare in Italia rende obbligatoria la denuncia del migrante che si trovi in tale situazione da parte di ogni pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che ne venga a conoscenza. L’organizzazione per i diritti umani torna oggi a sottolineare che i migranti, per timore di essere denunciati con conseguenze di rilievo penale, saranno percio’ indotti a sottrarsi al contatto con tutti gli uffici pubblici, in qualunque ambito, piombando cosi’ in un’allarmante situazione di mancato accesso ai servizi e di compromissione dei loro diritti umani. Questo stato di cose potra’ colpire i migranti irregolari e i loro familiari – siano essi migranti regolari o irregolari, o cittadini italiani – in diversi campi, tra cui l’accesso alle cure mediche e all’istruzione, la possibilita’ di registrare i bambini e le bambine alla nascita, di contrarre matrimonio, di denunciare alla polizia i reati subiti.A queste norme, osserva con preoccupazione la Sezione Italiana di Amnesty International, si affiancano quelle che prolungano sino a sei mesi i tempi massimi di detenzione dei migranti nei Centri di identificazione ed espulsione, le quali confermano l’utilizzo della detenzione dei migranti come unica risposta e non come ultima risorsa, senza alcuna previsione di misure alternative, come invece richiesto dagli standard internazionali sui diritti umani».«Il Senato ha approvato oggi l’ultima consistente parte delle riforme legislative del “pacchetto sicurezza”, pianificate dal governo nel maggio 2008, durante il primo consiglio dei Ministri tenutosi dopo l’insediamento. Sin da quel momento, la Sezione Italiana di Amnesty International ha dichiarato la propria preoccupazione per l’impatto di tali proposte e dell’approccio che le ha accompagnate sui diritti umani di migranti e richiedenti asilo. Prevedere la natura penale dell’ingresso e della residenza irregolare in Italia rende obbligatoria la denuncia del migrante che si trovi in tale situazione da parte di ogni pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che ne venga a conoscenza. L’organizzazione per i diritti umani torna oggi a sottolineare che i migranti, per timore di essere denunciati con conseguenze di rilievo penale, saranno percio’ indotti a sottrarsi al contatto con tutti gli uffici pubblici, in qualunque ambito, piombando cosi’ in un’allarmante situazione di mancato accesso ai servizi e di compromissione dei loro diritti umani. Questo stato di cose potra’ colpire i migranti irregolari e i loro familiari – siano essi migranti regolari o irregolari, o cittadini italiani – in diversi campi, tra cui l’accesso alle cure mediche e all’istruzione, la possibilita’ di registrare i bambini e le bambine alla nascita, di contrarre matrimonio, di denunciare alla polizia i reati subiti.A queste norme, osserva con preoccupazione la Sezione Italiana di Amnesty International, si affiancano quelle che prolungano sino a sei mesi i tempi massimi di detenzione dei migranti nei Centri di identificazione ed espulsione, le quali confermano l’utilizzo della detenzione dei migranti come unica risposta e non come ultima risorsa, senza alcuna previsione di misure alternative, come invece richiesto dagli standard internazionali sui diritti umani».

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