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Rapporto Migrantes: diritto d’asilo, minori rifugiati vulnerabili e senza voce

Idos-Ocse: immigrati hanno versato 6 miliardi di gettito fiscale

Servono più tutele per i minorenni immigrati non accompagnati. Lo sostiene l’ultimo Rapporto della Fondazione Migrantes, che chiede di “mettere in piedi un reale ed effettivo sistema di tutela e accompagnamento per i minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia, riuscendo ad accompagnarli in sicurezza anche in un altro paese europeo se lì hanno figure adulte di riferimento e riuscire, in tempi brevi e certi, a dare al minore che arriva su territorio italiano un tutore debitamente formato”.
Tra gennaio 2014 e novembre 2016 sono sbarcati in Italia, a seguito di soccorso in mare, quasi 500.000 migranti, tra i quali poco meno di 50.000 minori non accompagnati.
“Nel 2015 e nel 2016 si assiste a un radicale abbassamento del tasso complessivo di riconoscimento di una qualche forma di protezione”. Il rapporto “Il Diritto d’Asilo. Minori rifugiati vulnerabili e senza voce” di Fondazione Migrantes sollecita poi la necessità di “creare accoglienze dignitose per i minori che coinvolgano tutte le regioni e che prevedano il coinvolgimento anche di famiglie o siano in semiautonomia e non solo presso comunità per minori oltre all’attivazione di programmi ponte di tutela, per non farli cadere nell’abbandono al compimento dei 18 anni”.
“Per sollevare i comuni dalla gestione dell’emergenza – propone Migrantes – connessa all’accoglienza dei minori non accompagnati e consentire la distribuzione di questi minori in altre regioni, il Governo e il Parlamento, anziché aumentare i posti disponibili nei centri governativi di prima accoglienza e nello Sprar, hanno deciso di estendere anche ai minori il sistema dei Cas, creando un ulteriore sistema d’accoglienza riservato ai minori non accompagnati e caratterizzato da profili gravemente discriminatori”.
“Gli standard previsti – sostiene il documento – sono estremamente più bassi di quelli stabiliti per le strutture residenziali per minori. In particolare, i Cas possono avere una capienza massima di 50 posti, in netto contrasto con la normativa nazionale e regionale sulle strutture di accoglienza per minori, che prevede il superamento degli istituti di grandi dimensioni a favore di comunità di tipo familiare o comunque di strutture di dimensioni ridotte (in genere tra 8 e 10 posti, a seconda delle normative regionali)”.
L’andamento nel quadriennio 2013-2016 inoltre, sempre fino ad ottobre, “evidenzia un calo progressivo di tutte le percentuali di accoglimento: status di rifugiato al 13% nel 2013, ridotto a un residuale 5% nel 2016”, precisa la Fondazione Migrantes. E poi ancora “protezione sussidiaria al 24% nel 2013, dimezzata nel 2016; protezione umanitaria al 28% nel 2014 e al 19% nel 2016″, anche se fra 2013 e 2014, dopo la fine dell'”emergenza Nordafrica” è stato l’unico in crescita, dal 24% al 28%.
“Naturalmente inverso il trend dei dinieghi, dal 29% del 2013 al 58% del 2015 (l’anno delle frontiere chiuse e dell’avvio dell'”approccio hotspot”) – sottolinea ancora il Rapporto Migrantes – fino al 62% del 2016”.
“Solo nel 2016 – rileva Migrantes – più di 24.000 minori stranieri non accompagnati sono arrivati nel Sud Italia, con un significativo aumento rispetto agli anni precedenti, sia in termini assoluti che in proporzione al totale”,.
Le presenze nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) cresce sempre più ed è quasi l’85% con i suoi oltre 137.000 posti; gli hotspot e i centri di prima accoglienza arrivano a quasi 15.000 posti, mentre nelle accoglienze decentrate Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), in cui i Comuni sono i titolari, ci sono solo poco più di 23.000 persone, cioè meno del 15%.
Per Migrantes, questi dati rivelano fra l’altro “un rapporto squilibrato tra persone in accoglienza e territorio”.
A fine ottobre 2016, si aggiunge, i Cas ospitavano ormai quattro accolti su cinque, il 78%, quasi 134 mila persone: sei volte il totale degli accolti nello Sprar.
A ottobre 2015 la percentuale di accolti nei Cas non superava il 71% del totale, cioè 71 mila persone, mentre a giugno dello stesso anno il 62% (51 mila persone).
“Vale a dire – sottolinea Migrantes – in poco più di un anno l’insieme degli ospiti dei Cas è esploso del 160%. I posti occupati nello Sprar sono invece aumentati di poco meno di 2.000 unità, da 21.100 a 23 mila circa”.
Infine secondo una stima dell’Idos, il centro studi che cura il Dossier sulle migrazioni, in un rapporto realizzato per l’Ocse, già un milione e 150mila cittadini italiani sono di origine straniera e, se continuerà il trend, a metà secolo arriveranno a 6 milioni e influiranno per oltre il 10% sul totale della popolazione.
Sempre secondo l’Idos nel 2015 gli immigrati hanno versato 10,9 miliardi di euro alla previdenza pubblica italiana, di cui sono fruitori solo marginali, e circa 6 miliardi di gettito fiscale.
da Regioni.it

 

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