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Il punto non è l’opportunità di un’intervista ma come la si fa. Senza dubbio l’informazione è propaganda

Ieri sera (mercoledì 4 maggio) il direttore del tg La7 Enrico Mentana ha reso noto che «si onora di non avere mai ospitato» nel tg che dirige nessun #novax allo stesso modo in cui adesso non invita «chi sostine o giustifica l’invasione russa in Ucraina».

Poi, ha riesumato una carrellata di esempi (usati per i novax e oggi per i nuovi esclusi): i negazionisti dell’Olocausto, i negazionisti dell’11 settembre, chi non crede allo sbarco sulla luna e ancora i complottisti di Soros e della sostituzione tecnica.

Gentile direttore,
a chi sostiene molte di quelle cose (Soros, la sostituzione etnica, per esempio), in verità, lei ha dato visibilità eccome: ha ospitato e si è fatto ospitare dai fascisti di Casa Pound che, evidentemente, non ritiene sostenitori della dittatura.

Ma non è questo il punto. non è compito di un giornalista, lei mi insegna, decidere chi va intervistato e chi no. anzi. un giornalista non dovrebbe vedere nemici e amici davanti a sé, né buoni e cattivi, ma voci da ascoltare, da intervitare da incalzare.

Quindi, lei mi insegna ancora, il punto non è l’opportunità di un’intervista ma COME la si fa. così almeno si sono giustificati i giornalisti che per anni hanno ospitato “i ragazzi” di Casa Pound, e che oggi si scatenano contro chi osa voler pensare, contro chi si rifiuta di prendere il acchetto dell’informazione dominante (nelle tv, perché tra la gente dominante non è).

Il problema, gentile direttore, non è quindi ospitare o intervistare i brutti e cattivi.

Quanta realtà ci saremmo persi se non lo avesse fatto chi ci ha preceduti.

Il problema vero, dunque, gentile direttore, è associare – come molti di quei complottisti fanno – antimilitaristi e pacifisti insieme a «chi sostiene o giustifica l’invasione russa in Ucraina».

Il problema, grave, gravissimo, è bollare con un marchio di infamia chi oggi vuole raccontare la realtà senza suggeritori e gobbi, chi chiede tregua, pace e negoziati, chi non crede alla guerra come soluzione di un bel nulla… ecco, bollare chi dissente con un’accusa falsa: è questo il problema. e farlo in modo esplicito o subdolo cambia poco le cose.

Il giornalista non è onnipotente, mai. Senza ascolto, confronto, dibattito e, soprattutto, senza dubbio, l’informazione non rimane che una piccola o grande propaganda, al servizio di un ego, di un potere, di un’idea che non ha il diritto di offendere le altre idee.

Cordialmente.

Tiziana Barillà

manifesto del dibattito pubblico su temi di attualità e politica, settembre 2018

 

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