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Prontomoda Acca di Seano (Prato): Lavoratore bastonato per aver contestato la busta paga

Lavoratore immigrato aggredito a colpi di spranga e spray urticante a Prato per aver contestato la regolarità della busta paga

di Marco Grimaldi

Procure, prefetti e governo fermino l’escalation dei caporali. Quarta aggressione in un mese. Dopo gli articoli, i presìdi e le nostre denunce nulla è cambiato. Il 9 agosto l’ennesimo agguato a un operaio della Acca Srl di Prato, è un’azienda a conduzione cinese che si occupa di logistica e trasporto per il comparto pronto-moda. Alla luce del sole, mentre Sajid, questo il nome dell’aggredito, andava al lavoro. A pochi passi dal magazzino di Prato è stato prima stordito con uno spray urticante e poi preso a bastonate su tutto il corpo. Barbarie.

Sajid è uscito con la testa aperta, senza riuscire a camminare i colpi ricevuti alle gambe. Aveva appena contestato, insieme al sindacato, degli errori sull’ultima busta paga. Qualche giorno fa uomini incappucciati armati di mazze, tirapugni e un coltello aspettavano sotto casa e aggredivano Arslan, e prima ancora era successo a Ljaz, rappresentante sindacale aziendale della Acca. Zigomo rotto, ora in attesa di un intervento chirurgico. Ne avevo parlato proprio su L’Unità. Khalil era stato il primo a essere aggredito sotto casa, alla fine di aprile, mentre gli operai erano già in agitazione sindacale. I lavoratori della Acca da mesi, insieme al sindacato, si ribellavano al lavoro nero, ai turni massacranti sette giorni su sette e alle paghe da fame. Il 10 maggio, dopo una serie di scioperi, un accordo sindacale ha portato alla regolarizzazione dei contratti, a turni di 8 ore per 5 giorni e alla fine dello sfruttamento. Da quel giorno è iniziata una escalation di violenze. Come se questa vicenda fosse uscita dagli stessi radar dell’azienda. C’è qualcosa che non torna e si sente puzza di metodi che vanno oltre il caporalato.

La Acca Srl ha tre stabilimenti tra Firenze, Prato e Seano. Dai magazzini Acca partono per i mercati europei i capi di abbigliamento prodotti nel distretto pratese. Siamo nel settore già reso noto dall’inchiesta “China Trucks”, nella quale la Procura ha ipotizzato reati di estorsione, usura, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo e per 38 imputati associazione per delinquere di stampo mafioso. «Il fatto non sussiste»: con questa formula il principale indiziato è stato assolto dai giudici pratesi dall’accusa di usura, per un episodio risalente al 2011. Zhang Naizong, “il capo dei capi” delle triadi in Europa, come lui stesso si definiva mentre era intercettato nell’ambito della maxi inchiesta della Dda di Firenze, le cui vicende processuali sembrano incontrare continui ostacoli e battute d’arresto. Siamo in un settore dove imprenditoria e criminalità organizzata si confondono e dove da anni la violenza è all’ordine del giorno. I lavoratori da anni la subiscono, incastrati tra faide e guerre di mafia con cui non hanno nulla a che fare. Camion fermati e bruciati, sparatorie e agguati nei luoghi di lavoro. Uso le colonne di questo giornale per lanciare un appello a tutta l’informazione libera. A tutti i cittadini e le cittadine pratesi. Che cosa deve ancora succedere? Ora basta! Chiedo a tutte le istituzioni di intervenire. Alle procure di aprire una vera inchiesta. Ai prefetti e al Governo di agire, prima che sia tardi e ci scappi il morto. Non lasciamo soli i lavoratori e i sindacati in questa battaglia.

da L’Unità

 

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