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Pisa: Daspo a militanti politici‏

Dalla piazza allo stadio: cronache di ordinaria repressione
Nei giorni scorsi a 5 compagni che hanno partecipato alla manifestazione pisana contro la Manifestazione della Lega è stato il daspo (provvedimento amministrativo emanato dal Questore) , il divieto a partecipare a manifestazioni sportive
Qualcuno si domanderà quale sia il nesso tra un corteo sociale e politico e la presenza ad eventi sportivi, ebbene il nesso esiste
La sinistra da solotto in questi anni ha ignorato che attorno alle tifoserie, meglio sulla loro pelle, si misurassero alcuni provvedimenti repressivi destinati ad estendersi a reati di piazza, a manifestazioni di carattere sociale e politico
Un grande laboratorio della repressione è stata la tifoseria, soprattutto quella orientata a sinistra
Ricordiamo l’art. 9 della Legge 41/2007 (Legge Amato),  un mero strumento di repressione, una norma  incostituzionale e di estrema pericolosità in generale per il futuro di ogni manifestaizone di piazza o di dissenso, in nome della quale scatta il divieto di accesso a qualsiasi impianto sportivo a chi abbia subito una sentenza anche di primo grado per reati “da stadio”
Centinaia di daspo sono stati comminati anche per accensione di un semplice e inoffensivo fumogeno o per avere affisso striscioni di solidarietà alle morti di stato, a quanti entrano vivi nelle caserme ed escono dentro una cassa da morto, centinaia di daspo a giovani che non hanno commesso alcuna violenza a cose o persone
Associare la presenza ad un corteo antirazzista al divieto di presenziare a manifestazioni sportive di ogni ordine e grado è quindi possibile, la misura del daspo da tempo viene studiata per proibire la partecipazione a cortei, iniziative di movimento, un provvedimento che ricorda gli arresti preventivi ai danni degli antifascisti alla vigilia della visita di un gerarca
Nella città di Pisa esiste un accanimento repressivo che ormai non sa distinguere tra movimenti sociali, realtà di quartiere, gruppi politici e ultras, tutti accomunati come disturbatori dell’ordine pubblico e pericolosi socialmente.
Per questo solidarizziamo con i 5 giovani colpiti dal Daspo e invitiamo la cosidetta Pisa democratica ed antifascista a riflettere su quanto succede all’ombra della torre pendente , quanto accade oggi a pochi presto accadrà a molti. Per quanto vi crediate assolti siamo tutti coinvolti
Federico GiustiCobas Pisa
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Nella “democratica” Pisa se sei ultras e partecipi a cortei politici ti diffidano. Che lo stadio fosse un laboratorio della repressione qualcuno l’aveva capito tanti anni fa quando la parola d’ordine nel movimento ultras era “oggi per gli ultrà domani per tutta la città”.
Quanto è successo a nella “democratica” Pisa ne è la conferma, se sei ultras e partecipi ad un corteo politico ti applicano il tanto famigerato DASPO. Avevano partecipato alla manifestazione di piazza, nella quale erano avvenuti anche scontri con la Polizia, per protestare contro il comizio organizzato lo scorso 14 novembre dalla Lega Nord. Per cinque attivisti politici è scattato il DASPO emanato dalla Questura di Pisa, ovvero la il divieto ad assistere a manifestazione sportive.
Cosa c’entra un divieto ad assistere a manifestazioni sportive con un corteo politico? Un nesso tra le due cose esiste eccome: è il laboratorio di repressione che viene messo in pratica contro le curve ed oggi si vuole mettere in pratica contro chi manifesta.
Come dimenticare il “famoso” articolo 9 della Legge Amato che dice: “Chiunque ha avuto una condanna, anche solo in primo grado, per reati “da stadio”, non potrà avere la tessera del tifoso”. Questo significa che se – venti anni – fa – un soggetto ha commesso un reato da stadio e per quello è stato condannato non potrà avere la tessera del tifoso. L’assurdità è  per un “ultrà” un tifoso di calcio non è prevista nessuna “riabilitazione”.
In questi anni centinaia di Daspo sono stati emessi per accensione di un semplice e innocuo fumogeno, per l’accensione di un innocua torcia, per uno striscione che chiedeva verità per giustizia per i morti di stato o contro il Tav. Solo la sinistra da salotto non si è accorta di niente, troppo intenta ad inseguire posizioni giustizialiste da talk show anziché sporcarsi le mani analizzando quello spaccato di società che frequenta le curve degli stadi italiani.
Si è ancora in tempo a riprendere in mano questioni come la libertà di movimento, diritti sociali e repressione?
Jacopo Ricciardi Osservatorio sulla Repressione

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