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Pestaggi in carcere, nella commissione d’inchiesta presente anche chi guidò la catena di comando

Chi controlla il controllore?  Il Dirigente del Provveditorato regionale che dispose il trasferimento da Modena i reclusi, ora è nel pool del Dap che dovrà far luce sui pestaggi

Il 22 luglio scorso, su spinta della ministra della Giustizia Marta Cartabia, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ( Dap) ha istituito una commissione per far luce sui comportamenti adottati dagli operatori penitenziari per ristabilire l’ordine e la sicurezza. Parliamo delle segnalazioni riguardanti i presunti pestaggi avvenuti in diverse carceri italiane. Nel pool è presente anche Marco Bonfiglioli, il dirigente del provveditorato regionale che dispose e coordinò il trasferimento dei detenuti dal carcere Sant’Anna di Modena, tra i quali quelli che morirono durante il viaggio, o all’arrivo, verso le altre carceri.

Non è un dettaglio da poco, perché se da una parte c’è stata un’archiviazione del procedimento relativo alla morte di otto persone detenute del carcere modenese avvenuta all’indomani delle rivolte del marzo 2020, dall’altra rimane ancora in piedi la nona morte: quello del detenuto Salvatore Piscitelli, morto ad Ascoli durante il trasferimento. In ogni caso, anche se c’è stata un’archiviazione nei confronti degli altri detenuti, la commissione istituita dal Dap è una indagine interna, quella del ministero della Giustizia, che ha la possibilità di verificare le irregolarità al di là dei procedimenti giudiziari.

Il fatto che tra i componenti della commissione istituita dal Dap ci sia il dirigente Bonfiglioli, il provveditore che coordinò il trasferimento, espone il pool al rischio di non essere super partes. Ciò non significa assolutamente che sia responsabile dei fatti accaduti, ma se si vuole fare una indagine serena, forse sarebbe opportuno tenere fuori dal pool la catena di comando che operò in quei terribili e difficili giorni.

I trasferimenti disposti dal provveditorato rimangono il nodo cruciale. Secondo l’avvocata di Antigone Simona Filippi alcuni detenuti barcollavano, non stavano in piedi. «Secondo noi non si poteva procedere a quei trasferimenti che invece avvennero», ha spiegato l’avvocata Filippi. Alcuni detenuti arrivarono a destinazione già deceduti, altri durante il viaggio, altri ancora morirono una volta giunti nella nuova cella.

C’è appunto il caso di Salvatore Piscitelli sulla cui morte è stata aperta un’inchiesta dopo la denuncia di alcuni suoi compagni trasferiti anch’essi dal Sant’Anna di Modena. Secondo questi detenuti, Piscitelli era stato picchiato e stava malissimo a causa delle sostanze assunte. A più riprese, sempre secondo la loro testimonianza, fu richiesto l’intervento degli agenti penitenziari e quindi del medico senza che avvenisse nulla. Fino a che non venne, semplicemente, constatato il decesso.

Come detto, la commissione è stata costituita giovedì scorso con un apposito provvedimento firmato dal Capo del Dap, Bernardo Petralia, e dal suo vice, Roberto Tartaglia. Alla Commissione viene richiesto di procedere agli accertamenti e ai controlli necessari, con il supporto dell’Ufficio attività ispettiva del Dipartimento, «con un metodo di lavoro collegialmente organizzato, strutturato, coerente e omogeneo per tutti gli istituti interessati» e di riferire ai vertici del Dap entro 6 mesi dalla prima riunione.

La commissione sarà presieduta dal magistrato Sergio Lari, ex Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Caltanissetta e oggi in quiescenza, individuato – come si legge nel documento del Dap – per la sua «lunga e comprovata esperienza e capacità» alla direzione di un importante ufficio inquirente.

L’ex procuratore Lari sarà coadiuvato da 6 componenti, scelti – si legge nella nota del ministero della Giustizia – «fra operatori penitenziari di lunga e comprovata esperienza e capacità professionale». Ovvero Rosalba Casella, Giacinto Siciliano, Francesca Valenzi, Luigi Ardini, Riccardo Secci e Marco Bonfiglioli. Quest’ultimo, del quale non si mette in dubbio l’esperienza e la capacità professionale, essendo appunto il provveditore che dispose e coordinò il trasferimento dei detenuti del carcere di Modena, potrebbe risultare inopportuno.

La commissione nasce anche con lo scopo di fare luce sull’origine delle rivolte dei detenuti avvenute negli istituti nel marzo 2020. Per quello non serve scomodare vari retropensieri. La causa viene da lontano: un sistema penitenziario che, con la pandemia, ha messo a nudo tutta la sua fragilità preesistente. Le dietrologie ( si parlava di regia unica per ottenere benefici, una sorta di riedizione della “trattativa Stato- mafia”), invece, servono per mettere sotto il tappeto le complessità. Ma non sarebbe la prima volta.

Damiano Aliprandi

da il dubbio

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