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Per il governo Turco il vero obiettivo è annientare il popolo curdo

ll Comando generale delle YPG ha rilasciato una dichiarazione che denuncia l’attacco da parte dell’esercito turco contro le postazioni della Unità di difesa del popolo (YPG) e dell’Esercito Libero Siriano (FSA).

Secondo la dichiarazione l’esercito turco ha bombardato le posizioni delle YPG e del FSA nel villaggio di Zormikhar di fronte alla città di Jarabulus occupata da ISIS – usando un intenso fuoco di carri armati a Kobane ovest alle 4:30 del 24 luglio. In questo attacco sono rimaste feriti quattro combattenti del FSA e diversi abitanti dei villaggi locali.

Ieri alle 22:00, l’esercito turco ha bombardato di nuovo lo stesso villaggio con 7 turni di carro armato.

La dichiarazione ha affermato che uno dei veicoli delle YPG è finito sotto il fuoco pesante dall’esercito turco turco a est di Kobanê (ad ovest di Tel Abyad) nel villaggio di Al Findire alle 23:00 di ieri.

“Invece di colpire le posizioni di ISIS, le forze turche attaccano le posizioni dei nostri difensori. Questo non è l’atteggiamento giusto. Sollecitiamo la leadership turca a fermare questa aggressione e di seguire le linee guida internazionali. Stiamo dicendo all’esercito turco di fermare il fuoco contro i nostri combattenti e le loro posizioni “, ha dichiarato il comando generale delle YPG .

da uikionlus

TURCHIA: VIA LIBERA DELLA NATO AI RAID AEREI DI ANKARA CONTRO IL PKK

lLConsiglio atlantico, riunitosi in sessione straordinaria ieri a Bruxelles su richiesta di Ankara, ha condannato gli attacchi dell’Isis e del , appoggiando i raid aerei turchi in Siria e Iraq. Ma, pur affermando il pieno supporto al Paese e al suo diritto a difendersi, le delegazioni di un gruppo di Stati hanno sottolineato l’importanza degli sforzi fatti per raggiungere una soluzione politica nel processo di pace con i , invitando ad un “uso proporzionato” della forza. D’altra parte, nelle stesse ore in cui a Bruxelles gli ambasciatori dei 28 alleati si riunivano, Erdogan, è tornato a mostrare il suo volto più duro. Oltre ad assicurare che Ankara “continuerà nelle operazioni militari contro l’Isis e il ”, così come di fatto è avvenuto qualche ora più tardi, con gli F-16 che hanno bombardato tre postazioni del nella provincia di Sirnak. Il leader turco ha inoltre afermato “l’impossibilità di continuare il processo di pace con chi minaccia unità e fratellanza nazionale”. Inoltre ha chiesto al Parlamento di Ankara di togliere l’immunità ai parlamentari del partito Hdp e far pagare loro “il prezzo” per i collegamenti a “gruppi terroristici”. Il leader del partito filo-curdo Hdp Selahattin Demirtas ha però fatto sapere che l’unica colpa del suo movimento politico è quello di aver conquistato il 13% alle elezioni, respingendo tutte le accuse. Quanto al piano per la “safe zone”, l’area cuscinetto liberata dall’Isis, al confine settentrionale con la Siria, Stoltenberg ha ribadito che si tratta di “una discussione su base bilaterale” Ankara-Washington.

Giuseppe Acconcia giornalista del Manifesto da Radio Onda d’Urto

Curdi vero obiettivo della Turchia

Ormai solo chi ha interesse a non vedere non vedrà che l’intervento militare turco conto lo Stato islamico è solo un pretesto per farla finita, definitivamente, con il suo nemico storico, il popolo curdo.

Certo che è una novità la sua reazione contro i jihadisti dell’Isis visto che la Turchia più volte è stata accusata di appoggiare, direttamente e indirettamente, lo Stato islamico. E di fatto è la prima volta che l’aviazione turca attacca obiettivi jihadisti, nonostante che negli ultimi anni lo Stato islamico si è reso responsabile di numerose azioni armate alla sua frontiera, di attentati costati la vita a decine di cittadini turchi e di aver anche minacciato la sacra tomba di Shah Soliman, uno dei padri della nazione ottomana, sepolto nel XIII secolo un un sito dell’attuale Siria che ancora continua ad essere considerato territorio turco.

L’atteggiamento del governo non è stata la stessa riguardo la questione curda. Nè prima né dopo la tregua del Pkk, né prima né dopo le elezioni che hanno dato all’Hdp, il braccio politico della guerriglia curda, milioni di voti e 81 parlamentari, né l’esercito né la polizia hanno smesso di perseguitare, dentro e fuori del paese, i militanti e simpatizzanti del Pkk, arrestano centinaia di persone, attaccando le loro basi e le sedi dell’Hdp, e spingendo i movimento islamisti radicali, come il partito Huda Par, il Fronte di al-Nusra o lo stesso Stato islamico a frenare il progressivo appoggio popolare verso il Pkk.

Ed è conseguente che, in risposta a questi nuovi bombardamenti, la guerriglia curda abbia rotto la tregua. I suoi dirigenti in realtà la consideravano rotto da almeno un mese, dopo che vari commadi jihadisti, almeno uno organizzato proprio in Turchia, sono penetrati a Kobane per assassinare a sangue freddo circa 300 civili inermi. Da allora gli scontri tra la guerriglia del Pkk e l’esercito curdo non si sono mai fermati.

E’ vero che che c’è stato un cambio di atteggiamento nei confronti dello Stato islamico ma non nel caso curdo e nemmeno nell’uso dello jihadismo per combattere il Pkk perché, in fondo, anche Ankara sta approfittando ora della sua offensiva contro l’Isis per intensificare la sua politica di annientamento dei curdi.

Per meglio comprendere questo atteggiamento turco è necessario fare riferimento ad certe dichiarazioni del “califfo” Abdukr al Baghdadi, massimo autorità dell’Isis, con le quali e per la prima volta, ha minacciato la Turchia per la sua collaborazione con Washington. In sintesi, al Baghdadi diffida Erdogan a non superare certi limiti nel suo intervento, pena attacchi diretti in territorio turco.

Questo stando ad una informativa che, secondo il quotidiano dell’opposizione turca “Zamàn”, è stata distribuito ai vari capi dei servizi di sicurezza turchi proprio qualche giorno prima dell’inizio dell’offensiva. Le stesse minacce sono apparse sul sito web di orientamento jihadista “Konstantiniyye” (antico nome ottomano di Istanbul), che accusa il governo di Erdogan di “tagut”, termine arabo che l’islam ortodosso utilizza per accusare chi tradisce la dottrina di Maometto.

Subito dopo è arrivato l’attentato di Suruç dove sono morti 30 giovani turche e turchi, e lo scontro a fuoco alla frontiera in cui un soldato turco è caduto sotto i colpi jihadisti. I due avvenimenti hanno messo in evidenza, di fronte a tutta la società turca, la seria debolezza del governo di Erdogan e il suo recente fallimento elettorale.

Erdogan non aveva altro rimedio che rispondere alla sfida e realizzare una dimostrazione di forza che, però, risulta sempre più evidente abbia quale obiettivo principale i curdi e non lo Stato islamico, nonostante che, come perfino gli Stati uniti hanno riconosciuto, soprattutto il Pkk sta giocando un ruolo chiave nella lotta sul terreno contro l’Isis, sia in Siria che in Iraq.

Marina Zenobio da popoff

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