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Omicidio Sandri: La difesa del poliziotto: "Sparo non intenzionale"

«La perizia balistica sul proiettile che ha ucciso il tifoso laziale Gabriele Sandri conferma che il colpo di pistola è stato deviato». Lo rende noto l’avvocato Francesco Molino, che difende l’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella, indagato per l’omicidio del giovane tifoso della Lazio, morto lo scorso 11 novembre nell’area di servizio di Badia al Pino ad Arezzo. A determinare la deviazione sarebbe stato l’impatto fra il proiettile e la rete metallica che divide le corsie dell’autostrada. Subito si è riaperto lo scontro fra i difensori dell’agente e il legale della famiglia Sandri. «E’ stato dimostrato che il proiettile non impattò sulla rete di divisione e non venne deviato» è la replica del legale della famiglia Sandri, l’avvocato Michele Monaco. «Non ho letto la perizia – spiega il legale – e lo farò probabilmente lunedì. Mi riservo quindi di prendere visione del documento prima di esprimere un parere». La perizia balistica, affidata dalla procura aretina al professor Domenico Compagnini, è stata depositata nella tarda serata di ieri. «La conferma della deviazione del proiettile – ha dichiarato Molino – è un elemento importante per la difesa. Adesso leggerò attentamente la perizia e poi, il 27 febbraio, il mio cliente sarà sentito dal magistrato. Ma ho già visto che vengono valutate una serie di ipotesi legate soprattutto alla posizione dell’auto dei ragazzi di Roma». Lo scontro fra i legali di Spaccarotella e quelli di Sandri si concentra sulla traiettoria dello sparo. Per i primi, il proiettile venne deviato «in maniera importante» dalla rete che divide le due carreggiate. A dimostrarlo ci sarebbero due perizie. La prima, depositata a dicembre dal Cnr, secondo i difensori dell’agente evidenzia la presenza di tracce di zinco e alluminio sull’ogiva «dovute – spiega uno dei legali, Gianpiero Renzo – all’impatto con la rete». E dalla seconda, quella balistica, arriverebbe la «conferma della deviazione», ha spiegato oggi l’altro difensore, Francesco Molino. Per i difensori di Spaccarotella, Molino e Gianpiero Renzo, l’agente non avrebbe mirato verso l’auto dei tifosi laziali e lo sparo sarebbe partito accidentalmente. In base ad alcune testimonianze raccolte dalla procura, invece, Spaccarotella avrebbe sparato a braccia tese.

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