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No Tav:Storia di Alessandro, colpito in pieno volto da un lacrimogeno

«Plurime fratture di entrambi i seni mascellari, frattura del palato duro, del setto nasale, delle ossa nasali»: non è il referto di un medico di guerra, ma uno dei tanti episodi di “ordine pubblico” che ormai si registrano con sempre più frequenza nell’intricato conflitto sociale della Val di Susa.
Protagonista Alessandro L.; un attivista contrario agli appalti Tav “armato” di macchina fotografica, e colpito in pieno volto da uno dei tanti lacrimogeni lanciati ad altezza d’uomo. In una testimonianza raccolta a caldo e rilanciata su Youtube, Alessandro racconta che il pomeriggio del 24 luglio «era una giornata quasi di festa, c’erano anche gli alpini in congedo, famiglie con bambini… stavamo organizzando una proiezione per commemorare Falcone e Borsellino, e gli agenti di polizia uccisi per mano della mafia. All’improvviso abbiamo visto le scie dei lacrimogeni, e allora ho preso la macchina fotografica per documentare quanto stava accadendo. Sono corso al campeggio, e c’era l’ennesima scena di guerra. Lacrimogeni ovunque, lanci di acqua urticante con gli idranti. A qualcuno avrà dato fastidio la macchina fotografica… non ho neanche visto arrivare il colpo, ed ero già per terra davanti a questo lacrimogeno che continuava a soffiare gas. Io non ho mai tirato un sasso – tiene a precisare Alessandro – né ho mai insultato nessuno, ma anche se lo avessi fatto questo non giustificherebbe la violenza che ho subito». Dopo una lenta trafila sanitaria, che i suoi amici considerano molto piu’ lunga del dovuto, Alessandro è stato operato il 17 agosto, e su di lui le conseguenze dell'”ordine pubblico” continueranno ancora a farsi sentire per mesi. Il caso di Alessandro è tornato alla ribalta in questi giorni per le segnalazioni lanciate in rete da Simonetta Z., l’attivista No-Tav che ha prestato i primi soccorsi accompagnando Alessandro in ospedale. Simonetta racconta che «quando siamo arrivati al pronto soccorso il medico di guardia ci ha parlato di una situazione grave, che richiedeva un trasferimento e un intervento chirurgico d’urgenza per inserire delle placche. Ma il giorno dopo – prosegue Simonetta – è cambiato tutto, e Alessandro è stato dimesso con codice verde e una prognosi di appena 20 giorni. L’operazione descritta come urgente è stata fatta dopo quasi un mese. Il nostro sospetto – dichiara l’attivista – è che abbiano volutamente tenuto basso il numero di giorni di prognosi per nascondere cio’ che per noi è evidente: quel lancio di lacrimogeni poteva essere mortale».
Carlo Gubitosa da Liberazione

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