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NO TAP: la passeggiata del terrore. Racconti di repressione

Riprendiamo e pubblichiamo dalla pagina facebook del Movimento No Tap

Vogliamo condividere con tutti voi quegli attimi, attraverso le parole di chi ha vissuto sulla propria pelle il dolore della repressione. la verita’ di cio’ che e’ accaduto e’ in queste parole. Nessuno restera’ mai solo.

AURORA

Era una passeggiata si..

è quasi un mese che in un territorio viene limitata o abolita la libertà umana: decine di posti di blocco quotidiani, camionette che sfilano sulla provinciale, Digos a massimo regime lavorativo, documenti chiesti ripetutamente, identificazioni, pass da richiedere in questura per andare a casa propria e nella quale non si possono ricevere invitati, cordoni di polizia nel centro storico leccese.

Sono Aurora e sono tra le 52 persone che amano la propria terra e il proprio mare e non vogliono siano devastati per interessi di multinazionali straniare e politici internazionali. Sono tra quelle 52 persone che voleva riprendersi la libertà e che trova assurdo e disturbante il dispiegamento di forze dell’ordine. Si voleva solo passeggiare sulla propria terra, tra gli ulivi e la pineta. Parte di quella terra ora è ingabbiata.

Ho preso un giorno di tempo per scrivere e raccontare il pomeriggio di sabato e la notte della domenica. Ho letto di tutto sui giornali e sentito di tutto dai tg..ho letto di un assalto al cantiere..di un’invasione della zona rossa..di terroristi.. vedo i video diffusi dalla polizia di stato, la quale dichiara che nelle immagini si vedono alcuni attivisti che tentano di entrare nella zona rossa.. ma in quelle immagini in realtà scappavamo..la nostra ERA una passeggiata..ma è diventata una fuga.

Dopo aver letto articoli romanzati, bugie di stato e altri e tanti giudizi mi sento di dover raccontare la mia esperienza personale durante quelle ore. La nostra era una passeggiata nelle campagne e nelle strade adiacenti alla zona rossa e mai si è oltrepassata nessuna recinzione che delimita questa zona, tanto meno si è pensato di farlo. Era una passeggiata si..e così siamo arrivati nelle campagne, da subito un elicottero sorvolava le nostre teste a quota bassa, entrati nelle campagne ci vediamo inseguiti dalla prima ondata di polizia e la deviamo, non volevamo il contatto, volevamo solo passeggiare. Siamo riusciti a rivedere la torre di santasili e le campagne che sono state casa nostra. Ci siamo ripresi istanti di libertà ed è stata un’emozione fortissima. Ma l’atteggiamento e l’andatura dei poliziotti non era per nulla rassicurante e da quel momento la passeggiata è diventata una fuga.

Ci tengo a precisare chi il poliziotto rimasto ferito ha accusato quei traumi perché è caduto solo scavalcando un muretto…

Noi corriamo uniti. Da tutti i lati ci ritroviamo forze dell’ordine in assetto antisommossa, del fumo bianco ci depista, ci confonde, ma corriamo dove vediamo la strada libera e senza ondate di polizia. Corriamo veloce, ci sosteniamo, il fiato non regge (maledette sigarette), si incoraggia e si viene incoraggiati. L’elicottero è sopra di noi e la polizia ci intrappola. Volevamo solo uscire ma veniamo circondati, quasi condotti in un punto impraticabile, fatto di rovi. Io correvo con il fiato corto e il cuore a mille. Guardavo i miei compagni e le mie campagne, nessuno deve rimanere solo, correvo fino a quel terreno di rovi, ci cado dentro..le spine mi fanno incastrare, dietro di me una mia compagna veniva buttata a terra e ammanettata e un mio compagno, andato a soccorrerla, veniva preso con violenza e aggredito da 4 agenti di polizia, manganellato e strattonato. Più mi muovo più mi faccio male, urlo di lasciarli, altra polizia si avvicina e visto le modalità appena usate ho pensato una sola cosa “oggi ci masssacrano”, una mano mi ha tirata su, la mano di un compagno che mi ha alzata e spinta in avanti.

Ma veniamo circondati. Ci intimano di fare quello che dicono loro, di sederci a terra in ginocchio. Non possiamo fare altro. Siamo tesi e ci provocano. Ci insultano. Ci trattano come dei criminali. Ricevo calci sulle gambe. “vi ammanettiamo e vi portiamo via” , “ora ci divertiamo” dicono urlando. Ci fanno sedere. Una ragazzina poco più che ventenne piangeva a dirotto e tremava seduta a terra accanto a me, con davanti poliziotti che manganellavano gratuitamente. Ci ribelliamo alle manette. Non siamo criminali. Vogliamo difendere la nostra terra, i nostri diritti. A uno ad uno, strattonati ci portano sulla strada, vicino ai loro mezzi. Un poliziotto mi stringe il braccio, mi spinge e mi strattona, mi chiede il telefono. Mi chiama per cognome. Cose se mi conoscesse.. come per farmi capire che sa chi sono e che lui ha potere su di me.. mi strappa di mano il telefono e mi perquisisce lo zaino (prima perquisizione). Mi prende i documenti e anche il resto di noi li consegna.

Attendiamo un’ora li. Ci dividono in macchine e camionette. Seconda perquisizione, anche fisica con telecamera e faro puntato in faccia. Metà di noi vengono mandati in questura, l’altra dai carabinieri. Io sono stata portata alla caserma dei carabinieri. Un tragitto percorso in una macchina della polizia a 130 all’ora, passando ogni semaforo rosso, una guida che fa venire il mal d’auto e pericolosa. Arrivati li ci dividono ancora in due stanze. Un cameramen della Digos sogghignando e ridendo ci riprende da dietro il vetro. Sembra prenderci gusto. Nella caserma restiamo 9 ore durante le quali: ci viene fatta una terza perquisizione, ci vengono richiesti ripetutamente i nostri documenti ma avendoli consegnati prima sono in questura, siamo senza telefono e non sappiamo come stanno i nostri compagni, la pressione psicologica è tanta e veniamo isolati, ci vengono fatte foto segnaletiche, ci vengono prese impronte digitali, ci viene limitata la libertà, veniamo accompagnati al bagno, ci impediscono di comunicare con familiari e amici, loro sono fuori spaventati e preoccupati perché non viene fatto sapere nulla, “sono in stato di fermo” “bisogna fare accertamenti”. Tutto questo in uno scenario di carabinieri che non si limitavano in battute o discorsi osceni.

Tra di noi si sdramatizza e ci si fa forza a vicenda. Fuori pochi compagni, pochi ma veri. Penso al resto della popolazione ignara, mi arrabbio. Esco all’una di notte, il mio telefono devo recuperarlo in questura. Abbraccio chi era fuori a sostenere. Chiedo degli altri compagni. Mi dicono che sono stati consegnati fogli di via. E la rabbia sale. Raggiungo la questura e gli altri compagni venuti in sostegno e chi correva con me.. Non sapere come stanno compagne e compagni che hai visto picchiare è devastante. Ci si abbraccia e ci si guarda. “come stai?ti hanno fatto male” “ho dolori ovunque, mi fanno male i polsi per le manette” ci si abbraccia piano perché ci hanno fatto male..maledizione!

Il mio telefono è stato sequestrato perché potrebbe agevolare attività delittuose varie ed eventuali e deve essere utilizzato per le loro indagini.

Tutto questo per cosa? Con che accuse? …..manifestazione non autorizzata e violazione zona interdetta…… Vi sembra eccessivo? Aggiungo che non è un reato penale..bensì amministrativo e quindi direi di si, è eccessivo e malato tutto ciò..è stato fatto abuso di potere..per cosa? Difendere l’inizio del cantiere del progetto del gasdotto TAP che desertificherà e devasterà la nostra terra, inquinerà l’aria, viene imposto da un sistema controllato da pochi con lo scopo di renderci schiavi, un sistema corrotto e corrosivo per l’umanità. Noi scegliamo di non essere schiavi o servi, noi scegliamo di difendere la nostra terra dalla corruzione e dalla devastazione. Noi ci siamo e ci saremo sempre. “NON CI AVRETE MAI COME VOLETE VOI”

STEFANO

Bene, sono passate 24 h, ho riflettuto, pensato e rivisto i fatti di ieri. Ho letto tanto sulle stronzate scritte e e visto in TV le tantissime boiate dette. Ho ascoltato tante critiche, che accetto, secondo cui siamo stati avventati, abbiamo fatto qualcosa di inutile.

NON MI PENTO DI NULLA. Ebbene, qualcuno mi conosce direttamente o indirettamente, qualcuno magari segue i miei post o pagina e si può fare un’idea. Mi presento: sono uno dei 52 pericolosi soggetti facinorosi, per cui si rende necessaria la zona rossa ed anche la zona cuscinetto per proteggere gli operai. Quindi gli abusi, l’uso di assurde misure, la sospensione dei diritti fondamentali è giustificata dalla presenza mia e di altri pericolosi soggetti? Forse però la memoria è corta e quindi è necessario partire da lontano. Si partiamo da un po’ di mesi fa, quando quelle terre le abbiamo calpestate da uomini e donne libere, quando abbiamo adorato la nostra terra, i nostri alberi, quando prima nel presidio vecchio e poi quello nuovo abbiamo passato giornate, pranzato, cenato, vegliato le notti ammirando il celo stellato, il fuoco che riscaldava, quando abbiamo lottato contro mosche e zanzare. In questi mesi quanti attentati, imboscate eccetera hanno subito i vigilanti nel cantiere da noi facinorosi terroristi? Quanti feriti ci sono stati tra quei vigilanti? Avete mai sentito nulla? Però avete dimenticato che gli stessi facinorosi terroristi hanno sventato e domato incendi? Avete dimenticato che gli stessi facinorosi terroristi hanno sventato un furto di un trattore? Poi c’è stato il periodo della capitozzatura ( devastazione) degli alberi, centenari e millenari, non autorizzata e tutte le nostre azioni di contrasto e difesa degli alberi.

Quanti operai, che erano intorno a noi e con i quali abbiamo anche scambiato punti di vista sono rimasti feriti da noi pericolosi facinorosi? Quanti e quali operai hanno rischiato la vita per la presenza di noi terroristi? E quanti poliziotti sono finiti in ospedale? Possibile che mai queste notizie sono venute fuori? Siamo sempre noi. I terroristi pericolosi fanatici antagonisti anarchici sostenitori dell’Isis e chi più ne ha più ne metta. Poi una notte si sono presentati centinaia di cosiddetti tutori della legge che hanno detto: casa vostra non è più vostra, c’è la prendiamo noi. Così è accaduto ai tanti contadini che improvvisamente hanno dovuto fare il pass per entrare nelle loro terre. Abbiamo perso il nostro presidio senza nemmeno aver la possibilità di prendere le nostre cose che sono ancora lì. Ma i presidianti che quella notte erano lì non è che sono stati cacciati o mandati via. No. Sequestrati per 12 ore. Casa tua non è più tua, è mia, ma te ne vai se e quando decido io. Quindi da allora ci siamo dovuti riunire per strada, in vari punti, piazze, lungomare eccetera.

Ma tutto questo è normale giusto? Importante non dimenticare. Sempre in difesa della nostra terra e dei diritti che ci hanno tolti. Leggete ed ascoltate credendo ma dimenticate tutto e non riuscite a farvi una vostra reale e incondizionata idea? Ciò detto passiamo ai fatti di ieri. Siamo stati ingenui? Ok, ma non dovevamo mica preparare chissà quale piano è strategia di attacco o guerra. Eravamo giovani e donne. Ci siamo visti sul lungomare a S. Foca perché non abbiamo più la nostra casa, ma vabbè ( sottigliezze). A poca distanza cinque auto della digos è una dei carabinieri. Bè si, siamo pericolosi d’altronde. Bene, da dove viene tutta la nostra ingenuità da più parti affibiataci? Ci chiedevamo che fare: varie opzioni e tanta indecisione. Quindi ci siamo detti: andiamo a farci la passeggiata nelle campagne, ne sono state fatte altre senza mai alcun problema, passando anche a fianco a vedette delle forze dell’ordine senza alcun problema. A che serviva? Il messaggio era che la terra è nostra e da persone libere la rivogliamo. Ma questa volta era diverso, perché avevano deciso che le cose dovevano andare diversamente. E loro si che avevano studiato tutto a tavolino, vere strategie militari. Ma noi non lo sapevamo. Ingenui? Si, però la presenza di tanta Digos che ci teneva d’occhio ha fatto presagire qualcosa. Ci siamo detti: wagnuni, già mi sta spettante (ragazzi ci stanno già aspettando), andiamo e vediamo com’è la situazione, se se po’ fare andiamo avanti, se non è cosa torniamo e pensiamo ad altro. Sulla strada c’era una pattuglia di polizia con un solo poliziotto che ostruiva un ingresso dalle campagne.

Domanda: perché, facinorosi e pericolosi terroristi non abbiamo distrutto quell’auto, pestato quell’unico poliziotto che evidentemente non ci temeva e siamo entrati ( magari avremmo scoperto la marea di poliziotti in antisommossa nascosti che ci aspettavano)? Ingenui? Da pericolosi siamo andati avanti ignorando l’entrata. Più avanti, cosa insolita, ci attendeva uno sbarramento incredibile in antisommossa non all’entrata della stradina che normalmente facevamo per andare al presidio ( di fronte all’Eurogarden) e dove normalmente si posizionavano ma in mezzo alla strada. Forse dovevamo capire qualcosa, ingenui? A poca distanza avevamo una pattuglia in mezzo alla strada, sempre un solo poliziotto che evidentemente non temeva pericolosi e facinorosi terroristi come noi. Domanda: non potevamo assaltare quella pattuglia? Ci siamo fermati abbiamo ragionato e magicamente abbiamo scoperto un piccolo ingresso in campagna. TRAPPOLA ORGANIZZATA A TAVOLINO. VOLEVANO ENTRASSIMO DA LI.

Ingenui? Siamo entrati ed abbiamo iniziato la nostra passeggiata durata solo due, trecento metri. E già. Perché scorgendo la testa a destra abbiamo visto una marea blu che correva verso noi e le camionette hanno accesso le sirene. Ma dove erano nascosti? Perché ci aspettavano. Quindi d’istinto è finita la passeggiata ed è iniziata la fuga, si fuga, altro che scontri. Poi abbiamo visto che dietro rallentavano e ci siamo presi qualche attimo, lentamente abbiamo preso una direzione che ci avrebbe portati all’uscita ( ormai era chiaro che non era cosa).

Ma questo non ci era concesso e la marea blu ci è arrivata praticamente a ridosso senza che quasi ce ne accorgessimo, io ero dietro al gruppo e insieme ai compagni ho gridato a squarciagola, abbiamo ripreso a correre come pazzi, alcune donne le abbiamo prese quasi di peso e portate, non si lascia nessuno indietro. Praticamente ci hanno spinti verso la zona rossa. Abbiamo capito che era una trappola anche per quell’elicottero praticamente sopra la testa. Ma non siamo andati alla zona rossa, abbiamo saltato muretti per cercare un’ uscita. Da qui in avanti i più esperti che non pensavano solo a scappare ma guardavano il tutto ci facevano da guide. Era un continuo: occhio a destra, occhio a sinistra a cui corrispondevano maree blu. Altro che cento, impossibile.

Erano centinaia. Poi quando abbiamo trovato un cancello aperto era definitivamente chiara la trappola. Eravamo fottuti. Quindi tutto ciò che ho letto e sentito pura fantasia. E poi i video. In uno di vede noi terroristi che saltiamo un muretto ( io in verità non riuscivo proprio a saltarlo e ringrazio il compagno che mi ha sollevato di peso, ormai mi ritenevo fottuto, sarei stato il primo ad essere preso e, solo, mi preparavo ad esser massacrato); bè quel muretto era ben lontano dalla zona rossa che secondo tutti abbiamo assaltato, dava sulla stradina che ci avrebbe portati all’uscita. Ma è arrivato il solito occhiata a sinistra, avevano deciso che non dovevamo uscire. E quindi avanti. Con queste strategie sono riusciti anche a dividerci, due gruppi che disperatamente cercavano di uscire. Ad un certo punto ci siamo fermati e guardati in faccia: basta con questo gioco, tanto non ne usciamo. Abbiamo pensato: ci bloccheranno, ci chiederanno documenti e ci porteranno all’uscita.

Ingenui? E si, perché siamo terroristi che però non assaltano singole auto o singoli poliziotti, no assaltano il bersaglio grosso per altro solo sfiorato e, che cretini, correndo in direzioni opposte. Poi nei video avete visto qualche fumogeno: avevamo un elicottero sulla testa e maree blu che ci inseguivano da tutte le parti, qualcuno ha pensato di creare fumo per aver un chance di coprire la nostra fuga.

Si è parlato di poliziotti feriti in un contesto di scontri ( mai un contatto con loro, solo fuga) e assalto. Bè quel poliziotto li abbiamo visto cadere. Ma noi terroristi ci siamo fatti inseguire apposta affinché cadesse. Ma non si vedono i lacrimogeni lanciati contro persone a distanza ed in fuga. Non avete visto le manganellate dietro il ginocchio mentre mi piegavo a terra e, perso l’equilibrio le altre due sull’altra gamba. Non avete visto per quanto tempo ci hanno tenuti ammassati al freddo, inermi e ad aspettare chissà che. Non avete visto tante cose ma potete credere a ciò che avete sentito e letto. Perché in dittatura la verità da sapere è quella creata ad arte e in ciò decine essere creati a tavolino pericoli e terroristi. Buon per voi che vi credete liberi, in democrazia e che credete alle forze dell’ordine al servizio dei cittadini.

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