Messico: “Clima di impunità” nella violenza contro le comunità del Chiapas
Le organizzazioni Diritti dei Popoli Indigeni Internazionale (IPRI, nella sigla in inglese) e Front Line Defenders hanno manifestato la propria preoccupazione per il “clima di impunità e la mancanza di condizioni di sicurezza” per le comunità tsotsiles e tseltales dei municipi di Aldama, Ocosingo, Chalchihuitán, Chenalhó, Chilón e Pantelhó, nel Chiapas, che hanno subito la violenza da parte di gruppi armati e paramilitari.
Secondo testimonianze raccolte dall’IPRI, coloro che fanno parte dei gruppi armati “sono probabilmente figli di paramilitari che furono addestrati dall’Esercito messicano nel decennio dei novanta e che riproducono pratiche di intimidazione con l’obiettivo di controllare il territorio e bloccare l’organizzazione comunitaria”.
Le organizzazioni hanno segnalato che nei primi giorni del 2022 si sono registrati attacchi armati contro le comunità tstosiles di Aldama, che hanno fatto per lo meno un morto e un ferito, così come l’entrata di incappucciati con armi nella comunità autonoma zapatista di Nuevo San Gregorio, nel municipio Lucio Cabañas, Ocosingo.
Di fronte alla violenza contro le comunità indigene del Chiapas e l’impunità, l’IPRI e Front Line Defenders hanno fatto appello alle autorità federali e statali a far chiarezza sugli attacchi, a condurre un’indagine che identifichi i responsabili e ad assicurarsi che le comunità difensore possano vivere in un ambiente sicuro per difendere ed esercitare i propri diritti umani collettivi e individuali.
Di seguito il comunicato completo:
Noi, Indigenous Peoples Rights International (Diritti dei Popoli Indigeni Internazionale, IPRI) e Front Line Defenders, esprimiamo la nostra profonda preoccupazione di fronte ad una nuova ondata di violenza contro le comunità indigene tsotsiles e tseltales nello stato del Chiapas. Durante i primi giorni dell’anno 2022, alcune organizzazioni locali hanno informato i firmatari di questa lettera sulle costanti aggressioni da parte di gruppi armati nei municipi di Aldama, Ocosingo, Chalchihuitán, Chenalhó, Chilón, Pantelhó e altri, nello stato del Chiapas.
Le comunità colpite hanno riferito che l’impunità che prevale dietro questo tipo di aggressioni favorisce un’atmosfera di insicurezza e lo sfollamento forzato. L’IPRI ha documentato testimonianze dirette che indicano che coloro che fanno parte di questi gruppi armati sono probabilmente figli di paramilitari che furono addestrati dall’Esercito messicano nel decennio dei novanta e che riproducono pratiche di intimidazione con l’obiettivo di controllare il territorio e bloccare l’organizzazione comunitaria e l’esercizio dei diritti collettivi dei popoli indigeni.
Noi, Front Line Defenders e IPRI, evidenziamo che il caso dell’assassinio del difensore dei diritti indigeni Simón Pedro Pérez López, perpetrato il 5 luglio 2021 nel capoluogo municipale di Simojovel, rimane impunito non essendoci stati importanti progressi nelle indagini, fatto che ha permesso che nuovi fatti di violenza continuino a colpire il tessuto sociale e la sicurezza delle comunità organizzate. Simón Pedro Pérez López era un membro dell’Organizzazione Società Civile Las Abejas de Acteal.
Noi organizzazioni firmatarie abbiamo ricevuto informazioni di varie aggressioni da parte di gruppi armati contro la popolazione civile delle comunità indigene di Chivit, Stzelejpotobtik, Yeton, Xuxchen, Tabac, Juxton, Coco’, Stselej Potov e il Capoluogo Municipale di Aldama, nello stato del Chiapas, soltanto nei giorni che vanno dal 5 gennaio ad oggi. Il medesimo giorno 5 gennaio, degli abitanti del municipio di Aldama hanno messo in allarme le autorità del governo del Chiapas su delle detonazioni di esplosivi nel loro territorio.
Il 9 gennaio 2022 sono continuati gli spari in diversi punti del municipio di Aldama. Nel villaggio di Xuxch, le detonazioni hanno raggiunto l’indigeno tsotsil Javier Hernández de la Torre mentre si dirigeva alla sua piantagione di caffè in compagnia della sua famiglia. Javier Hernández de la Torre è membro delle basi d’appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e attualmente si sta recuperando in un ospedale da una ferita di proiettile che gli ha attraversato la testa.
Il 10 gennaio 2022, il giovane indigeno Lorenzo Gómez Ruíz è stato raggiunto da un proiettile nella comunità di Stzelejpotobtik ed è morto poche ore dopo mentre riceveva le cure mediche nell’ospedale di San Cristóbal de las Casas. Lo stesso giorno, approssimativamente all’una del pomeriggio, un gruppo di circa 15 persone incappucciate e armate è entrato nella comunità autonoma 16 de Febrero, situata nel municipio di Ocosingo. Le persone armate hanno colpito un minore e hanno obbligato la signora Hilaria Hernández Gómez ad uscire da casa sua con un figlio di 3 anni, in braccio. Anche se più tardi è stata ritrovata in vita la signora Hernández con i sui tre figli, le organizzazioni locali hanno riferito che il gruppo armato continua a permanere dentro le terre della comunità.
Le comunità indigene dello stato del Chiapas che sono state aggredite in questi fatti difendono in modo pacifico i loro diritti collettivi sul territorio, l’autonomia e la libera determinazione. Questi diritti si difendono in modo collettivo, mediante quelle pratiche che integrano la libera determinazione. Le aggressioni armate contro queste comunità difensore sono un modo per colpire il tessuto comunitario e il soggetto collettivo compromesso con la salvaguardia dei loro diritti.
Noi organizzazioni firmatarie rifiutiamo gli alti livelli di violenza che si registrano contro le comunità difensore dei diritti indigeni nello stato del Chiapas, specialmente nei municipi di Aldama, Ocosingo, Chalchihuitán, Chenalhó, Chilón e Pantelhó, e ribadiamo la nostra preoccupazione di fronte al clima di impunità e alla mancanza di condizioni di sicurezza adeguate per queste forme comunitarie di difesa dei diritti umani nello stato del Chiapas.
Facciamo appello alle autorità federali e statali a far chiarezza sui nuovi fatti di violenza, a condurre un’indagine con la dovuta diligenza per portare speditamente i responsabili di fronte alla legge e assicurarsi che le comunità difensore possano vivere in un ambiente sicuro per difendere ed esercitare i propri diritti umani collettivi e individuali.