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Ma l’Italia è un Paese degno di Cesare Beccaria?

Proposte e soluzioni per la drammatica situazione delle carceri italiane da portare e discutere in parlamento. È questo il risultato dell’importante convegno “Delitti e pena: 250 anni dopo Beccaria” organizzato da Franco Corleone, garante dei detenuti della regione Toscana.

“Sulle questioni del carcere e dei diritti dei detenuti l’attenzione e l’impegno del Consiglio regionale resteranno alti fino a valutare, se il garante regionale dei detenuti lo riterrà utile, una proposta di legge al Parlamento”, così ha dichiarato la consigliera Daniela Lastri nel saluto portato a nome dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale in apertura del convegno che si è concluso ieri.

L’iniziativa rientra tra le manifestazioni della Festa della Toscana “con la quale celebriamo – ha ricordato Lastri – l’abolizione della pena di morte da parte del Granduca di Toscana con l’editto del 30 novembre 1786”. La Toscana, ha sottolineato ancora la consigliera, “è storicamente portatrice di diritti civili e sociali e la Regione ha assunto questa identità con la vocazione di trasmetterla alle giovani generazioni”.

Lastri, parlando del manifesto “No prison, senza se e senza ma” illustrato nel corso del convegno, ha detto di condividere la tesi numero 12 che afferma che invocare oggi l’abolizione del carcere è ripercorrere la strada di chi, nei secoli scorsi, invocava l’abolizione della tortura e della pena di morte. “Noi crediamo in questa affermazione – ha detto – sapendo che l’idea del superamento del carcere, le cui finalità mostrano un evidente fallimento, avrà bisogno di grande coraggio”.

Lastri ha poi auspicato che “la Regione porti a compimento in tempi brevi la struttura di detenzione attenuata presso l’ex Madonnina del Grappa destinata ad accogliere le donne carcerate con figli minori. E mi piacerebbe – ha concluso – che si seguisse con attenzione il dibattito parlamentare inglese apertosi intorno all’idea di abolire il carcere femminile.

Sarebbe un primo passo importante per immaginare modalità per l’esecuzione della pena”. I saluti del presidente della Giunta regionale sono stati portati dall’assessore alla Sanità Luigi Marroni che ha ricordato che “la salute è uno dei diritti fondamentali da garantire ai carcerati”.

L’assessore, dopo aver sottolineato che in questi anni la Regione ha raddoppiato la spesa per la sanità dei carcerati, ha annunciato che sarà presto conclusa la mappatura della salute in carcere, così “da avere a disposizione un documento conoscitivo che ci permetta di affinare al meglio la gestione di questo settore”.

Marroni ha anche affermato “che stiamo arrivando al superamento dell’Opg di Montelupo Fiorentino, grazie ad un progetto innovativo che prevede una struttura sanitaria con elementi di sicurezza e limitato a un esiguo numero di detenuti, quattro centri simili a case famiglia e la gestione dei malati sul territorio”.

Dall’altro canto, il garante dei detenuti Franco Corleone, ha dato il via al convengo con una domanda: “L’Italia può definirsi il paese di Beccaria? E retorico domandarselo dopo che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato il nostro paese per una gestione delle carceri che umilia la dignità umana?”. La questione carcere, ha continuato Corleone, “non si chiude con la fase drammatica del sovraffollamento, perché restano aperti i nodi della qualità della vita in carcere, delle scopo e della finalità della pena, di quale pena sia giusto comminare”.

Poi Franco Corleone indirizza una stoccata nei confronti della commissione giustizia del “ministro ombra” Gratteri: “Sul carcere e sulle condizioni di vita in carcere si sa tutto dal secolo scorso e allora come si giustifica una nuova commissione nominata dal presidente del Consiglio per la riforma della giustizia e del carcere?

Ci sono tante proposte in materia che potrebbero essere discusse e, invece, la commissione propone lavori forzati e carceri speciali. È molto preoccupante”. E ha aggiunto: “Il nostro tema, vale a dire il superamento del carcere, è forte e fo è per poter entrare nella discussione in atto con l’idea di respingere le spinte verso passati secoli imprecisati e di proporre una frontiera nuova, perché è chiaro ed evidente a tutti che il modello della struttura chiusa ha fallito”.

Corleone ha sottolineato che i diritti dei carcerati devono essere la frontiera prioritaria di intervento a partire dal definire “quale pena e quali spazi della pena. Rispetto a quest’ultimo punto per noi è fondamentale che le modifiche delle strutture vengano definite coinvolgendo i carcerati, introducendo cioè una pratica della democrazia in carcere”.

E si devono sciogliere i nodi “della tortura e del diritto all’affettività dei detenuti”. Purtroppo, ha sottolineato, “siamo in una fase in cui, ormai da mesi, il sistema carcere è privo del vertice di governo, e questo non significa che si sia scelto l’autogestione delle carceri, semmai è il segno dì un abbandono”. Il garante ha concluso con una domanda: “Dobbiamo sperare in un miracolo o, invece, in una risposta della politica fondata sulla ragione?”.

Gherardo Colombo: superare il concetto di pena

Al convegno “Delitti e pena: 250 anni dopo Beccaria” è intervenuto anche il provveditore penitenziario Carmelo Cantone Firenze. “Si deve passare da un’idea secondo cui alla trasgressione si risponde con l’esclusione a una posizione che prevede l’inclusione e al contempo il reale recupero della persona alla società”. La proposta di superare il concetto di pena è stata avanzata, nel corso del convegno “Delitti e pena: 250 anni dopo Beccaria, il fallimento del carcere”, dall’ex magistrato Gherardo Colombo. Ha spiegato Colombo: “Premesso che chi è veramente pericoloso deve stare da un’altra parte affinché non gli sia consentito di rinnovare la sua pericolosità, fermo restando che anche a lui devono essere comunque garantiti i diritti umani fondamentali, chi ha sbagliato deve poter essere messo nelle condizioni di essere recuperato come persona”. E ha indicato la strada della “giustizia ripartiva”, che passa attraverso “sistemi di mediazione penale” come ipotesi da seguire. “Tali mediazioni, condotte da professionisti appositamente formati, devono portare i responsabili a rendersi conto di quello che hanno fatto e la vittima ad essere risarcita per il danno subito”.

Nel pomeriggio è intervenuto anche, fra gli altri, il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Toscana, Carmelo Cantone, che ha parlato della dignità del detenuto e degli “spazi della pena”. Il suo è stato l’intervento conclusivo della giornata.

Il convegno, che vede la partecipazione di magistrati, presidenti di tribunale, docenti universitari, avvocati ed esponenti politici, si concluderà domani con la presenza, fra gli altri, del giornalista Livio Ferrari, promotore del manifesto “No Prison”, e con lo svolgimento di una sessione dedicata all’attualità e alle prospettive dell’abolizionismo e con un’altra sessione riepilogativa dei temi affrontati in prospettiva di possibili Stati generali del carcere.

Una tavola rotonda condotta da Laura Zanacchi, redattrice di Fahrenheit e curatrice di “Dei delitti e delle pene, 250 anni dopo Beccaria”, chiuderà la “due giorni”. In calendario, anche in questo caso, gli interventi di avvocati penalisti, politici e magistrati.

Damiano Aliprandi da Il Garantista

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