Menu

Lettera dal carcere di Carinola

Ciao Mario,

la tua corrispondenza è l’occasione di conversazioni che raramente posso intrattenere con i miei omologhi. Molti di loro, purtroppo, vivono ormai in uno stato di assoluta deboscia. E provano totale disinteresse per tutto ciò che accade nel mondo esterno. La lunga detenzione ininterrotta causa inevitabili guasti nella psiche degli internati, tanto che apron bocca soltanto per nutrirsi e per bestemmiare contro santi e contro loro stessi: un quadro reale dell’inferno immaginato da Dante.
È da qui che ti scrivo. La mia vita da isolato scorre come altre volte di ho raccontato. Di nuovo c’è che, con la primavera, a farmi compagnia nel cortile “passeggio”, trovo tutte le mattine una decina di passeri disposti in assise sul filo spinato che corona il perimetro murario. Mi osservano per tutti i momenti nei quali vado avanti e indietro da muro a muro, perplessi. Quando posso, metto in tasca del pane bagnato e scendendo in cortile lo lancio oltre il recinto, così che i passeri possano mangiarlo: è il massimo “bene” che riesco a compiere. […] Ho scritto due righe di congratulazioni ai neoeletti sindaci Pisapia e De Magistris. Mi sono permesso di ricordare a entrambi che il “difficile” è ancora da venire, lobby politiche e comitati affaristici tenteranno di inquinare l’esercizio amministrativo da loro avviato alla discontinuità e alla trasparenza. Giuliano lo conosco di persona, è figlio della borghesia medio-alta milanese, ma è da sempre sensibile ai valori di giustizia sociale e sarà senza dubbio un ottimo sindaco. Luigi, lo conosco dalle sue inchieste. Anch’egli non può dirsi un proletario, ma c’è da sperare ugualmente perché viene da una storia che lo ha visto contrapposto ai compromessi, anche quando questi gli sono stati proposti dai suoi superiori: è quello che in napoletano si chiama una “capatosta”.
Per concludere, non posso non sperare che questa avanzata della sinistra persuada i nostri cugini del Pd a orientare meglio l’alleanza con cui affrontare le elezioni nazionali. Non so cosa altro dire.
Passando al quesito che vorrebbe pormi la redazione di Rebusmagazine.org,  e che tu mi hai girato, ovvero il concetto di libertà, dico subito cosa la “Libertà” non è assolutamente: vivere dentro o fuori una prigione. Cerco d’esser più chiaro. Liberarsi da qualcosa è tutt’al più un respiro di libertà che, come avviene nella nostra vita, ha bisogno di non fermarsi, di ripetersi e di cercare sempre nuove liberazioni. La libertà non è quindi per me un luogo da vivere egoisticamente. Nessun uomo sarà veramente libero se attorno a lui non vi saranno uomini altrettanto liberi, sosteneva il nostro compagno Gramsci, che mi onoro di condividere. Pensiamo a quanto sia difficile esercitare la propria sacrosanta libertà di mangiarsi un panino con le salsicce tra persone che non toccano cibo da giorni. Paragone banale, ma al momento non me ne vengono di migliori. Il comunismo ai suoi più alti livelli è esso stesso libertà, perché elimina la competizione tra gli uomini, deleteria in sé, disponendoli alla più edificante cooperazione: per crescere assieme e insieme liberarci tutti. Progressivamente.

Alfio

Leave a Comment

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>