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Lettera aperta a Marco Travaglio

Egregio sig. Marco Travaglio, con le sue affermazioni, ho l’impressione che lei stia istigando molti, stranieri e non, ad iniziare a delinquere. Le spiego meglio: ho sentito una trasmissione su La7 alle ore 20.30 del 02-09-2015 dove fra gli ospiti c’era anche Travaglio, e sempre la stessa storia, “in Italia non finisce in carcere nessuno”. Se è così non riesco a capire perché le carceri italiane sono sempre sovraffollate. Io poi mi sono sentito male, perché questo tipo di informazione ha contribuito molto al fatto che io oggi scrivo dal carcere, come detenuto.

Arrivato in Italia nel 1997, tutto quello che conoscevo dell’Italia l’avevo preso dalla televisione (il bel paese dove tutti i sogni diventano realtà), il mio sogno era mettere insieme qualche milioni di lire e tornare al mio paese per continuare gli studi. Mi illudevo! Alle periferie di Napoli dove ho trovato ospitalità il lavoro che sono riuscito ad avere era in agricoltura, con la paga ricevuta a malapena riuscivo a pagare l’affitto e da mangiare.

Sentendo alla tv affermazioni come le sue “in Italia non finisce in carcere nessuno”, ho avuto la “brillante” idea di iniziare a commettere i primi “furtarelli”, e così sono iniziati anche i primi fermi da parte delle forze dell’ordine, e come Lei sostiene dopo pochi giorni venivo rilasciato in attesa del processo, a me bastava essere “libero”, intanto dalla tv, non so se da Lei o da altri, sentivo le parole “in Italia non finisce nessuno in carcere e nessuno paga per i crimini commessi”, queste parole mi hanno convinto ad iniziare ad aumentare la gravità dei miei reati. Io sto scontando TUTTA la mia pena anche per quei “furtarelli”, fino all’ultimo giorno.

Sono straniero e detenuto in Italia dal gennaio 2009, ho un cumulo di pene dove la pena più alta è 5 anni. Il 31 agosto 2015 mi è stato comunicato che dovevo scontare altri 8 mesi di detenzione per un tentato furto commesso nel 1999, oggi sono in carcere e mi è rimasta da scontare soltanto la pena di anni 1 e mesi 3 per falsa dichiarazione al Pubblico ufficiale e gli 8 mesi per tentato furto nel 1999. E allora non mi ci trovo! O non ho capito quello che dicevano le persone che parlavano alla televisione al tempo in cui io ho iniziato a delinquere o loro non sapevano quello che dicevano, secondo loro io NON dovevo essere in carcere, e come me ci sono tanti altri.

Non ho nulla da perdere o da guadagnare, non mi permetto e non sono nella posizione di fare la morale a nessuno, volevo solo dire che questo tipo di informazione è in un certo senso, anche se so benissimo qual è la mia responsabilità, corresponsabile delle azioni che io ho commesso, e questo tipo di informazione in un certo senso, paradossalmente, ha la sua responsabilità anche verso le vittime dei miei reati, perché mi avevano convinto che potevo fare tutto quello che volevo e non avrei pagato per i miei reati.

Egregio sig. Travaglio, mi sono rivolto a Lei in quanto se parlassi in generale la responsabilità non sarebbe di nessuno, certo sarebbe veramente bello se solo Lei avesse questa linea di pensiero, ma invece sono molti i giornalisti e politici che fanno queste affermazioni, può essere che veramente ci credono, ma NON è così.

Speranzoso, ma non molto fiducioso in un cambiamento della propaganda mediatica su questo tema, voglio ribadire che in Italia paghi per tutto quello che fai, può darsi in ritardo, ma paghi.

La saluto dal carcere di Padova, convinto da un certo tipo di informazione che non avrei mai pagato per i miei reati commessi in Italia.

Clirim Bitri – detenuto carcere di Padova

da Ristretti Orizzonti

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