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Le Questure e i regolarizzabili

Caro “Osservatorio”, nell’agosto del 2009 lo Stato italiano decise, con una legge sui provvedimenti anticrisi, che era possibile regolarizzare, come colf e badanti, clandestini e clandestine che già lavoravano, da almeno tre mesi, presso le famiglie italiane. Venivano escluse dalla regolarizzazione le persone pericolose per la sicurezza dello Stato, sospettate di terrorismo, segnalate da altri stati europei come indesiderabili o condannate per uno dei reati per cui è previsto l’arresto, in caso di flagranza, obbligatorio o facoltativo (normalmente reati con una pena superiore, nel minimo a 5 anni per l’arresto obbligatorio o di 3 anni per l’arresto facoltativo). Molti extracomunitari pensavano di aver finalmente risolto il problema di un loro soggiorno regolare in Italia. Da un po’ di tempo alcune Questure stanno sostenendo che non sono regolarizzabili gli stranieri che sono stati condannati per il reato di “clandestinità” introdotto nell’ordinamento dal pacchetto sicurezza nel luglio del 2009 (reato che prevede una pena da 1 a 4 anni) perché la pena lo farebbe rientrare nei reati nei quali è facoltativo l’arresto in flagranza. Senza voler approfondire il tema giuridico voglio solo segnalare l’assurdità dell’applicazione di una legge che intende sanare la posizione di clandestini e lo nega perché queste persone sono state riconosciute, con una Sentenza di condanna come “clandestine” ossia per quello che sono e per cui si era deciso di intervenire, “sanandole”, e per null’altro. A parte gli aspetti umani di chi ormai vedeva raggiunto l’obiettivo della sua regolarizzazione e se lo vede sfumare davanti agli occhi e la casualità punitiva di chi è incappato nel nuovo reato dall’agosto 2009 ad oggi, non si può non criticare l’irragionevolezza che mette in difficoltà tante famiglie italiane e toglie speranza a tante persone, soprattutto giovani.

Avv. Gianfranco Carbone Trieste

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