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La storia di Pino, in manicomio da bambino per un pezzo di pane

Pino Astuto è rimasto rinchiuso nel manicomio di Girifalco per 32 anni senza avere nessuna patologia. Una volta libero ha deciso di iniziare una battaglia in tribunale: dopo 10 anni di processi ha vinto ottenendo un risarcimento

di Simona Berterame da Fanpage

La data del suo ricovero Pino Astuto ce l’ha stampata nella mente. “12 dicembre 1967, era un venerdì”, afferma con sicurezza. Non stiamo parlando di una degenza in ospedale per un braccio rotto ma dell’internamento in manicomio di una persona, anzi di un bambino di appena 9 anni. Un bambino senza nessuna patologia. Scenario di questa storia è Girifalco, un piccolo paese calabro noto appunto per aver ospitato un manicomio per quasi un secolo. Tutto è iniziato per il tentativo di furto di un pezzo di pane. Pino è cresciuto senza il padre e con una mamma molto severa, ultimo di sei fratelli. Una mattina di dicembre Pino viene mandato dalla madre a comprare il pane, ma nel tragitto verso casa la fame era troppa. “Mangiai tutto il pane appena preso al mercato – racconta Pino a Fanpage.it – mia madre mi avrebbe riempito di botte, perciò sono tornato indietro per provare a rubare un filone ma sono rimasto chiuso nel negozio e la mattina dopo mi hanno beccato”. La polizia giunta sul posto comunica alla madre di Pino che lo porteranno via. La donna non rivedrà più il figlio e non andrà mai a trovarlo in manicomio. Pino era solo un bambino di 9 anni e non sapeva dove lo stavano portando e che da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

Trent’anni in manicomio

Pino è solo un bambino e non ha nessuna patologia eppure gran parte della sua vita sarà costretto a trascorrerla rinchiuso tra le quattro mura di un manicomio. Anche la sua cartella clinica parla chiaro: la diagnosi è di carenza affettiva, ricoverato per ragioni umanitarie. Pino si è visto togliere l’infanzia e la sua giovinezza e ha trascorso più di trenta anni insieme a pazienti malati psichiatrici più o meno gravi. “Ho tentato di scappare ma non c’è stato verso – confessa – lì ti picchiavano, sono stato anche legato al letto solo perché mi ribellavo”. I giorni nel manicomio scorrevano lenti e tutti uguali, Pino non ha mai potuto festeggiare il suo compleanno e neanche il Natale. Uno dei pochi momenti di “socialità” era il passaggio della processione del Santo nei pressi della struttura: “Mi ricordo che da bambino mi mettevo a guardare le persone passare da dietro le grate delle mie finestre e pensavo: guarda che bello lì fuori”.

La nuova vita di Pino

La legge Basaglia che ha disposto la chiusura dei manicomi risale al 1978 ma ci vorranno quasi altri 20 anni prima che Pino venga dimesso. L’uomo sente però di aver subito una vera ingiustizia e vuole andare a fondo. Dopo aver bussato alle porte di diversi avvocati, incontra Serenella Galeno che decide di sposare la sua causa. Si tratta di un caso giudiziario unico al mondo, un paziente internato in manicomio che chiede di essere risarcito per gli anni di vita persi. Dopo dieci anni di processi Pino ha ottenuto un risarcimento di 50mila euro per il “riconoscimento della responsabilità dei sanitari per aver eseguito un ricovero illegittimo“. I giudici hanno riconosciuto la sussistenza del “danno non patrimoniale individuabile nella perdita di chance dall’essere inserito in un nucleo familiare“.

Intanto Pino è rimasto nella sua Girifalco, vive con una piccola pensione insieme a sua moglie Angela in una casa modesta ma dignitosa, dove quasi ogni mobile è stato realizzata da lui. Oggi Pino è un artigiano, ama dare nuova vita agli oggetti. Ha 64 anni e sta provando a riprendere in mano la sua vita, anche se tutti gli anni perduti non glieli darà indietro nessuno: Mi è mancato tutto ma ormai il passato è messo sotto una pietra, non si può tornare indietro“.

 

 

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