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La rivolta dei migranti a Conetta

È cominciata ieri (2 gennaio) per la morte di una donna ivoriana in un centro di accoglienza in provincia di Venezia, 25 operatori sono rimasti bloccati per ore e si è risolta solo a tarda notte

Nella notte tra lunedì e martedì i carabinieri e la polizia sono intervenuti nel centro di prima accoglienza di Conetta, una frazione del comune di Cona, in provincia di Venezia, per fermare una rivolta che era cominciata diverse ore prima. Gli ospiti nel centro, circa un migliaio di richiedenti protezione internazionale, avevano iniziato a protestare dopo la morte di una donna ivoriana di 25 anni, Sandrine Bakayoko, arrivata a Cona quattro mesi prima a bordo di una delle tante imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo dalla Libia alle coste della Sicilia. I richiedenti protezione internazionale hanno occupato il centro, hanno spento tutte le luci e acceso dei roghi, e hanno rinchiuso 25 operatori della cooperativa Ecofficina nella struttura: la situazione si è risolta solo a tarda notte, quando gli operatori sono stati fatti uscire dal centro.

Il centro di prima accoglienza di Conetta, una frazione di 197 abitanti a metà strada tra Piove di Sacco e Cavarzere, ha aperto nel 2015 all’interno di una ex base missilistica di proprietà del ministero della Difesa ed è stato dato in gestione alla cooperativa Ecofficina. Da allora ospita i migranti che sono in attesa di sapere se la loro richiesta di protezione internazionale verrà approvata dalle varie commissioni territoriali presenti in Italia. Già prima della sua apertura, il sindaco Alberto Panfilio si era detto preoccupato che la struttura potesse diventare una specie di centro di prigionia, visto che si trova nel mezzo della campagna ed è priva di collegamenti e servizi. Nel corso dell’ultimo anno Ecofficina ha ricevuto molte critiche per la gestione del centro. Nel gennaio 2016 decine di migranti avevano organizzato una protesta per chiedere migliori condizioni di vita: si erano lamentati di avere freddo durante la notte, della mancanza di vestiti e di acqua calda per lavarsi, della scarsità di docce e servizi igienici, oltre che della carenza di medicine e assistenza medica. Diversi dubbi erano stati espressi anche da una delegazione di avvocati dell’associazione Giuristi democratici, che avevano visitato il centro qualche mese dopo.

Lunedì è cominciata l’ultima di una serie di rivolte organizzate dai migranti del centro. Il motivo è stato il ritrovamento del corpo di Sandrine Bakayoko in uno dei bagni della struttura. Il compagno della donna, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto che Bakayoko si era sentita male già all’alba di lunedì ma lui l’ha trovata priva di coscienza solo intorno a mezzogiorno: «Ho sfondato la porta e l’ho trovata lì, distesa a terra. Stava male da giorni, tossiva, aveva la febbre. Questo non è un posto dove ospitare delle donne». I migranti ospitati nel centro hanno raccontato che i soccorsi ci hanno messo molto tempo ad arrivare, una ricostruzione però smentita dagli operatori del 118.

Nel pomeriggio è cominciata la rivolta. I migranti hanno occupato l’intera struttura e hanno rifiutato i tentativi di mediazione degli operatori di Ecofficina. Poi sono riusciti ad accedere ai locali dove si trova la centralina elettrica e hanno spento tutte le luci. Un operatore di Ecofficina ha raccontato al Corriere che per un po’ ha funzionato il sistema elettrico di emergenza ma poi i 25 dipendenti della cooperativa bloccati nella struttura sono rimasti al freddo e al buio per diverse ore. Nella notte sono intervenuti i carabinieri che hanno tentato di mediare con i migranti la liberazione degli operatori, accordata solo a tarda notte. A quel punto gli operatori sono stati fatti uscire con delle auto, che però sono state colpite da alcuni oggetti lanciati dagli stessi migranti. La procura di Venezia ha aperto un’indagine su quanto accaduto e oggi verrà fatta l’autopsia sulla donna ivoriana per chiarire le cause della morte.

da il post

L’intervista realizzata da Radio Onda d’Urto con Loris Ramazzina della rete “Bassa Padovana Accoglie”, che ha visitato due volte la struttura di Cona in aprile e in novembre.
Ascolta o scarica l’intervista

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Si chiamava Sandrine Bakayoko

sandrine

Questa giovane donna si chiamava Sandrine Bakayoko, aveva venticinque anni e aveva chiesto asilo in Italia.

È morta, per cause ancora sconosciute al momento in cui scrivo, nel cosiddetto “centro di prima accoglienza” a Cona (Venezia). Ne è seguita una rivolta all’interno della struttura: coloro che vi sono ospitati, in condizioni igieniche allucinanti com’è stato visibile dalle foto, hanno dichiarato di aver chiesto soccorso per Sandrine alle 8 di mattina e che però l’ambulanza ci ha messo 6 ore ad arrivare (i sanitari dicono di essere partiti non appena ricevuta la chiamata).

“La situazione è poi degenerata – scrivono oggi i giornali – La protesta è sfociata in una rivolta con mobilio e oggetti dati alle fiamme. Uno scenario che ha costretto gli operatori del centro a cercare rifugio nei locali della struttura, barricandosi in alcuni container e negli uffici amministrativi della struttura, dove sono rimasti poi bloccati per ore”. Liberati durante la notte, paura a parte, stanno tutti bene. Il centro è una ex base missilistica in cui sono ammassate circa un migliaio di persone ed era già stato scenario di proteste in precedenza.

Come se tutto questo non fosse abbastanza ignobile, nei forbiti “dibattiti” che seguono gli articoli Sandrine semplicemente scompare. La sua morte non interessa a nessuno. A volte c’è un rimando del tipo: “Ma in Costa D’Avorio la guerra civile non e’ finita anni fa? Cosa ci fanno ancora in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato le persone che sono arrivate dalla Costa d’Avorio?”, ma non il suo nome, nemmeno un’espressione di rammarico o sconcerto – visto che chiedere empatia sarebbe probabilmente esagerato.

Abbiamo invece una valanga di economisti, politici e opinionisti da tastiera che ci spiegano il “costo sociale dei milioni di stranieri già presenti sul territorio”, assicurano che “questa invasione è voluta dal pd per spendere 4,5 miliardi l’anno fuori dai vincoli europei” ma anche che “gli altri farebbero la stessa cosa, compresi i 5S, con le chiacchiere e gli slogan non conclude nulla…” e che “nel 2011 sbarcarono ben 22.000 tunisini, al governo c’era Berlusconi ministro degli interni Maroni il quale per risolvere il problema dette il permesso di soggiorno a tutti perché dovevano andare in Francia invece chiuse le frontiere e questi sono ancora qui”; stigmatizzano “le direttive di un’Europa criminale” e i “governi pecoroni” che le seguono, si preoccupano dell’italica gioventù e della scarsità di risorse loro rivolta, a confronto di quel che ricevono i migranti: “I “giovani” albanesi (fino ai 19/20 anni) si presentano in Italia dicendo di essere minorenni, ovviamente senza documenti. Li alloggiamo in alberghi 3*, wi fi libero, gli passiamo una scheda SIM gratis e gli diamo una somma mensile per le spese di sostentamento. E NON FANNO NIENTE!! E i nostri di giovani? A loro chi ci pensa?”.

Naturalmente, amministrassero loro il territorio e dovessero gestire la questione in generale e ciò che è accaduto a Cona, le soluzioni sarebbero pronte:

– Intanto cominciamo a finirla di chiamarli ipocritamente migranti.

– Sono da espellere TUTTI, senza processi e/o lungaggini burocratiche!

– Vanno rimpatriati tutti senza troppi problemi quelli del centro. Sequestrare personale operativo è un reato

– Non solo siamo l’unico Paese, o quasi, ad accoglierli, hanno pure da protestare sul cibo, modalità, termini etc, Ma che restino nei loro Paesi, siamo stufi!!! Solo diritti hanno ed alcun dovere.

E il futuro lo vedono proprio nero:

– Ma a che serve l’accoglienza, se poi li troviamo solo a chiedere elemosina fuori dai bar, centri commerciali ecc.?

– Vengono e pretendono, vivono al di fuori delle regole, tutto gli è dovuto, sanno che qui non gli possono fare niente e hanno capito che più ce ne sono meglio è per loro

– Sono solo alcune decine di migliaia. Quando saranno milioni come faremo?

– Questo di Cona è solo l’inizio di quello che presto succederà nei vari centri italiani, fanno le rivolte, ora è andata bene, ma non illudiamoci, questi non hanno nulla da perdere…

– Mi domando cosa debba ancora accadere perché quei geni al governo si rendano conto che la situazione è un tantinello fuori controllo.

– Bronx prossimo venturo… siamo perduti.

Infine c’è il genio che chiede accorato: Ci deve scappare il morto? Aspettiamo quello?

Psst, signore? Di morti, in mare e soffocati nei camion e altrove ne sono già “scappati” decine di migliaia: quella di oggi è una morta, si chiamava Sandrine Bakayoko. Sono sicura che non vuole la sua compassione neppure da cadavere ma il rispetto, signore, quello lei e i suoi “compari di commento” glielo dovete comunque.

Maria G. Di Rienzo Giornalista, formatrice, regista teatrale femminista, cura il blog lunanuvola

da Comune-Info

 

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