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Per la questura di Pavia “Ultima generazione” è un movimento oltranzista

La questura di Pavia nel richiedere ai giudici del Tribunale di Milano di applicare la sorveglianza speciale per un anno all’attivista Simone Ficicchia ha definito nella richiesta “Ultima generazione” un movimento “oltranzista”

L’ultima denuncia in ordine di tempo gli è arrivata per aver violato il foglio di via e il divieto di ritorno nel Comune di Roma, dove stava andando per una intervista tv proprio a ridosso dell’ultima azione del movimento davanti al Senato. Ma è solo appunto l’ultimo dei provvedimenti presi o chiesti per Simone Ficicchia, 20enne attivista del movimento ambientalista

Per Ficicchia la questura di Pavia aveva già chiesto ai giudici del Tribunale di Milano di applicare la sorveglianza speciale per un anno proprio per quegli episodi definendo nella richiesta ‘Ultima generazione un movimento “oltranzista”. Sull’istanza dovrà decidere la Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano dopo un’udienza fissata per il 10 gennaio. La questura ha chiesto per il 20enne la sorveglianza speciale per “pericolosità sociale” per un anno con obbligo di dimora nel Comune di Voghera, dove risiede. E nelle 18 pagine della richiesta vengono elencati oltre 30 procedimenti aperti a suo carico per varie azioni negli ultimi mesi, tra cui pure diversi blocchi stradali.

Proprio uno di questi blocchi gli era valso il foglio di via obbligatorio e il divieto di ritorno nel Comune di Roma “Noi difendiamo il carattere non violento delle nostre azioni“, ha rivendicato Ficicchia. “I nostri metodi sono discutibili, ma non meritiamo questo livello di repressione – ha aggiunto -. Ci sono accordi internazionali firmati in cui si stabilisce che non si deve più investire sui combustibili fossili e l’Italia sta violando questi accordi“.

Ficicchia, scrive la questura di Pavia, “emerge come esponente di punta di tale organizzazione, risultando sempre in prima linea nelle azioni delittuose perpetrate da tale associazione“. Non possiede “nessuna fonte di reddito documentata” e “si può logicamente suppore che, seppur solo parzialmente, l’organizzazione a cui lo stesso aderisce possa far fronte, in qualche modo, alle sue spese di sostentamento e di spostamento” per le azioni di protesta.

Per quanto riguarda “l’assetto organizzativo interno” del “movimento oltranzista“, scrive ancora la questura nella richiesta di sorveglianza speciale “se dal punto di vista formale manca di un ordinamento verticistico, ciò non esclude l’esistenza di una gerarchia di fatto“. Sulla posizione di Ficicchia la questura spiega che sono “davvero impressionanti” gli “episodi di cui si è reso protagonista nell’anno in corso e le numerosissime violazioni di legge“. A suo carico sono stati contestati reati che vanno dall’interruzione di pubblico servizio, al danneggiamento e imbrattamento fino alla resistenza a pubblico ufficiale e alla violenza privata. Ed è stato destinatario di diversi fogli di via emessi in varie città.

La sua “pericolosità sociale” deriva, si legge, “oltre che dalle turbative create per l’ordine pubblico (molteplici sono i momenti di forte tensione creati con la cittadinanza durante le proteste e i blocchi della circolazione) e ai danni materiali cagionati (i vari danneggiamenti o imbrattamento di cose altrui, sia pubbliche che private), anche dal fatto che in molte occasioni il blocco al traffico veicolare è stato posso in essere su strada a scorrimento veloce, come tangenziali, autostrade e il grande raccordo anulare di Roma“.

Da anni ormai va di moda uno strano balletto, quello di chi vorrebbe danzare con disinvoltura all’interno delle logiche di palazzo e di potere e nel tempo stesso affiancare i movimenti con l’obiettivo di egemonizzarli o dividerli.

Tutto questo stabilendo, dall’alto, chi è legittimato a farne parte, spesso in nome di presunti criteri nonviolenti.

Pochi però sembrano in grado di andare oltre la logica del “politically correct” dimostrando scarsa coerenza e poca conoscenza dei principi della nonviolenza, strumentalizzandola a fini propagandistici.

Ci si appella alla nonviolenza e si condannano gli episodi che vanno oltre il consentito (dal lancio di uova, ai fumogeni alle scritte sui muri), spacciandoli per deliri soggettivistici, senza analizzare di quale malattia siano il sintomo: si decreta che la malattia non esiste oppure è estranea o “fascista”.

Allora proviamo a delineare il rapporto fa nonviolenza e disobbedienza alla legalità attraverso alcuni brevi spunti di riflessione.

Scriviamo “nonviolenza”, nel senso coniato da Aldo Capitini, colui che ha dato alla nonviolenza italiana il maggior contributo teorico e organizzativo fondando il Movimento Nonviolento e promuovendo la “Marcia per la pace e la fratellanza fra i popoli” da Perugia ad Assisi il 24 settembre del 1961.

Capitini, nel suo libro “Le tecniche della nonviolenza” dice che “la nonviolenza è affidata ad un metodo che è aperto e sperimentale. Un metodo che si sviluppa su vari livelli, sociale, educativo, politico e personale, coniugando azione e pensiero”.

Capitini insisteva sulla necessità di “un lavoro fuori dal potere, un decentramento del potere, abituato a vedere il potere diffuso in tante cose fuori dal governo, in tante iniziative, atti, posizioni, sentimenti, fondare una prospettiva diversa”. E nel periodico “il potere di tutti” (da lui definito “omnicrazia”) scrive: “un lavoro educativo continuo, di impostazione di continue solidarietà con altri nella rivoluzione permanente per la democrazia diretta, connessa intimamente con la nonviolenza”.

Fra le tecniche nonviolente, Capitini descriveva quelle individuali (il dialogo, l’esempio, l’obiezione di coscienza, il digiuno) e quelle collettive (le marce, lo sciopero, il boicottaggio.

Si parla di rivoluzione permanente richiamando il metodo del “Satyagraha” creato da Gandhi. Perché è bene evidenziare che la nonviolenza senza disobbedienza non esiste. E quasi sempre disobbedire significa andare contro la legge, per una legalità più avanzata.

Se Gandhi fosse rimasto nella legalità, non avrebbe mai liberato l’India.

La disobbedienza civile nonviolenta viola la legge alla luce del sole accettandone le conseguenze. Tutti gli attivisti non violenti da Danilo Dolci a Don Milani per arrivare a Turi Vaccaro, hanno collezionato tante denunce, condanne e arresti.

Per questo forse è dovuto il fatto che politici e stampa che oggi si dichiarano “nonviolenti” e invitano a “isolare gli oltranzisti” nelle pratiche di conflitto, accettando e promuovendo poi tutte le violenze che si compiono con leggi e dagli apparati dello stato verso i soggetti sociali più deboli, hanno sempre visto come cattivo esempio le conquiste ottenute con pratiche nonviolente.

Basti pensare all’obiezione di coscienza al servizio e alle spese militari. La nonviolenza dovrebbe aiutarci a diffidare di chi assume la legalità come criterio assoluto e prioritario. La legalità fine a se stessa non è niente, è obbedienza sterile, è avamposto all’autoritarismo.

La legalità dovrebbe sempre coniugarsi alla solidarietà e alla giustizia sociale.

La nonviolenza ha chiaro quanto sia limitata la norma astratta e che ogni ordine, ogni forma, ogni misura sono riduttivi rispetto alla vita e agli esseri viventi.

Aspettiamo quindi che i politici, gli intellettuali, i giornalisti che dicano a parole di ispirarsi alla nonviolenza comincino a mettere in pratica azioni, metodi e tecniche per contribuire concretamente a modificare gli attuali rapporti di forza e di produzione.

Scommettiamo che dovremo attendere ancora molto?????

 

 

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