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Kenya: paese a rischio per minoranze e dissidenti?

Kenya: ombre scure sul paradiso turistico. Altre due vittime in questi primi giorni del 2023: Edwin Chiloba e Felix Musili

di Gianni Sartori

Violazioni dei diritti umani in Kenya? Non se ne parla molto in effetti. Paradiso per turisti di vario genere (amanti dei safari, del mare “incontaminato”, del sesso esotico…), non sembra capitare spesso sotto i riflettori delle Ong. Certo, mentre in Iran prosegue la mattanza nei confronti di (nell’ordine): donne, curdi, beluci, dissidenti… e negli USA assistiamo all’ennesima replica del caso Floyd (vedi l’uccisione a Minneapolis di George Floyd, 25 maggio 2020) magari può sfuggire come anche in questo Paese africano permanga qualche problemino. Soprattutto – come da manuale – per minoranze e soggetti non omologati.

Ricordo due casi recentissimi. Del primo (Edwin Chiloba) almeno se ne era parlato, mentre sul secondo (Felix Musili) – almeno finora e per quanto mi risulta – pare si sia steso il solito velo impietoso dell’oblio.

Il cadavere di Edwin Chiloba, stilista keniano noto per l’impegno nelle campagne a favore dei diritti Lgbtq, era stato trovato il 4 gennaio abbandonato lungo una strada nella Rift Valley. Morto “per asfissia”, il venticinquenne (già aggredito in altre occasioni) sarebbe stato “torturato e strangolato”.

La versione fornita dalle forze dell’ordine (arrestate almeno quattro persone, tra cui un fotografo amico della vittima), ossia di un delitto il cui movente sarebbe stata la gelosia, non ha convinto le comunità interessate che accusano il governo di non proteggerle dalla violenza generata dalla discriminazione.

Infatti altri omicidi di esponenti Lgbtq erano avvenuti anche nel 2021. In particolare quello di una donna transgender, Erica Chandra e di un altro militante, John Mosoti. L’anno scorso poi era stata assassinata una lesbica di 25 anni, Sheila Lumumba.

Nel frattempo, resta in vigore una legislazione che prevede la condanna fino a 14 anni di carcere per rapporti omosessuali. Per quanto riguarda il continente africano, sembra andar peggio soltanto in Uganda dove – oltre all’ergastolo – è prevista perfino la lapidazione.

L’altra omicidio recente è stato quello del diciottenne Felix Musili a Mumbuni. L’11 gennaio, alle cinque del mattino, alcuni poliziotti in divisa hanno fatto irruzione nell’abitazione dei genitori del giovane contro cui venivano esplosi diversi colpi di arma da fuoco.

Conosciuto come esponente attivo del Partito comunista del Kenya, Felix è stato ucciso sotto gli occhi dei genitori e dei fratelli. Forse non casualmente tale omicidio è avvenuta nei giorni immediatamente successivi alla dichiarazione (in televisione) con cui il presidente del Kenya assicurava l’opinione pubblica che le esecuzioni extragiudiziali (una prassi abituale con i precedenti governi) ormai “appartenevano al passato”.

Una provocazione di qualche “settore deviato” per indebolirlo politicamente? Difficile da stabilire anche perché al tragico evento non è stato dato risalto sui media. Proprio come avveniva regolarmente in passato.

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