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Joy in aula: «Quel poliziotto voleva stuprarmi»

C’era anche l’ispettore di polizia Vittorio Addesso nell’aula del Tribunale di Milano dove si è svolto l’incidente probatorio richiesto dal magistrato che indaga sulla presunta violenza sessuale subìta da Joy O., nigeriana, lo scorso agosto all’interno del Cie di via Corelli. Joy ha ripetuto di fronte al giudice quello che aveva denunciato durante l’udienza per i disordini del centro milanese lo scorso autunno, e cioè che una notte l’ispettore Addesso si sarebbe intrufolato nella sua stanza e si sarebbe sdraiato sopra di lei, cominciando a palparla. A suffragare il racconto di Joy è intervenuta, in qualità di testimone, l’amica Hellen. Ci sarebbe un terzo testimone: Massimo Chiodini (Cri), il direttore del Cie, e non è escluso che il pm possa convocarlo nei prossimi giorni.
Il problema è che ora Joy rischia il rimpatrio. Rinchiusa nel Cie di Modena, ha denunciato i suoi sfruttatori – era costretta a prostituirsi nella zona di Brescia – e attende di poter usufruire della protezione garantita dall’art. 18 per le vittime della tratta. «Sarebbe una pazzia riportarla in Nigeria», dice l’avvocato Losco: «Non solo rischia la sua vita, ma anche quella dei suoi famigliari. Alcuni di loro sono stati uccisi».

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