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Il caso di Hamil arrestato su prove ridicole, solo per fare audience

Mehdi Hamil non ha commesso reati ma, tra i vari atteggiamenti sospetti, ha preso visione di video liberamente reperibili su youtube

“La vicenda di Mehdi Hamil ci restituisce la nuova fase di involuzione culturale e giuridica di cui è vittima l’Europa. I dispositivi emergenziali, come sappiamo bene in Italia, fanno leva sulla paura e determinano una deroga a tempo illimitato (chi decide come e quando finisce l’emergenza?) delle garanzie costituzionali. Mehdi Hamil è stato arrestato in pompa magna, con il clamore mediatico tipico di chi ha “scovato” un pericoloso nemico pubblico sul proprio pianerottolo di casa, sulla base di un quadro probatorio ridicolo, – affermano gli attivisti del CPOA Rialzo e di Rifondazione Comunista Cosenza – che potrebbe essere oggetto di pubblico scherno se non esemplificasse il baratro securitario in cui siamo caduti. Mehdi Hamil non ha commesso reati ma, tra i vari atteggiamenti sospetti, ha preso visione di video liberamente reperibili su youtube. Questo, secondo la questura di Cosenza e grazie alla costruzione normativa di apposite fattispecie penali, viene inquadrato come “auto-addestramento” cioè è come se i milioni di italiani appassionati di Gomorra, Romanzo Criminale e altre serie televisive sulla criminalità organizzata potessero essere arrestati perché “criminali in autoformazione”.

Il fatto che in Italia la questura di Cosenza sia stata la prima ad avvalersi di tali oscenità giuridiche conferma una consolidata tradizione di “folclore inquirente” che nella città dei Bruzi ha una robusta storia: teoremi e ipotesi mirabolanti che dopo le prime luci della ribalta mediatica vengono sistematicamente smentite in sede di giudizio. E’ un film tristemente noto che serve per alzare il livello della paura e della repressione. Il regime emergenziale Europeo che ha fatto seguito agli attentati di Parigi, appena prolungato da Hollande, sospende lo stato di diritto o quello che ne rimaneva portandoci dritti dritti in uno stato di polizia in cui non ci sono più tre gradi di giudizio ma una giustizia sommaria che, grazie anche alla spettacolarizzazione dell’informazione, imbastisce la gogna mediatica in cui la verità dei fatti conta poco. Il volto speculare del terrorismo, una delle sue conseguenze perfino volute, è proprio l’istituzione di una moderna caccia alle streghe in cui la caricatura mediatica dell’Islam e l’annullamento delle garanzie giuridiche per i cittadini (migranti in primis, ma da estendibile a tutte quelle figure che compongono l’album dei cattivi sociali) determinano lo spazio dell’arbitrio totale del governo. Le campagne mediatiche imbastiscono la paura e l’orrore che serve per legittimare la nuova fase: costruito il carnefice è facile invocare mezzi eccezionali per combatterlo.

A nulla vale far notare sommessamente che proprio lo stato che ha espulso Hamil (la Turchia) è il principale alleato dell’Isis perché nella rappresentazioni mediatica Hamil è già stato condannato e Cosenza pesantemente minacciata dalla presenza di un Foreign Fighters. Da oggi in poi sarà ancora più facile espellere, minacciare e disciplinare le comunità di migranti africani incastrati in un’esistenza precaria che condividono con centinaia di italiani. La fase dell’emergenza e del governo eccezionale è stata la fase che storicamente, in Europa, ha preceduto i fascismi e determinato il tramonto delle democrazie liberali. La categoria del nemico come anomali da eliminare, sul cui corpo tutto è permesso, da collocare fuori dallo spazio giuridico della cittadinanza e relegato nell’alveo delle non-persone è lo strumento attraverso il quale risorgono nuovi autoritarismi. Siamo convinti che tra un po’ di mesi la storia di Hamil si rivelerà, come irrinunciabile tradizione della questura cosentina, una bufala ma intanto lo “spettacolo del terrorismo” avrà incrementato il suo auditel e promosso i suoi campioni. Alla comunità marocchina cosentina descritta come pericoloso covo di estremisti va la nostra solidarietà contro il linciaggio mediatico e le pressioni e intimidazioni delle forze dell’ordine cittadine”.

da quiCosenza

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