Infame e vergognosa provocazione del sindacatino di polizia Coisp: questa mattina ha organizzato un sit-in a Ferrara sotto l’ufficio della mamma del ragazzo ucciso da quattro poliziotti
Che tipo di sindacalismo di polizia è quello che sembra rivendicare le pagine più nere del corpo e gli abusi commessi indossando una divisa? Che tipo di polizia è quella che vuole trasmettere il messaggio che «i poliziotti stanno dentro e i criminali stanno fuori» nel Paese dei lager per stranieri, delle carceri strapiene di poveracci, delle sanzioni europee per la mancanza di una legge sulla tortura, della scia di morti di piazza e per colpa della legge Reale?
Che tipo di sindacalismo di polizia è quello che cerca la provocazione dei familiari di una vittima, che aggredisce verbalmente il sindaco di una città? Questa è una storia che succede a pochi chilometri da dove sfrecciava la Uno bianca, da dove un funzionario dell’ufficio stranieri è appena stato condannato per lo stupro e le molestie a donne immigrate, da dove la celere – poche ore prima – ha caricato con ferocia i facchini inermi che scioperavano davanti al loro posto di lavoro.
Questa è una storia che accade a Ferrara, la città di Alpha2 e Alpha3, le due volanti che effettuarono un controllo di polizia violentissimo su un diciottenne «vestito come uno dei centri sociali». Così feroce da lasciarlo morto per terra e da costruirci sopra un castello di menzogne smontato da tre sentenze.
Alla fine il Coisp, un sindacatino di polizia, è riuscito a strappare proprio a Ferrara il proprio quarto d’ora di notorietà manifestando sotto le finestre dell’ufficio di Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi. Un sit-in di solidarietà con “Luca, Paolo, Monica, ed Enzo”, i quattro agenti condannati definitivamente per l’omicidio di un diciottenne e per i quali «non riesce il tribunale a individuare qualsivoglia elemento di meritevolezza atto a sostenere la concessione e poi la corretta fruizione, ai fini rieducativi, dei benefici penitenziari». I quattro sono stati condannati, nel paese in cui si scontano dieci anni per una vetrina rotta, a scontare un residuo di pena in carcere. Una di loro è già ai domiciliari.
Quella madre, allora, è scesa in lacrime con la foto di Federico morto per mostrarla allo sparuto gruppo di manifestanti del Coisp venuti a Ferrara per il congresso regionale della sigla.
Tiziano Tagliani, sindaco estense, è sceso in piazza Savonarola per incontrare i manifestanti e chiedere di spostare il camper ma il segretario generale Franco Maccari gli ha fatto capire che doveva smammare (video). Tagliani è andato via con «la certezza che si trattava di una strumentalizzazione»: «Mi mandano via nella mia città, quando ho solo chiesto di spostarsi di qualche metro. Sono anni che cerco di riappacificare il clima tra le gente e le forse dell’ordine. Dirò al prefetto e al questore di quanto successo. Per quanto mi riguarda manifestazione di questo genere in piazza Municipale e in piazza Savonarola non si faranno più. Era mio dovere intervenire per evitare che la situazione degenerasse, visto che Patrizia Moretti stava per scendere in strada».
Perché lo stile del Coisp è sempre lo stesso, da Genova a Ferrara. Ogni 20 luglio Maccari chiede di manifestare in piazza Alimonda in solidarietà con gli autori di quella che Amnesty ha definito la più grave sospensione dei diritti umani in Occidente dalla fine della seconda guerra mondiale. Il caso Aldrovandi, visto con gli occhi del Coisp, sarebbe «assurto a simbolo della disparità di trattamento riservata agli appartenenti alle Forze dell’Ordine».
«Speravo di non dover mai – commenta Patrizia Moretti al sito estense.com – essere costretta a mostrare ancora in pubblico quella foto». Davanti a quella foto i componenti della delegazione Coisp hanno voltato le spalle. Quella foto, simbolo della determinazione della famiglia Aldrovandi a reclamare giustizia e verità, irrita parecchio Maccari e i suoi che hanno chiesto all’ordine dei giornalisti di proibirne la pubblicazione. (continua a leggere su popoff)
Checchino Antonini
pubblichiamo il commento di Luigi Manconi:
Non c’è pace per la madre di Federico Aldrovandi, ucciso da quattro poliziotti
Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi, il diciottenne ferrarese ucciso nel 2005 da quattro poliziotti, è stata assolta ieri dall’accusa di diffamazione mossale dal pubblico ministero Mariaemanuela Guerra, che l’aveva denunciata per sue dichiarazione pubblicate sui quotidiani di Ferrara. Nello specifico, Patrizia Moretti disse che il pm Guerra non era andata sul luogo del delitto la mattina dell’omicidio di Federico e che nei mesi successivi il pm non si era occupata di fare le dovute indagini. Ora, il tribunale di Mantova ha assolto Patrizia senza nemmeno andare a dibattimento perché il fatto non sussiste e non costituisce reato. A fronte di questo esito positivo, tanto scontato rispetto alla risibilità delle accuse mosse nei confronti della Moretti, trovo sorprendenti le manifestazioni che da qualche settimana vengono messe in atto dagli appartenenti al sindacato di polizia Coisp per protestare contro la condanna passata in giudicato dei quattro poliziotti responsabili della morte di Federico Aldrovandi. L’ultima in ordine di tempo è avvenuta questa mattina, quando patrizia Moretti è stata convocata davanti agli uffici del Municipio dove lavora. Patrizia è scesa in strada portando con sé la foto del figlio con i segni delle violenze subite. È inaccettabile che di fronte a svariate sentenze che hanno stabilito quante e quanto gravi fossero le responsabilità dei condannati, Patrizia Moretti sia ancora costretta a mostrare lo scempio che è stato fatto di Federico per chiedere silenzio e rispetto. Le era dovuto dal primo momento e continua a esserle negato.
Luigi Manconi
Siamo tutti genitori di Federico!Basta all’esistenza di questi carnefici infami,basta,basta!
Giorgio Bolla