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G2O, Otto mesi son passati… aggiornamenti da Hamburg. Lettera di Fabio Vettorel

Otto mesi son passati da quando decine di migliaia di uomini e donne invadevano le strade della città anseatica, otto mesi da quando il dispositivo poliziesco messo in campo dallo stato più potente d’Europa veniva sconfitto, otto mesi da quando la seconda città della Germania veniva bloccata dalle manifestazioni.

Prima, durante e dopo le proteste centinaia di persone venivano fermate. Molti erano rilasciati quasi subito, ma 35 tra uomini e donne –perlopiù non tedeschi – erano condannati a restare nelle carceri di Hamburg in attesa di giudizio. Io ero tra loro.

L’intento della governance locale e nazionale è stato fin da subito chiaro: Vendicare il fallimento del summit sui corpi delle fermate e dei fermati.

I mesi passavano e i processi iniziavano, spesso si assisteva a condanne assolutamente spropositate. Emblematico il caso dell’olandese Peike: condannato a due anni e sette mesi per un presunto lancio di due bottiglie.

Nel mio caso lo stato mi accusava di essere parte di un gruppo di duecento persone che ha attaccato la polizia lanciando oggetti. Nessun fatto specifico mi veniva imputato.

Mi venivano contestati tre articoli del codice penale tedesco (113/114/125 a) modificati e allargati appena due mesi prima del vertice appositamente per reprimere le proteste.

Semplificando ero accusato di un presunto “supporto psichico e morale” ad un gruppo che si scaglio violentemente contro la polizia e di aver “marciato in modo ostentato” verso il cordone delle forze dell’ordine.

Dopo quasi cinque mesi passati in custodia cautelare venivo rilasciato con obbligo di firma e di dimora ad Hamburg, oltre che dietro il pagamento di una cauzione. Ad oggi il processo è ancora in corso.

Vale comunque la pena fare una riflessione rispetto a queste nuove leggi studiate ed approvate appositamente per reprimere il dissenso nelle strade.

Queste forme giuridiche quali “marciare in modo ostentato” e “concorso psichico ad un gruppo violento” (che ricordiamoci esistono anche in Italia) aggiunte all’uso gratuito della custodia cautelare in carcere hanno l’unico scopo di dissuadere dallo scendere in piazza e probabilmente verranno usate sempre più frequentemente per reprimere le proteste.

Ad ora il mio processo si trova in fase di stallo poiché la giudice è in procinto di andare in maternità. Dovrà quindi essermi assegnato un nuovo giudice e il processo dovrà ricominciare da capo probabilmente tra molti mesi. Ad ogni modo il mandato d’arresto che gravava su di me è stato revocato sicchè posso lasciare la Germania e la stessa cauzione è stata restituita.

Ora come sempre in passato la legge non è altro che il bastone con cui il potere intende colpire i militanti e le militanti che ancora hanno il coraggio di scendere in piazza.

Un ringraziamento a tutti coloro che mi sono stati vicini in questo periodo.

Liberi tutti, libere tutte.

Fabio.

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