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Francia: Teatro delle operazioni di guerra sociale

Il 28 giugno la Legge El-Khomri è passata al Senato, eliminando le 35 ore e portando, così, a termine l’opera di devastazione sociale preparata in Parlamento. Il 5 luglio, con il passaggio forzato dell’articolo 49-3, si è adottata definitivamente la Loi Travail. 

Durante le manifestazioni contro la Loi “Travaille”, Parigi si è trasformata in uno smisurato “teatro delle operazioni” poliziesche. Dopo la manifestazione-girotondo alla Bastiglia del 23 giugno, un grottesco giro in un recinto blindato per circa 60mila persone organizzato dal ministero dell’interno e dal Prefetto di Parigi con il benestare dei sindacati, il 28 giugno, invece, c’è stata un’altra manifestazione sindacale, che si è svolta su un percorso di circa 3 km (Bastille – Place d’Italie). Un corteo costantemente circondato da oltre 2500 agenti delle forze dell’ordine e qualche centinaio di mezzi, oltre a griglie  e barriere ad ogni incrocio o deviazione create ad hoc come gabbie dove ogni feroce e arbitraria caccia all’uomo diventa possibile.

Il divieto di manifestare si è concretizzato ormai tre mesi fa con le centinaia di divieti preventivi emessi dalla legislazione dell’emergenza anti-terrorismo e con le migliaia di perquisizioni seriali che i manifestanti subiscono già prima di riuscire ad accedere alle manifestazioni. In particolare nelle ultime mobilitazioni: qualsiasi tipo di protezione è vietata, dunque sequestrata, oltre alle palpazioni corporali e il fermo nel caso di abbigliamento giudicato “sospetto”; per non parlare di oggetti assolutamente ordinari trovati in una borsa o uno zaino, ma considerati estremamente “pericolosi ed offensivi” in caso di manifestazione.

Il 5 luglio la dodicesima manifestazione sindacale dall’inizio della mobilitazione contro la Loi “Travaille” si è dunque svolta secondo un percorso deciso in Prefettura sotto la stretta sorveglianza delle forze dell’ordine. Nelle stesse ore, il governo ha utilizzato una seconda volta l’articolo 49-3 in  Parlamento per adottare definitivamente la Legge sul Lavoro.
L’opzione parlamentare per i deputati che si oppongono alla Legge El-Khomri  resta la mozione di sfiducia contro il governo Hollande. La “motion de censure” potrebbe essere presentata dalla fronda interna del PS se riesce a raccogliere, entro 24 ore, le 58 firme necessarie (e a farla votare dalla maggioranza assoluta: 288 voti su 574) perché la destra, all’annuncio del primo ministro Valls sul passaggio della Legge con l’articolo 49-3, si è ritirata denunciando la “buffonata” della sinistra al potere che di fatto non riesce a garantire la maggioranza interna.

Una legge decisa nella sede del Medef, confindustria francese, che passa con una doppia forzatura in Parlamento e con un’opposizione che supera il 70% nella popolazione francese, non è certo segno di solidità politica del governo Hollande. Ma Hollande che è spinto dalle grandi imprese nazionali e dalle banche francesi, appoggiato oltreconfine dalla Germania e dall’Italia,  non sta facendo altro che imporre una politica europea utilizzando come leva, in Francia, la repressione poliziesca, giudiziaria, mediatica di una forte e determinata mobilitazione nelle piazze in ogni angolo del Paese. Un governo in campagna elettorale ma isolato e respinto da chi lo aveva votato, senza alcuna prospettiva politica per i milioni di manifestanti,  liceali e studenti, lavoratori precari, intermittenti, disoccupati, sindacalisti e lavoratori salariati di tutte la categorie, che per quattro mesi hanno lottato contro la “Loi Travail et son monde”.

Mentre i manifestanti sono costretti ai domiciliari preventivi o vengono ingabbiati nei cortei decisi dai sindacati, ma gestiti dai Prefetti, i media e i tribunali proseguono il loro lavoro di criminalizzazione dei movimenti accettando le segnalazioni e le testimonianze anonime dei poliziotti durante le manifestazioni – o a margine nelle ore che precedono o seguono le mobilitazioni, nei luoghi o nelle case di chi partecipa alle manifestazioni, alle azioni e ai blocchi. Le vittime, gli inquisitori e i testimoni sono le forze dell’ordine: la guerra ai movimenti è dichiarata. Ma i movimenti hanno dimostrato di saper difendere la giustizia sociale. 

La mobilitazione non si ferma, gli appuntamenti di lotta e di azione sono disseminati e quotidiani  mentre l’unione intersindacale prevede azioni e accesso gratuito ai caselli autostradali durante il periodo delle vacanze.

Marina Nebbiolo da GlobalProject