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Éric Hazan, morte di un editore rivoluzionario

Giovedì 6 giugno è morto il fondatore delle edizioni La Fabrique (la più importante se non unica casa editrice di vera sinistra in Francia qui le sue pubblicazioni: https://lafabrique.fr/ ). L’ex chirurgo convertitosi in editore e scrittore ha accompagnato molte battaglie della sinistra con il suo sorriso e la sua acutezza.

di Joseph Confavreux da Mediapart

Il suo sorriso malizioso e le sue parole taglienti mancheranno a chiunque incontri Éric Hazan.

Le edizioni La Fabrique, da lui fondate nel 1998, hanno annunciato giovedì 6 giugno la morte, all’età di 87 anni, dell’ex chirurgo divenuto uno degli editori più importanti del suo tempo.

Contattato da Mediapart, il filosofo Jacques Rancière, che ha pubblicato numerosi libri a La Fabrique, gli ha reso omaggio: “Éric Hazan è stato soprattutto un grande editore, non solo un editore di estrema sinistra. Aveva imparato dal padre un vero e proprio mestiere e la sua curiosità non si limitava affatto a quella che chiamiamo letteratura di estrema sinistra o rivoluzionaria. In realtà lo conoscevo perché venne al mio seminario su questioni principalmente estetiche. Gli ho mandato un’intervista, che alla fine è sfociata in un libro, e lui è stato l’unico a farmi capire che avevo scritto un libro anche se non lo sapevo. Non si trattava di un editore che semplicemente riceveva manoscritti e li pubblicava o li accettava.»

Nato nella regione parigina nel 1936, da padre ebreo egiziano e madre anch’essa ebrea, rumena ma nata in Palestina, Éric Hazan è diventato medico dopo aver sognato di diventare uno storico, specialista in cardiochirurgia infantile. Éric Hazan era già un attivista politico nella sua pratica medica: nel 1973, fu uno dei primissimi medici ad impegnarsi ad abortire, atto allora punibile con il carcere. Nel 1975 parte per il Libano per aiutare il paese in guerra e sostenere i palestinesi come farà per tutta la vita, in particolare pubblicando Edward Saïd o Amira Haas o scrivendo, con il regista franco-israeliano Eyal Sivan, Uno Stato comune. Tra il Giordano e il mare (La Fabrique).

In un’intervista rilasciata a Médiapart nel 2012, ha parlato di Gaza, della possibilità di uno Stato condiviso e del fatto che, secondo lui, “gli ebrei sono responsabili dei crimini commessi in loro nome”.

Verso i cinquant’anni, nel 1983, abbandona la medicina per diventare editore, rilevando dapprima l’edizione di libri d’arte Hazan, fondata da suo padre, che sarà costretto a vendere al gruppo Hachette nel 1992.

I più grandi nomi della sinistra radicale

Qualche anno dopo, concependo i libri come “proiettili”, fondò le edizioni La Fabrique, che pubblicò i più grandi nomi della sinistra radicale ma non solo, e in particolare il Comitato Invisible, che gli valse di essere ascoltato come testimone quando L’insurrection qui vient è considerata una prova del fiasco politico e poliziesco de l’affaire de Tarnac.

Tuttavia, sottolinea Jacques Rancière, “Éric Hazan non si è limitato a pubblicare testi di estrema sinistra destinati ad un intervento immediato. Le sue domande sul nostro mondo erano più generali. Non si accontentava di testi che attaccavano il governo o il capitale. E ha pubblicato persone molto diverse, anche se dall’esterno potrebbero essere collocate sotto la stessa etichetta di estrema sinistra. Ad esempio, non ha nulla in comune con il Comitato Invisible, ma Éric Hazan ha pubblicato autori che non erano d’accordo ma che secondo lui hanno partecipato alla stessa lotta contro un ordine politico e intellettuale dominante. E non ha preteso che si piegassero alle sue idee. Dopo la pubblicazione dell’opera intitolata Prime misure rivoluzionarie, abbiamo pubblicato un testo di intervista, In che tempo viviamo?, che non offriva affatto la stessa interpretazione del momento in cui ci siamo trovati. Ma è stato possibile discutere con lui in modo amichevole e serio, anche con disaccordi politici”. Uno dei primi libri pubblicati da La Fabrique è un manifesto che ha particolare risonanza nel campo mediatico ed editoriale contemporaneo. È firmato André Shiffrin, fondatore della prestigiosa casa editrice americana Pantheon Books e si intitola Edizione senza editori. Pone l’indipendenza al centro della professione editoriale: un’indipendenza mentale ma anche economica di cui La Fabrique è diventata uno degli emblemi in Francia.

Dopo i primi successi editoriali di La Fabrique, prende lui stesso la penna dall’inizio degli anni 2000, per scrivere sui suoi temi preferiti: Parigi, la rivoluzione, l’insurrezione, la barricata, l’editoria… Tra i suoi libri, L’invenzione di Parigi. Non ci sono passi perduti (Le Seuil, 2002), Cronaca della guerra civile (La Fabrique, 2004), Una storia della Rivoluzione francese, dedicata all’ammirata figura di Robespierre (La Fabrique, 2011), Per realizzare un libro (La Fabrique 2016) o anche Le Tumulte de Paris. Un tumulto parigino che avrebbe potuto essere una metafora del geometra rivoluzionario quale fu, visto che potremmo ancora incontrarlo, a più di 80 anni, in numerose manifestazioni, come durante la rivolta dei “gilet gialli”, in occasione sul quale Médiapart lo ha incontrato nuovamente per una discussione a sua immagine: libero e radicale.

 

Traduzione a cura di Salvatore Palidda

 

 

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