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Dalla umiliazione non nasce alcuna crescita

Una nuova pedagogia proposta dall’alto: il bullismo di Stato. Il ministro Valditara si sta mostrando molto velocemente per quello che è: un politico autoritario e reazionario

di Federico Giusti

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito trasmette un ‘altra delle sue perle, i valori che guidano il suo operato sembra che siano quelli del Mercato tanto da pensare che l’umiliazione possa rappresentare un fattore di crescita personale. Al di là della contestualizzazione di questa esternazione, restiamo basiti sui messaggi trasmessi e sulla cultura che li anima.

Educare i giovani alla cultura del rispetto dovrebbe indurre a qualche riflessione preliminare su cosa sia oggi il tanto decantato rispetto.

Non ci sembra rispettoso verso le generazioni future l’utilizzo negli stages scuola lavoro dove si registrano incidenti e morti, un giovane dovrebbe essere messo in condizione di sicurezza e acquisire anche conoscenze pratiche all’interno di laboratori scolastici attrezzati e funzionanti.

Qui entra in gioco la spesa per la formazione, l’edilizia scolastica è spesso fatiscente e l’idea che per acquisire conoscenze si debba sacrificare ore di scuola per attività nelle aziende parte dal presupposto che le scuole non siano in grado di assicurare percorsi formativi adeguati alle future necessità.

Proviamo allora a rovesciare il ragionamento ammodernando l’edilizia scolastica, costruendo delle palestre dove svolgere, anche fuori dai tempi scolastici, delle attività. Avremmo studenti e studentesse non solo in forma (prevenendo futuri malattie) ma anche predisposti verso l’attività fisica e sportiva non necessariamente riconducibile all’agonismo, alle attività svolte da associazioni sportive che sovente affittano le palestre scolastiche a costi ridotti.

Vogliamo provare a pensare ad una scuola in grado di offrire spazi e percorsi sportivi di arricchimento oltre le ore canoniche di educazione fisica? Se cosi’ fosse sarebbe proprio l’associazionismo sportivo a scendere in piazza per rivendicare il proprio business, ma la scuola avrebbe un ruolo educativo e sociale capace di restituire alla istituzione scolastica lustro e credibilità, porterebbe alla stessa istituzione vantaggi e riconoscimenti unanimi e anche il tanto decantato rispetto.

Proviamo a riflettere invece sugli strumenti a disposizione degli studenti. Gran parte degli edifici scolastici è priva di manutenzione specie dopo la distruzione delle Province, i laboratori sono pochi e spesso inadeguati, mancano le attività aggiuntive, facoltative od obbligatorie che possano essere, rispetto al calendario scolastico, mancano i fondi per tenere aperti i plessi scolastici, non ci sono abbastanza insegnanti e personale non docente per assicurarne una apertura prolungata.

Il Ministro scambia la scuola per una sorta di Riformatorio , sorvegliare e punire non sono certo strumenti educativi se non dentro un’ottica di scuola e di società che da tempo rifiutiamo perchè autoritaria e incapace di formare i futuri cittadini se non alla cieca ed acritica obbedienza.

Prendersela con i ragazzi violenti è fin troppo facile se non si affrontano i nodi sociali, se non si comprende da dove nasca questa violenza fin troppo enfatizzata.

I 40 anni neoliberisti hanno costruito una società dove l’ascensore sociale è praticamente fermo e dentro disvalori che hanno alimentato il senso di frustrazione e di estraneità.

Nell’ottica del Ministro, il ragazzo violento non va recuperato e rieducato ma solo punito impiegandolo in lavori socialmente utili, una sorta di pubblico ludibrio e di umiliazione individuale da cui dovrebbe scaturire la individuale redenzione.

Il lavoro socialmente utile per come sarebbe realizzato sarebbe interno alle logiche di profitto, produzione e consumo, non esisterebbero percorsi di coinvolgimento sociale all’insegna dell’educazione e della inclusione sociale.

Non sono tanto sconcertanti le proposte ma la cultura da cui nascono , la classica cultura del sorvegliare e punire che nel corso del tempo ha solo riempito le carceri e creato disuguaglianze sociali e culturali portando discredito alle istituzioni pubbliche con la scuola oggetto di continui attacchi

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