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Da Genova a oggi la repressione inizia contro i tifosi

Riaprite gli stadi e subito. Stracciate i “decreti sicurezza”, abolite gli “Osservatori sulle manifestazioni sportive”. A 14 mesi dalla morte di un agente di polizia, la cui dinamica non è stata ancora accertata, due tifosi sono morti in seguito ad assurdi “incidenti”. Questa è la prova che il decreto Pisanu prima (2006) e il pacchetto Amato/Melandri poi (2007) hanno fallito completamente. Se si vivesse in un paese normale a quest’ora chi dovrebbe garantire l’ordine sarebbe già stato obbligato a dimettersi, ma questo non è un paese normale. E’ l’Italia dei picchiatori in divisa che di fronte a fatti accertati (Genova 2001 l’esempio più lampante) vengono addirittura promossi.Riaprite gli stadi perché sono diventati tristi lande desolate, dove ogni sana passione collettiva è stata strangolata da inutili leggi e leggine. Riaprite i botteghini la domenica, dove i “tifosi meteropatici” possono decidere all’ultimo momento se andare o no alla partita, magari con i bambini. Fate entrare striscioni bandiere e torce che regalano passione e colori e rendono attiva la partecipazione alla partita e casomai punite chi ne fa un uso sconsiderato. Togliete quei ridicoli biglietti nominativi. Avete montato o no telecamere dappertutto? Non dovreste già sapere tutto? Oltretutto i vostri biglietti nominativi non impediscono nessuna forma di bagarinaggio, anzi. Chi sciacalla sugli appassionati ha incrementato i suoi guadagni, vista la difficoltà nel reperirli.Abbassate il costo dei biglietti, visto che la stessa partita viene venduta dalle pay-tv a 6 euro mentre i prezzi dei settori dello stadio vanno dai 20 ai 100 euro. Ridate i treni speciali che, se organizzati con intelligenza e dignità per chi ci viaggia, possono anche diventare un ottimo strumento di “controllo” per chi deve garantire l’ordine. Non è meglio gestire l’arrivo di mille tifosi tutti insieme che 200 macchine o pullman che attraversano le autostrade? Non lo sapete che nel tanto decantato “modello inglese” i treni sono previsti, anzi incoraggiati?Evitateci la vostra assurda retorica. Evitate di costruire nuovi mostri sociali come è successo per “l’ultras”. Imparate a confrontarvi anche con una sotto-cultura giovanile come questa, molto più complessa di come pensate, e che non è violenta e insana a di principio. Nei “favolosi anni 80” quando non esistevano tornelli, biglietti nominativi e videocontrollo, gli scontri tra opposte tifoserie esistevano ed erano anche più violenti; eppure gli stadi erano lo stesso sempre gremiti, da nord a sud, serie A o serie B.Lasciate in pace Matteo e Gabriele, ultras come tanti, che forse non sarebbero morti se non aveste contribuito a creare il “mostro ultras”. Probabile che un agente di polizia non si sarebbe sentito legittimato ad impugnare una pistola a 60 metri dall’obiettivo e a far fuoco, probabile pure che un autista di pullman non sarebbe stato colto dal panico all’inizio di qualche scaramuccia tra opposte tifoserie. Magari vi sarebbe piaciuto che questi due ragazzi che hanno perso la vita fossero due “sbandati” con una lunga fila di precedenti penali per poterli qualificare come “violenti” e basta. Invece no. Erano solo due ragazzi di 26 e 27 anni. Due ragazzi come tanti.Gli ultras non sono il semplice frutto del disagio delle periferie che avete costruito e abbandonato, sono qualcosa di diverso e complesso, ma volenti o nolenti siete costretti a confrontarvici. Ma non ne avete né il coraggio né l’intelligenza. Avete trovato nell’ultras il capro espiatorio per non dover affrontare disagio e conflitto.Questo non vuol essere un appello in difesa del fenomeno ultras. Per niente. Gli ultras sono il prodotto del calcio che avete creato. Come lo sono le radio degli pseudo capi-tifosi o pseudo-giornalisti che continueranno a spargere veleni e alimentare una subcultura becero-sportiva. Le moviole e i dibattiti televisivi sul calcio saranno altrettanto violente di un tafferuglio carica di un gruppo. Ora che il fenomeno ultras è agonizzante cominceranno a mancare molti dei vostri alibi. Il vostro modello di sicurezza, repressivo e violento, è fallito. I migliaia di Daspo dati in questi anni sono stati inutili e controproducenti. Avete radicalizzato lo scontro e lo avete perso. Il capo della polizia Manganelli, il vice di De Gennaro per una vita, afferma: «Sarà rafforzato il piano sicurezza sulle autostrade, con l’incremento dei sistemi di sorveglianza; proseguiranno gli incontri con le tifoserie organizzate, prevedendo un maggior rigore nella vendita dei biglietti per le trasferte; sarà accelerato il progetto della “tessera del tifoso”». Dunque non cambierà nulla, anzi.
Ciao e scusa Matteo, un ragazzo come noi.
Fabrizio Crasso

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