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Como: la morte in cella di Vitomir Bajic rischia di diventare un “caso giudiziario” internazionale

Rischia di diventare un “caso” internazionale la morte di Vitomir Bajic, 44 anni, il detenuto con doppia nazionalità, serba e montenegrina, trovato impiccato giovedì mattina nella sua cella del carcere comasco del Bassone.
Il suo avvocato serbo, Borivoje Borovic, ha dichiarato: “Non è un suicidio. Denunceremo le autorità italiane. Il mio cliente non aveva alcun motivo per togliersi la vita. Semmai qualcuno dovrà spiegarci come fosse possibile che si trovasse in cella con un membro della stessa organizzazione” (La Provincia di Como, 24 settembre 2011).
Vitomir Bajic era stato nelle forze speciali della polizia serba e dopo la caduta di Milosevic sarebbe diventato guardia del corpo di Darko Saric, a capo con il fratello Dusko di un “cartello” di narcotrafficanti capace di trasferire ingenti carichi di droga dal Sud America al Montenegro (dell’ottobre 2009 il sequestro di 20 quintali di cocaina in partenza da un porto uruguaiano). (Etleboro, 20 novembre 2010)
Arrestato a Budva (Montenegro) nel novembre 2010, sulla base del mandato d’arresto Interpol emesso dall’Italia, Bajic è stato estradato nel nostro Paese a marzo 2011 (Agenzia Balcani, 14 marzo 2011).
Avrebbe dovuto presentarsi, mercoledì prossimo, ai magistrati della Dda di Milano, che indagavano, e indagano, sull’attività del suo gruppo.
L’avvocato sostiene che mai il suo cliente si sarebbe tolto la vita: “Era tranquillo, sicuro che mercoledì lo avrebbero rimesso in libertà. Non aveva problemi economici né di altro tipo”. Sempre secondo il suo legale, però, era stato chiuso in cella con un coindagato, tale Srpko Klisura, circostanza che a detta dell’avvocato meriterebbe di essere approfondita.
Bajic era stato trovato morto attorno alle 11 del mattino: aveva atteso che i suoi compagni di cella uscissero per l’ora d’aria poi si era impiccato con la cintura di un accappatoio. Questo, almeno, è quello che risulta agli atti della Procura.
Il pm Giuseppe Rose ha disposto un esame autoptico, per sgomberare il campo dai sospetti. La cella era in ordine, senza segni di violenza o di colluttazione. Ma avvocato e familiari insistono: “Non c’era motivo per cui dovesse togliersi la vita. Siamo convinti che dietro ci sia dell’altro. Denunceremo le autorità italiane”. È probabile che nei prossimi giorni vengano sentiti anche i suoi compagni di cella.
fonte: Ristretti Orizzonti

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