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Combatte l’ISIS ma viene indagato per terrorismo: grottesca operazione di polizia in Sardegna

Un compagno sardo sospettato di aver combattuto in Siria per le Ypg è stato fermato  con l’accusa di associazione per finalità terroristiche, articolo 270 bis.

Diverse perquisizioni personali e domiciliari sono state eseguite nella mattinata del 15 settembre dalla Digos di Nùoro nell’ambito di un’operazione disposta dalla Direzione Distrettuale Anti Terrorismo di Cagliari.

Nel mirino degli agenti sono finiti tre compagni residenti nell’Isola, due a Cagliari e uno a Nuoro, coinvolti in “attività di combattimento all’estero, in particolare nello scenario bellico siriano-iracheno.

Uno dei tre indagati è sardo e a lui viene contestato di aver combattuto con le milizie curde come foreign fighter, una dizione giornalistica che non restituisce l’impegno volontario delle migliaia di persone da tutto il mondo che si sono uniti alla lotta contro l’ISIS e per la difesa della rivoluzione confederale confondendo l’impegno di questi uomini e queste donne con il mestiere di mercenario.

Nei suoi confronti è scattato anche il sequestro preventivo del passaporto per impedire all’uomo di tornare in Iraq e poi spostarsi in Siria. L’indagine, condotta insieme agli agenti del Servizio per il contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Interno della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, è partita dalla diffusione in rete di una foto scattata in Siria con la bandiera dei quattro mori accanto a un vessillo della Bretagna antifascista.

Si tratta di un’operazione inedita nel contesto di polizia italiano. Per la prima volta un presunto combattente nell’esercito popolare della confederazione della Siria del Nord viene perseguito dalle autorità con l’accusa di terrorismo. Un paradosso se si pensa che YPG e YPJ rappresentano le forze che effettivamente hanno contrastato la presenza dello Stato Islamico nei territori della Siria del Nord e che questa operazione scatta a pochi giorni dalla notizia secondo la quale un ufficiale di ISIS, catturato proprio dalle YPG, avrebbe confermato la complicità dei servizi segreti turchi nella direzione degli attentati terroristici in Europa.

Con il passare delle ore si è moltiplicata in rete la solidarietà nei confronti dell’indagato.

Cagliari. Piena solidarietà ai compagni inquisiti

Organi di informazione ci fanno sapere che: Un “indipendentista sardo” è stato fermato, perquisito e gli è stata negata la possibilità di recarsi oltre i confini nazionali.

Nell’ambito della stessa operazione è stata perquisita l’abitazione di un nostro caro compagno, Antonello Pabis, di cui conosciamo l’impegno e la dedizione che ha prodigato e continua a prodigare nei confronti dei soggetti più deboli quale presidente dell’ASCE e l’impegno che dimostra per la causa Kurda.

Non sappiamo se le motivazioni che vengono rivolte verso “l’indipendentista sardo” siano veritiere o meno, non sappiamo cioè se corrisponde al vero che egli abbia combattuto a fianco delle brigate YPG, una cosa balza, comunque, agli occhi: qualora egli lo abbia fatto non potrebbe essere additato come “Foreign fighter” visto che questo termine viene usato per indicare i mercenari che si recano in Siria (e non solo) per combattere a fianco dei terroristi dell’ISIS.

Il compagno in questione, invece, ha scelto di stare dalla parte di chi l’ISIS lo combatte, e combatte per la liberazione dei popoli.

Pensiamo che questa operazione, e la sua tempistica, non siano frutto del caso ma rispondano ad una precisa logica: tenere buoni rapporti con la Turchia e Erdogan, per il quale, non dimentichiamo il PKK continua ad essere una “associazione terroristica” e che in virtù di leggi antiterrorismo fatte ad hoc continua a tenere in carcere migliaia di persone oltre che il leader riconosciuto del Popolo kurdo Ocalan e l’Arabia Saudita e il Qatar sponsor e finanziatori, nemmeno tanto occulti, dell’esercito ISIS.

Dimostrando noi la nostra solidarietà ai compagni, chiediamo che l’agenda dei PM non venga dettata da “difensori dell’ordine pubblico” alla Erdogan, che l’Italia tolga dalla lista nera del terrorismo il PKK, che si adoperi per la liberazione del Leader Ocalan e di tutti i prigionieri politici in Turchia. Che si attui un serio embargo, militare, politico, commerciale, culturale nei confronti di nazioni che finanziano, armano e sostengono organizzazioni terroristiche come l’ISIS. Turchia, Qatar ed Arabia Saudita in testa!

Chiediamo che l’attenzione della stampa si rivolga con correttezza e puntualità anche alle operazioni repressive che la magistratura e le forze dell’ordine attuano, ingiustamente, da molti anni nei confronti delle compagne e dei compagni che si impegnano sul campo dell’antimilitarismo, della difesa delle minoranze e dei popoli oppressi, contro il fascismo dilagante anche istituzionale e non si limitino alla diffusione di notizie farraginose e confusionarie prodotte in altri luoghi.

P. Il Cagliari Social Forum:

salvatore drago

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SOLIDARIETA’ PER DUE COMPAGNI

Nella giornata di ieri ( 15 settembre) due militanti della Rete Kurdistan in Sardegna, Antonello Pabis e Luiseddu Caria, sono stati inquisiti, le loro abitazioni perquisite, i loro cellulari sequestrati, da agenti dell’antiterrorismo nell’ambito di un’inchiesta ordinata da un PM.

Conosciamo personalmente Antonello Pabis, come presidente dell’ASCE ( Associazione Sarda contro l’emarginazione), come animatore della Rete Kurdistan in Sardegna, e come nostro iscritto a USB/Pensionati. Con Luiseddu abbiamo condiviso diverse battaglie contro le servitù militari e di solidarietà con il popolo kurdo.

Nell’esprimere, dunque, la nostra piena ed incondizionata solidarietà ai due compagni vogliamo capire cosa si sta profilando all’orizzonte e dobbiamo dire che le avvisaglie non sono per nulla rassicuranti:

Non è la prima volta che compagni e lavoratori sardi incappano nelle maglie di teoremi con accuse che se non fossero state ridicole sarebbero state infamanti: Pensiamo all’arresto di Bruno Bellomonte, alle tante denunce per manifestazioni contro le basi militari, per aver dimostrato solidarietà ai migranti ecc..

Accuse che, come dicevamo, non hanno retto alla prova dibattimentale ma che hanno procurato non pochi sacrifici (e perfino lunghi mesi di carcere in un caso) a tanti compagne e compagni.

Siamo convinti che anche stavolta le indagini finiranno nel nulla, si scioglieranno al primo sole come la classica bolla di sapone, malgrado questo, troviamo oltremodo offensivo che i due compagni in questione possano essere accomunati, dalla stampa, a foreign fighter, termine che sta ad indicare i mercenari prezzolati che si recano in Siria ( e non solo) per arrularsi nelle fila dell’ISIS e spesso al soldo di potenze straniere. L’ISIS quella organizzazione terroristica, nata nei laboratori dei servizi francesi e statunitensi e cresciuta grazie ai petrodollari delle monarchie del Golfo, combattuta anche dai compagni kurdi delle formazioni delle YPG ai quali va la simpatia e l’appoggio dei due compagni in questione.

Una bolla di sapone, un’inchiesta che ci inquieta viste le imminenti scadenze elettorali che non vorremmo venissero inquinate e “drogate” da argomenti che con la campagna elettorale nulla hanno a che vedere.

Forse, qualcuno (e non sappiamo chi) con questa inchiesta vuole lanciare un segno, “tastare il terreno” e per questo i presagi sul prossimo futuro ci sembrano molto oscuri.

Noi li inquadriamo nel segno di una montante repressione “preventiva” con la quale si intende rispondere alle giuste aspirazioni e immancabili lotte che saremo costretti giocoforza a portare avanti per avere una società più giusta o semplicemente meno ingiusta.

Quel tipo di “repressione preventiva” che fa sì che nel primo giorno di scuola i licei di Cagliari vengano “presidiati” non da professori che spesso “mancano”, non da personale ATA perennemente in sotto organico ma da agenti di polizia e carabinieri che sono lì per fare “lezioni di legalità”! Gli stessi non si vedono spesso, o almeno quanto dovrebbero, dare la caccia agli imprenditori che negano i diritti ai lavoratori e li sfruttano anche in nero. Non a combattere l’evasione dei grandi imprenditori .

Non saranno “teoremi” strampalati e campati in aria che agli occhi della gente trasformeranno in terroristi chi il terrorismo lo combatte. Anche per questo

Ai due compagni va dunque, la nostra solidarietà, che è, poi la stessa solidarietà che dimostriamo a tutti i popoli che combattono per la loro libertà e autodeterminazione e quindi al popolo kurdo.

USB/Conf Sardegna

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