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Cile: La polizia reprime marcia in onore di un dirigente mapuche assassinato dai carabinieri nel 2018

Camilo Catrillanca fu assassinato da un carabiniere che gli  sparò alla testa mentre guidava un trattore.

La Polizia di Santiago (Cile) ha utilizzato la violenza per reprimere e disperdere le manifestazioni realizzate questo lunedì per il quarto anniversario dell’assassinio del comunero mapuche Camilo Catrillanca, che morì dopo che i carabinieri gli spararono alle spalle.

Secondo le informazioni, si sono registrate marce in vari punti della città e le autorità hanno sparato con cannoni d’acqua contro i manifestanti che si dirigevano verso Plaza Italia, conosciuta anche come Plaza Dignidad. La popolazione ha risposto con barricate e lanci di pietre.

Allo stesso modo, durante la commemorazione dell’assassinio del dirigente sociale, i manifestanti delle città di Temuco e Padre Las Casas hanno risposto alla repressione poliziesca erigendo barricate con pneumatici d’auto, che hanno incendiato dopo averli cosparsi di combustibile.

Montature e dichiarazioni false

Camilo Catrillanca, di 24 anni, fu assassinato con un colpo alla testa effettuato da un carabiniere il 14 novembre 2018, durante un’operazione di polizia nell’Araucanía, il sud del Cile. La sua morte ebbe rilevanza per le montature e l’intrico di false dichiarazioni fatte da agenti, funzionari e istituzioni governative.

Secondo la versione ufficiale, il giovane sarebbe stato abbattuto durante uno scontro armato con gli agenti. Nonostante ciò, un video venuto fuori durante le indagini dimostrò che questi spararono a Catrillanca alle spalle mentre guidava un trattore insieme ad un giovane di 15 anni. Allo stesso modo, le immagini stabilirono che non era armato né aveva scambiato parole con i carabinieri.

Nel gennaio 2021 sette persone furono condannate per l’assassinio del dirigente mapuche, tra loro Carlos Alarcón, con una pena di 16 anni da scontare per aver effettuato lo sparo che uccise il giovane mapuche (anche se apparentemente, mediante sotterfugi giudiziari, starebbero sul punto di liberarlo), Raúl Ávila, condannato a tre anni e un giorno di carcere, così come l’avvocato Cristián Inostroza, che ha ricevuto una pena di 300 giorni di carcere per aver ostacolato l’indagine.

Da Comitato Carlos Fonseca

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