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Censura nel carcere di Siano (Cz)

L’Associazione di Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il 12/2/2007 denuncia l’ennesima proroga della censura al compagno Claudio Latino detenuto nel carcere di Siano Catanzaro in regime Alta Sicurezza con decreto del Magistrato di Sorveglianza di CZ che testualmente recita:
Considerato che permangono concrete esigenze di salvaguardia dell’ordine e della sicurezza interna ed esterna al carcere, messe a rischio dai rapporti epistolari già oggetto di trattenimento – anche con ambienti e persone collegate con area terroristico-eversiva – da parte del detenuto…, già coinvolto in allarmante vicenda che lo ha visto in contatto con ristretto di origine araba, appartenente a gruppo estremista, e firmatario di testo di protesta, comparso pure su sito internet, rivolto contro il sistema carcerario “dell’imperialismo italiano”* e contro “provvedimento di censura della corrispondenza…”…proprio nei suoi confronti, poiché teneva corrispondenza con un “prigioniero antimperialista arabo” ristretto in altro penitenziario calabrese: testo che concludeva con il profferire minacce di “morte all’imperialismo italiano” in nome della “lotta contro il carcere dello stato imperialista italiano
Vogliamo solo brevemente ricordare i fatti che hanno portato alla richiesta di censura per dimostrare che essa serve sostanzialmente per tenere nascosto quello che succede nelle carceri italiane e impedire la possibile e giusta protesta dei prigionieri contro le condizioni disumane che vivono. E lo facciamo attraverso le stesse parole di alcuni prigionieri di Siano da un loro comunicato:
I fatti – 6 luglio 2010: pestaggio a sangue di un prigioniero arabo attuato da una squadretta di guardie agli ordini del comandante nella sezione AS2 del carcere di Rossano (CS). Una vera e propria trappola messa in atto in seguito a una lotta collettiva di sezione in merito alle condizioni di detenzione con obiettivi i quali il diritto ai colloqui con i familiari, l’uso del campo sportivo interno al carcere, la possibilità di detenere radioline o lettori CD, e di conservare alimenti in frigo. La lotta si era espressa nei giorni precedenti nelle forme dello sciopero della fame e di ripetute battiture.
2 agosto 2010: provvedimento di censura della corrispondenza disposto da un decreto del magistrato di sorveglianza di Catanzaro nei confronti di un militante comunista prigioniero nella sezione AS2 del carcere di Siano (CZ).
L’unica motivazione indicata nel decreto è che il prigioniero in questione era il destinatario di una lettera che non ha mai ricevuto perché trattenuta. Lettera spedita da un non precisato detenuto di un carcere calabrese con un contenuto che, a giudizio del magistrato, avrebbe potuto “fomentare manifestazioni di protesta nella casa circondariale di Siano”.
Due episodi che molto probabilmente sono collegati dal fatto che la lettera indicata nel provvedimento di censura proveniva proprio da Rossano dopo il pestaggio.”
Quindi il prigioniero Claudio Latino non poteva intrattenere nessuna corrispondenza visto che la lettera in questione era stata sequestrata e mai gli era stata consegnata. Facciamo osservare che la censura evidentemente è applicata ai prigionieri anche se non è regolarmente comunicata visto che quando è stata trattenuta la lettera il compagno Claudio non era sottoposto a tale provvedimento.
Questo episodio è uno dei tantissimi che continuamente accadono nelle carceri italiane dove la corrispondenza viene violata senza alcuna remora e spesso i prigionieri vengono minacciati quando ricevono materiali da associazioni e organismi di solidarietà e di lotta e viene detto loro che il materiale è “pericoloso” e per questo motivo non gli viene consegnato.
Nel caso in questione la “pericolosità” della lettera per i carcerieri era doppia visto che, oltre a svelare la barbarie del “trattamento” carcerario, proveniva da un prigioniero di guerra arabo e non sta bene di questi tempi far circolare notizie che confermano la semplice verità, cioè che l’Italia è in guerra e che nelle sue galere tiene rinchiusi antimperialisti arabi.
In proposito pensiamo che probabilmente anche noi o chi si pronuncia contro la guerra potrà subire “censure”. Diamo questo significato, infatti, alla citazione nel decreto del Magistrato di Sorveglianza della frase “profferire minacce di – morte all’imperialismo italiano -” visto che è stata estrapolata dallo slogan: “Morte all’imperialismo, solidarietà ai popoli!”. È uno slogan molto diffuso nel movimento contro la guerra. Il significato non può essere altro siccome è ridicolo pensare che si possa minacciare di morte addirittura l’imperialismo con uno slogan.
Come Parenti e Amici degli arrestati il 12/2/2007 facciamo appello a tutti i familiari dei detenuti perché denuncino gli episodi di sopraffazione che essi subiscono e protestino perché finisca la barbarie del carcere che arriva fino a “legalizzare” i pestaggi e anche gli omicidi.
Con profondo dolore ricordiamo che è di questi giorni la morte del compagno Luigi Fallico lasciato morire per mancanza di cure.

L’Associazione di Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il 12/2/2007

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