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Il capitalismo criminale, la holding mafiosa e la profezia di Giovanni Falcone

Follow the money, segui il denaro e troverai il Sistema. Quella intuizione dei suoi predecessori Giovanni Falcone la riuscì a trasformare in metodo: pagamenti, scambi di denaro, investimenti e – soprattutto – interconnessioni. Fu il primo a irrompere nei santuari inviolabili delle mafie: le banche.

di Tiziana Barillà

Potere e denaro. Potere per fare soldi, soldi per rafforzare il potere. In questi trent’anni la criminalità organizzata si è trasformata in una grande holding in grado di operare in ogni angolo del Paese e in ogni settore economico e finanziario.

Il business della criminalità organizzata è di circa 220 miliardi di euro l’anno: l’11% del Pil (stima 2021 Eurispes).

Soldi sporchi che provengono da estorsioni, traffico di armi, traffico di droga, insider trading, gioco d’azzardo illegale e altre attività illecite. Soldi sporchi ma appetitosi per l’establishment finanziario, perché con gli investimenti mafiosi guadagna pure chi aiuta a ripulire. Tant’è che secondo il Fondo monetario internazionale i fondi illegali potrebbero costituire dal 3% al 6% dell’economia mondiale.

Per gestire il fiume di miliardi, le mafie hanno bisogno del sistema bancario. E possono contare su un’ampia rete di banche (specie nei paradisi fiscali o nelle economie emergenti) poco scrupolose. In Italia nell’anno 2020 si sono registrate 113.187 operazioni sospette (stima Banca d’Italia) che riguardano attività di riciclaggio connesse alla criminalità organizzata, corruzione ed evasione fiscale.

Oggi, come e più di ieri, tra illegalità e riciclaggio per immettersi nell’economia legale, le mafie devastano la nostra economia, la nostra società, la nostra politica, le nostre istituzioni.

«La mafia non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli, maestri cantori, gente intimidita e ricattata che appartiene a tutti gli strati della società» lo ha scritto Giovanni Falcone nel suo libro “Cose di Cosa Nostra”.

Quel Giovanni Falcone rimpianto e celebrato da morto, lo stesso Giovanni Falcone ostacolato e denigrato da vivo. Il Giovanni Falcone che merita di essere ricordato senza retorica ipocrisia.

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