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Bologna: Arriva Renzi, la polizia carica ai cancelli della festa dell’Unità

In una città blindata (video) da polizia e carabinieri, il presidente del Consiglio Matteo Renzi è arrivato a Bologna per chiudere la Festa dell’Unità al parco della Montagnola. Ad attenderlo centinaia di manifestanti delle realtà bolognesi. I manifestanti hanno  scosso diverse volte il cancello dietro al quale ci sono i poliziotti. Improvvisamente è partita una violentissima carica, dalle prime notizie ci sono una donna con un braccio rotto all’altezza della spalla e un ragazzo con la testa rotta. Risultano inoltre due ragazze e un ragazzo fermati.

 

Non si sono spente le polemiche sulla gestione dell’ordine pubblico a Milano il 1 maggio e già un grave episodio pone nuovi interrogativi sul comportamento in piazza delle forze di polizia e sulle responsabilità nelle catene di comando preposte. Il diffuso malcontento di molte categorie sociali nei confronti del Governo si è espresso in contestazioni del premier in occasione del suo intervento alla Festa dell’Unità a Bologna, già ore prima blindata con cordoni di polizia e perquisizioni agli accessi. In un primo episodio militanti dei collettivi e dei sindacati di base pacificamente radunati di fronte all’accesso ai locali della festa, inopinatamente tenuti fuori dalla stessa (che pur si svolgeva in luogo pubblico) da cordoni di celerini in assetto antisommossa, hanno subito una carica del tutto a freddo e ingiustificata, lasciando a terra una ragazza con il volto sfondato e un’anziana signora con il braccio rotto.

Alcuni insegnanti precari e militanti di Rifondazione Comunista sono tuttavia riusciti lo stesso a introdursi alla spicciolata fino al comizio di Renzi, contestandolo a proposito dei danni al mondo della scuola che la riforma proposta dal Governo potrebbe causare, rischiando di aggiungersi alla lunga lista di tagli e “riforme” che negli ultimi anni hanno gravemente pregiudicato il funzionamento e la qualità delle nostre scuole.

Prontamente i contestatori sono stati placcati dal servizio d’ordine del PD, spintonati e insultati, a loro dire, con parole che di istituzionale e democratico hanno ben poco, del tipo “troia frustrata, da quanto non scopi?”: Ciò non ha impedito loro di guastare la festa al comizio di Renzi, che appare sempre più indispettito di misurarsi ovunque con contestatori: “Non saranno tre fischi a fermarci” e “non lasceremo la scuola soltanto in mano a chi urla” ha detto lo stesso, salvo dopo soffermarsi a incontrare alcuni degli insegnanti-contestatori, forse a cercare a rimediare alla pessima figura di squadra celere e servizio d’ordine interno.

Più o meno duri i commenti degli organizzatori della contestazione: Simone Gimona, segretario provinciale del PRC, stigmatizza le cariche e promette nuove contestazioni al Governo e al partito di maggioranza: “In un parco pubblico “occupato” dal Partito Democratico nel pieno centro della nostra città abbiamo conosciuto da vicino il suo nuovo servizio d’ordine: la celere”. “La distanza fra noi è rimasta immutata e non può essere certo accorciata da un colloquio” sottolinea dopo il colloqui con Renzi Giovanni Cocchi, uno degli insegnanti che ha partecipato all’incontro.

E’ inquietante constatare come gli spazi di espressione – e contestazione – democratica si vadano sempre più assottigliando a fronte di una politica di repressione dal manganello facile poco compatibile con il nostro ordinamenento costituzionale, come lo stesso PD non mancava di fare presente quando era all’opposizione, salvo poi mostrarsi allievo assai diligente dei suoi immediati predecessori al Governo. Viene lasciato al dissenso e alla disperazione sociale l’unico sfogo di fiammate disorganizzate e di corta durata – si pensi ai fatti di Milano – non in grado, per il momento, di mettere in discussione i rapporti di forza o di organizzare gli scontenti in modo continuativo. Una scelta quantomai dissennata anche per le stesse istituzioni che la mettono in atto, in un Paese del bacino Mediterraneo, dove tante volte negli ultimi anni si è visto come facilmente il riot disordinato possa trasformarsi in rivolta e sommossa generale se non lasciato esprimersi attraverso forme e istituzioni di mediazione e confronto politico.

Qui il video della carica.

Évariste Galois da AgoraVox