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Ankara e Teheran: stesso sbattere di manette per i dissidenti

Mentre in Turchia centinaia di persone venivano arrestate a seguito della giornata del Primo maggio, Teheran imprigionava una quindicina di militanti curdi

di Gianni Sartori

In questi giorni almeno quattordici (quelli accertati) militanti curdi sono stati arrestati dalle forze di sicurezza iraniane nella città di Oshnavieh (Azerbaijan occidentale) e in altri centri minori. Accusati di aver organizzato (o comunque di avervi partecipato) le iniziative del Newroz di quest’anno, venivano poi trasferiti in località sconosciute.

A operare gli arresti, i Servizi di intelligence del Corpo dei Guardiani della rivoluzione islamica.

Di alcuni arrestati si conosce l’identità: Yousef Haji Khosh, Rahim Rafati, Hesamoddin Mahmoudi, Fakhraddin Modarresi, Arman Ebrahimi, Ghafour Sheikh-Mohammadi, Omid Rashid-Pak, Salah Ghazi, Ako Ebrahimi, Mowloud Rousta, Hassan Rasouli, Jafar Rasouli, Mohammad Soltanpour e Hadi Lawa.

Quest’ultimo risulta essere un cantante che compone ed esegue canzoni in curdo.

Ghafour Sheikh-Mohammadi, Mohammad Soltanpour, Ako Ebrahimi e Jafar Rasouli sarebbero stati catturati il 30 aprile, mentre altri tre (Mowloud Rousta, Hesamoddin Mahmoudi e Hassan Rasouli) il Primo maggio.

Lo stesso giorno a Kona Ghala veniva perquisita l’abitazione di un esponente del Comitato esecutivo del Fronte unito curdo, Yousef Haji Khosh. L’uomo, prima dell’arresto, sarebbe stato picchiato duramente.

Salah Ghazi veniva arrestato il 2 maggio nel villaggio di Gundeh Vileh (nei pressi diOshnavieh). Nello stesso giorno finivano in manette Arman Ebrahimi, Rahim Rafati, Omid Rashid-Pak e Fakhraddin Modarresi.

Questo per l’Iran dove – ricordiamolo – le “forche della vergogna” rimangono in attività.

Del resto non è che in Turchia le cose procedano molto diversamente. E non solo per i curdi.

Almeno 65 persone (sempre e solo quelle accertate, ma la cifra risulta in difetto) sono state arrestate in Piazza Saraçhane (a Istanbul) nella Giornata dei Lavoratori. Con tempismo sospetto, soltanto dopo un paio di giorni (il 4 maggio), 52 degli arrestati venivano trascinati in tribunale e accusati di essersi “opposti alla Legge di Riunioni e Manifestazioni”, di “propaganda di organizzazione terroristica” e di “resistenza a pubblico ufficiale”.

Una quarantina (38 per la precisione) finivano direttamente in carcere il giorno stesso mentre per altri 14 si applicava la libertà vigilata.

Sempre il Primo Maggio, in un’altra piazza (la famosa Piazza Taksim) venivano arrestate circa 200 persone.

Nei giorni successivi la repressione di Ankara si abbatteva ulteriormente sugli esponenti del Partito dell’uguaglianza dei popoli e della democrazia (DEM).

In una nota del 7 maggio, si parla di una quindicina di persone appena arrestate nella provincia curda di Urfa (Riha). In particolare nella città omonima e nei distretti di Hewag (Bozova), Hilvan (Curnê Reş) e Wêranşar (Viranşehir).

Tra di loro, il responsabile di distretto del Partito DEM e alcuni membri del consiglio della gioventù. Non si conosce, al momento, quali siano le imputazioni nei loro confronti. D’altro canto è ormai ordinaria amministrazione l’accusa (in genere del tutto infondata, strumentale) di “terrorismo”. Consentendo così l’immediata consegna ai carcerieri delle persone inquisite. Fermo restando che la repressione colpisce ormai sistematicamente non solo i dissidenti curdi, ma gran parte degli oppositori. Siano essi militanti di sinistra, giornalisti indipendenti, musicisti, avvocati…

 

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